(ASI) “C’è qualcuno in grado di risolvere il puzzle europeo?” E’ l’interrogativo al quale “Longitude” la rivista, diretta da Pialuisa Bianco, nel suo numero di maggio dedicato alla “stato dell’Unione europea”, cerca, con una serie di analisi, di dare una risposta. Nella rivista un editoriale del Ministro Franco Frattini che fa il punto sulle novità strategiche proposte dalle rivoluzioni nel mondo arabo.
“I crepitii all’interno dell’Unione – secondo quanto afferma Bianco- devono essere presi in seria considerazione. C’è una crisi interna, mentre tutti lamentano l’insorgenza di interessi nazionali che appaiono divergenti rispetto all’interesse comune. Si tratta di un’analisi molto superficiale – sottolinea Bianco - che riguarda gli effetti e non la causa: la dinamica politica di tutti i tempi è fondata sugli interessi nazionali che non sempre convergono. In realtà nell’Unione, dove persino a livello istituzionale esiste un doppio standard, non è stata trovata una sintesi politica perché c’è un’incapacità’ diffusa a trovare il “fulcro”, ossia un punto di equilibrio. Tra le ragioni storiche che spiegherebbero questa ‘incapacità’ ce n’è una individuabile nell’emergere della disarmonia interna a ciascuno dei paesi europei. In particolare sono i paesi del Vecchio Continente che soffrono di una crisi del sistema democratico dal quale ciascuna leadership trae linfa mentre la conseguenza di tale crisi è l’incapacità di smuovere le coscienze civili, l’incapacità di incanalare le spinte contrastanti, di arrivare ad una sintesi politica. Scricchiola anche il sistema dei partiti, almeno nella configurazione dei tradizionali ‘grandi blocchi’, che hanno rappresentato l’architrave della configurazione politica dei nostri Paesi. C’e’ in essere una sorta di scomposizione dei vari assetti politici il cui caso emblematico è rappresentato dalla Finlandia”. Di qui, l’invito della Bianco “ad una profonda riflessione” su questi temi politico-istituzionali che fanno da sfondo alle analisi sullo “stato dell’Unione”. Espressione delle “divergenze europee” l’intervento in Libia, la questione dell’immigrazione, e gli scompensi nell’area dell’euro legati al debito pubblico e più in generale la politica estera. In quest’ambito assume un ruolo particolare la leadership. L’obiettivo è puntato su quella “costruita” dal Presidente francese Nicolas Sarkozy. Infine un analista americano spiega “a che cosa pensa Obama quando sente la parola Europa”. E la risposta – a suo giudizio - è che l’attuale Presidente degli Stati Uniti non ha una “particolare propensione” verso i Paesi europei che hanno “molta propensione” verso Obama, non ricambiata.
L’argomento centrale sullo “stato dell’Unione” è accompagnato da alcuni spunti di analisi sulla questione del nucleare, dopo Fukushima: la cooperazione in termini di costi economici ed un raffronto con la crisi petrolifera degli Anni ’70 ; un particolare riferimento alle prospettive della produzione di gas in Europa. Infine “Le paure di Israele”: un approfondimento sui rischi strategici dell’attuale situazione in Israele ed una disamina delle rivoluzioni arabe tra ‘pro’ e ‘contro’.