(ASI)- Sempre più defilati in Medio Oriente, gli Stati Uniti tornano a parlare di Siria per rilanciare la tregua finora fallita in Siria. Donald Trump ha preferito farlo al telefono con Angela Merkel ed Emmanuel Macron dallo studio ovale: «Non tollererò altre atrocità del regime di Bashar al-Assad», ha detto ai colleghi europei.
«Vanno fermati i bombardamenti contro i civili sulla Ghouta orientale e su russi e iraniani ricade la responsabilità di rilanciare la risoluzione 2041 del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, affinché si arrestino immediatamente le violenze. Non solo Siria. I leader europei hanno anche espresso preoccupazione per gli ultimi annunci di Vladimir Putin, che mina il suo rapporto con l’Occidente. Il presidente russo, anche per propaganda prima delle elezioni del 18 marzo, ha reso nota «Sarmat», la carta segreta che descrive la nuova corsa agli armamenti nucleari del Cremlino. Di base si tratta di un nuovo tipo di missile, intercettabile e quindi invincibile, capace di superare gli scudi spaziali statunitensi e di coprire rotte intercontinentali. Allo stesso tempo Putin aveva parlato della nuova leadership russa in Medio Oriente e sul rilancio dell’apparato militare di Mosca, «l’unico modo per garantire la sicurezza dei cittadini», ha detto. Una corsa agli armamenti che non riguarda più solo il leader nordcoreano Kim Jong-un, ma che coinvolge anche le grandi potenze.
Trump ha detto di occuparsene quanto prima, anche se al momento prevale la lotta sui dazi, in perfetta linea con la svolta isolazionista della Casa Bianca. I rivali però non rimarranno a guardare, come dimostrato. Il presidente cinese Xi Jinping ha sigillato il potere con la rimozione del limite dei due mandati. Una mossa autoritaria che dalla Florida ha raccolto l’opinione positiva del presidente americano: «È un grande, magari un giorno riuscirò a fare lo stesso».
Lorenzo Nicolao-Agenzia Stampa Italia