(ASI) Vi riportiamo l'ntervento del ministro Alfano al Consiglio Permanente dell’OSCE, organismo internazionale in cui l’Italia è stata eletta alla Presidenza di turno per il 2018. Dal 1° gennaio al 31 dicembre 2018, pertanto, il nostro Paese coordina il processo decisionale e definisce le priorità dell’attività dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa.
Signor Segretario Generale,
Signore e Signori Rappresentanti Permanenti,
Sono molto felice di intervenire oggi al Consiglio Permanente dell’OSCE per presentare le linee programmatiche della Presidenza italiana nel 2018.
Un ringraziamento speciale va alla Presidenza austriaca - al Cancelliere Sebastian Kurz e alla collega Karin Kneissl - per l’eccellente lavoro compiuto nell’anno che si è appena chiuso.
Siamo lieti di raccogliere il testimone dagli amici austriaci per proseguire nel medesimo impegno, con grande determinazione, consapevoli delle responsabilità e delle sfide che ci attendono.
Allo stesso tempo, siamo sicuri di poter contare sul sostegno di tutti gli Stati Partecipanti e dei Paesi Partner per continuare ad ampliare, insieme, l’orizzonte della cooperazione, con una crescente dose di fiducia reciproca e un dialogo sempre più profondo ed intenso.
“Dialogue, Ownership, Responsibility” è il motto che abbiamo scelto per la nostra Presidenza. Sono gli ingredienti che riteniamo fondamentali per rilanciare lo spirito di Helsinki nella sua formulazione più autentica. Quello spirito che il Primo Ministro italiano dell’epoca, Aldo Moro, definì “punto di passaggio verso il futuro”.
Oggi, confrontandoci senza ritrosie con la realtà, il nostro principale banco di prova è la ricerca di una soluzione alla crisi ucraina. Provocazioni reciproche hanno generato un clima che rischia di compromettere le misure di confidence building finora adottate dalle Parti. Un segnale negativo, in questo senso, è il congelamento delle attività del Joint Center for Control and Coordination (JCCC). Mentre, fra le poche eccezioni positive, c’è stato lo scambio di prigionieri del 27 dicembre, che consideriamo un gesto umanitario significativo. Naturalmente, il nostro auspicio è che possa contribuire a favorire un’inversione di tendenza, incoraggiando nuovi passi verso la piena applicazione degli Accordi di Minsk.
Come abbiamo sempre fatto in passato, sosterremo con tutte le nostre energie la Missione Speciale di Monitoraggio in Ucraina. Il suo lavoro - spesso in difficilissime condizioni di sicurezza - è cruciale per impedire una nuova e pericolosa escalation della crisi. Per questo, riteniamo che in primo luogo vada garantita la sicurezza degli osservatori, i quali devono essere messi in condizione di svolgere il proprio mandato e le proprie funzioni con il minor rischio possibile. Sia su questo punto, sia su come accrescere la volontà politica delle Parti vis-à-vis la Missione, vorremmo stimolare una più approfondita riflessione interna dell’OSCE.
Alcuni sostengono che il destino stesso dell’OSCE sia legato a quello della Missione Speciale di Monitoraggio in Ucraina. È forse un’affermazione volutamente enfatizzata. Ma sicuramente il ruolo della Missione è un test fondamentale per la credibilità della nostra Organizzazione.
Siamo inoltre convinti che sia importante intensificare gli sforzi negoziali nel quadro del Formato Normandia e del Gruppo Trilaterale di Contatto. In quest’ultimo ambito, per esempio, è vitale riavviare le discussioni in materia umanitaria, favorendo l’accesso nelle aree di conflitto alle organizzazioni umanitarie e alle ONG impegnate in programmi di assistenza.
E’ mia intenzione effettuare una missione in Ucraina e nella Federazione Russa dal 30 gennaio al 1 febbraio. Per cui, considero le discussioni di oggi utili alla preparazione di questa missione e vi ringrazio in anticipo per le vostre osservazioni.
Guardando oltre la crisi ucraina, la nostra attenzione rimarrà alta e inalterata su tutti i principali conflitti protratti.
In Transnistria, il 2017 si è concluso con una dinamica positiva e incoraggiante, grazie al raggiungimento di significative intese, a cominciare da quella per la riapertura - dopo lunghi anni - del ponte sul fiume Nistro. Questi sviluppi ci indicano che questo potrebbe essere un momento cruciale per la risoluzione della crisi. Il mio apprezzamento va alle Parti e agli attori del formato “5+2”. Ma vorrei anche assicurarvi che l’Italia proseguirà su questo tracciato per cercare di compiere ulteriori passi in avanti.
Sulla Georgia, sosterremo le discussioni internazionali di Ginevra e siamo pronti a favorire il dialogo anche con iniziative informali, ove ne ricorrano i presupposti. Mentre sul Nagorno-Karabakh appoggeremo il lavoro dei Co-Presidenti del Gruppo di Minsk per una soluzione definitiva e condivisa del conflitto.
Contemporaneamente, intendiamo dare maggiore centralità alle molteplici sfide provenienti dal Mediterraneo. Si tratta di rivitalizzare un’intuizione che fu dei nostri padri fondatori, i quali riconobbero, già nell’Atto Finale di Helsinki, l’indivisibilità della sicurezza euro-mediterranea e il fatto che la dimensione mediterranea fosse complementare e non alternativa a quella euro-asiatica. L’una rafforza l’altra. Visto su un planisfero il Mediterraneo sembra un lago. Ma la partita che si gioca in questo piccolo mare non è regionale. E’ globale. Buona parte della sicurezza e della prosperità mondiali dipendono dalle dinamiche mediterranee. E quindi anche dalla capacità dell’OSCE e dei suoi Paesi membri di dialogare proficuamente e di cooperare intensamente con i Paesi Partner della sponda Sud del Mediterraneo.
Per questo abbiamo voluto che la nostra Presidenza dell’OSCE fosse anticipata dalla Conferenza Mediterranea di Palermo (24-25 ottobre) e dall’irradiarsi dello “Spirito di Palermo”: ovvero dalla capacità di costruire un autentico partenariato tra i 57 Paesi dell’OSCE e i Paesi del Mediterraneo, in particolare su tre elementi cruciali:
1. Più dialogo politico, fondato su responsabilità condivisa e solidarietà diffusa in relazione a tutte le nostre principali sfide comuni; 2. più concrete collaborazioni a livello di sicurezza, per il controllo delle rotte migratorie, anche alla luce del rischio del possibile rientro in Europa dei Foreign Fighters, dopo la sconfitta militare di Daesh in Iraq e in Siria; 3. più investimenti anche in cultura, per ridurre la pericolosa faglia apertasi nel Mediterraneo, nella quale proliferano fanatismo, estremismo violento e terrorismo.
Il valore aggiunto del Partenariato mediterraneo sta nella ricerca della “cooperazione pratica”, riscoprendo la vocazione dell’Organizzazione come piattaforma multilaterale plurale ed inclusiva; e la sua funzione di costruttrice di ponti. Se lo “spirito di Helsinki”, 40 anni fa, ispirò il riavvicinamento fra Est e Ovest del mondo in un periodo di guerra fredda. Lo “spirito di Palermo”, oggi, alimenta e rafforza il dialogo per la pace e per la sicurezza nel Mediterraneo.
La stessa crisi migratoria sarebbe irrisolvibile senza la più ampia condivisione di responsabilità e di solidarietà internazionali. Perché, come sappiamo, è un fenomeno globale destinato a durare per molti anni e che potrà essere gestito soltanto attraverso il più autentico spirito multilaterale, tendendo la mano verso i nostri Partner mediterranei.
Affrontare il tema dell’immigrazione significa anche gestire l’integrazione. Su questo volet intendiamo mantenere una stretta collaborazione con l’Alto Commissario OSCE per le minoranze nazionali, l’Ambasciatore Lamberto Zannier. E – naturalmente – con la Presidenza slovacca che ci è succeduta alla guida del Gruppo di Contatto Mediterraneo, alla quale formulo sin d’ora gli auguri di pieno successo.
Caro Segretario Generale,
Cari Rappresentanti Permanenti,
La Presidenza italiana non risparmierà alcuno sforzo per rafforzare le tre dimensioni su cui si fonda il concetto di “sicurezza comprensiva” della nostra Organizzazione, in costante dialogo con tutti voi, con l’Assemblea Parlamentare e con le Istituzioni Autonome. Ma ricordo, al contempo, che per perseguire obiettivi concreti e duraturi è necessario il contributo responsabile di tutti gli Stati Partecipanti. Per poter funzionare, l’OSCE deve poter disporre di risorse adeguate, certe e prevedibili, che possono essere garantite solo da una tempestiva approvazione del Bilancio unificato 2018.
Nella dimensione politico-militare, contiamo sulla volontà politica degli Stati Partecipanti di perseguire con determinazione un rilancio della logica della sicurezza cooperativa. E’ nostro dovere riaffermare gli strumenti di sicurezza cooperativa per ridurre al minimo i rischi di fraintendimenti, alimentando fiducia, trasparenza, prevedibilità e moderazione; con l’obiettivo di conseguire risultati concreti anche nel campo del controllo degli armamenti convenzionali.
La Presidenza italiana farà inoltre del suo meglio per dare nuovo impulso al dialogo strutturato, che a distanza di un anno dal suo avvio ha già conseguito un risultato importante: ovvero la capacità di mantenere una interlocuzione franca e di sostanza anche su temi controversi.
Dedicheremo poi particolare attenzione alle minacce transnazionali, un ambito in cui l’approfondimento della collaborazione con i Partner, mediterranei e asiatici, è cruciale: dalla lotta al terrorismo; alla radicalizzazione, con focus sul contrasto all’uso di internet da parte dei gruppi terroristici; alla sicurezza cibernetica; e al contrasto ai traffici illeciti (di armi, di droghe, di beni culturali, di rifiuti pericolosi e anche di fauna selvatica). Attribuiamo la massima importanza all'individuazione e all'indebolimento dei legami tra terrorismo e attività criminali. Vogliamo promuovere un approccio olistico alla lotta contro il terrorismo, che implica la protezione dei diritti umani e delle libertà fondamentali, nonché l’investimento nell'istruzione e nella cultura, con grande attenzione verso le donne e i giovani.
Lotteremo anche contro la corruzione in tutte le sue forme. Perché la corruzione corrode lo stato di diritto e - minando il rapporto di fiducia tra lo Stato e i cittadini - minaccia la democrazia e la sicurezza; nonché la stabilità e la competitività del sistema economico.
Nella dimensione economico-ambientale, puntiamo a rafforzare il dialogo su crescita, innovazione, capitale umano, buon governo e transizione energetica verde. Il filo conduttore che lega le nostre iniziative è sintetizzato nell’obiettivo, per noi prioritario, di “Ridurre il divario di disuguaglianza attraverso una leadership responsabile”, perché consideriamo la questione delle disuguaglianze al cuore dello sviluppo equo e sostenibile. Per esempio, ci dedicheremo all'attuazione del Piano d'azione sulla parità di genere dell'OSCE e a rafforzare il nostro impegno per combattere tutte le forme di violenza contro le donne.
Rimane, infine, la dimensione umana. La nostra storia comune ci ha insegnato che il rispetto dei diritti, delle libertà fondamentali e dello stato di diritto sono principi legati in maniera inscindibile alla nostra sicurezza. La tutela della dignità umana è il nostro più grande bene comune. E così vorremmo proporre agli Stati Partecipanti di dare maggiore attenzione, nel 2018, al contrasto al traffico di essere umani e alla tutela dei diritti delle vittime, soprattutto donne, bambini e minori non accompagnati.
Ugualmente, intendiamo dedicare maggiori sforzi al contrasto ad ogni forma di razzismo, xenofobia, discriminazione e intolleranza. Non è un caso che uno dei primi, importanti appuntamenti del nostro calendario sarà la Conferenza internazionale sulla lotta all’antisemitismo nell’area OSCE (Roma, 29 gennaio). Confido quindi nella più ampia partecipazione dei vostri Paesi a questo evento. Se i diritti fondamentali sono protetti attraverso il sistema legale e nella vita di tutti i giorni, senza eccezioni e senza discriminazioni, si afferma lo stato di diritto e la sicurezza è garantita. Se non esiste tale protezione, i conflitti si moltiplicano e può sorgere instabilità sociale e politica.
Signor Segretario Generale,
Signore e Signori Rappresentanti Permanenti,
L’Italia è orgogliosa di assumere la Presidenza 2018 e di iniziare il lavoro con tutti voi, Rappresentanti dei Paesi Partecipanti e dei Partner. Crediamo nel successo dell’OSCE, perché in questa Organizzazione siamo uniti da una storia comune; da un impulso comune di pace rispetto ad ogni minaccia; e da un profondo desiderio di cooperazione.
Ecco, il mio auspicio è che questo profondo e prezioso legame di unità tra tutti gli Stati Partecipanti ci aiuti a consolidare, quest’anno, il nostro impegno comune per la stabilità e per la sicurezza del nostro grande spazio di libertà dell’OSCE.
Consentitemi di concludere augurando ancora a tutti un felice anno nuovo.
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