Il presidente turco alimenta le tensioni con l'Europa prima del referendum di Ankara
(ASI) Ankara - Recep Tayyip Erdogan appare inarrestabile. Dopo gli incidenti diplomatici con l'Olanda e la vittoria di Mark Rutte che ha frenato i populisti europei, il presidente turco torna all'attacco per minacciare il continente. «Non vi dico di fare tre figli, ma cinque!», esortando i cittadini turchi e chiedendo alle famiglie presenti in Europa di darsi da fare. «Faccio un appello ai miei fratelli: vivete in case migliori, comprate auto migliori, frequentate i quartieri migliori. Voi siete il futuro dell'Europa, la risposta migliore all'ingiustizia che avete subito». E' un entusiasmo tutto made in Erdogan che il presidente vuole trasmettere ai cittadini e un monito che vuole lanciare all'Unione Europea.
La sua campagna politica riguarda ora il referendum del prossimo 16 aprile, quello che trasformerebbe la Turchia in una repubblica presidenziale. Ciò equivarrebbe a Erdogan presidente per altri due mandati, almeno fino al 2029. Sarà così capo dell'esecutivo, potrà nominare i giudici, sciogliere le camere e decretare lo stato d'emergenza nel Paese.
Le opposizioni temono la deriva autoritaria, ma lo scontro con l'Olanda, che aveva negato l'accesso ai suoi ministri, sta giovando al consenso per il presidente. I toni duri sono così una spinta che alimenta nel tensioni nel Bosforo e sul confine europeo sudorientale. Già qualche settimana fa Erdogan aveva minacciato di stracciare il patto con l'Ue sui migranti e adesso la "bomba demografica" annunciata, per quanto paradossale, è un invito a ulteriori conflitti diplomatici.
Intervistato dal quotidiano tedesco Der Spiegel, il ministro degli affari esteri tedesco Sigmar Gabriel ha definito la Turchia «lontanissima dall'Europa» e le politiche di Ankara «ostili a un partenariato privilegiato, quello di cui potrebbe godere il Regno Unito nel post Brexit, modello nel lungo termine anche per la Turchia stessa».
Tutto questo però appare improbabile, almeno fino a quando per Erdogan l'Europa resterà «un continente di razzisti e fascisti». Senza ignorare il fatto che tanto odio non farà che alimentare la pancia populista dell'Ue, materializzando ciò che crede il presidente turco.
Lorenzo Nicolao - Agenzia Stampa Italia