(ASI) Corea del Nord- Un volo di 53 minuti arrivando a toccare i 4mila chilometri di altezza, lungo una traiettoria che nel cielo può coprirne 13mila. È il nuovo record stabilito dai missili di Pyongyang, l’ultimo gioiellino di Kim Jong Un, che sarebbe in grado di trasportare sia una testata nucleare, sia una bomba a idrogeno. Il missile intercontinentale nordcoreano, lanciato il 29 novembre, dopo 75 giorni di apparente inattività dall’ultimo test, minaccia gli Stati Uniti con una gittata che potrebbe colpire qualsiasi città americana e mette in allarme la Sud Corea.
«Ora siamo davvero una potenza nucleare», ha detto un portavoce del presidente Kim, «ma responsabile», ha specificato, «perché Pyongyang sta lavorando per ottenere la propria credibilità internazionale. Il programma nucleare serve solo a difendersi da un possibile attacco statunitense. L’arsenale atomico è necessario per essere rispettati nel palcoscenico internazionale».
Un progetto che cresce di giorno in giorno, proporzionalmente alla minaccia che esercita sulla Sud Corea e sulla Casa Bianca. Mentre a Seul studiano un piano antimissilistico, Donald Trump ha promesso che «se ne occuperà presto». Gli ha fatto eco il segretario di Stato Rex Tillerson, in questo momento non proprio in buoni rapporti con il presidente, ma convinto che la via diplomatica possa essere ancora perseguita prima di un’azione bellica.
Andrei Lankov, docente di San Pietroburgo e firma di Nknews, sito di informazione online sulla Nord Corea, è certo che Kim non farà marcia indietro di fronte a qualsiasi tipo di avvertimento statunitense. «Il piano nucleare è per Pyongyang un obiettivo per il quale il governo non si fermerà davanti a nulla. Una condizione che non lascia spazio a nessun compromesso».
Questo era il ventesimo test nucleare dall’inizio del 2017, il terzo di carattere intercontinentale. Il missile è stato avvistato anche da due aerei di Seul diretti negli Usa, complice l’altezza che un razzo di Pyongyang non aveva mai raggiunto prima. La minaccia ha portato il Pentagono a studiare uno scudo antimissilistico, se il piano bellico di Kim crescerà ancora con questo ritmo. «Non si tratta di alcuna minaccia», continua a specificare l’agenzia di stampa del regime asiatico. Il resto del mondo però non rinuncia alla diffidenza e si prepara a reagire. Se un piano d’attacco è ancora irreale, almeno quello difensivo deve essere messo a punto in breve tempo, qualora gli ultimi tentativi della diplomazia dovessero fallire. Finora le sanzioni economiche non sono servite a molto.
Lorenzo Nicolao - Agenzia Stampa Italia