(ASI) Amsterdam – Successo per l’olandese Geert Wilders, ma non vince. Nelle elezioni legislative dei Paesi Bassi di mercoledì 15 marzo, il leader del partito di destra populista e anti-Unione Europea “Partij voor de Vrijheid, PVV” (Partito per la Libertà) perde fermandosi al 13% dei consensi e guadagnando 20 seggi – 5 in più delle precedenti elezioni – agli “Stati generali”, il nome del Parlamento nel Regno dei Paesi Bassi.
A vincere, anche se perdendo molto del suo vecchio consenso popolare, è il centrodestra filo-europeista del “Volkspartij voor Vrijheid en Democratie, VVD” (Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia) con il 21,2% e con 33 seggi (10 in meno rispetto alle scorse elezioni), riconfermando così il suo leader Mark Rutte Primo Ministro.
Il secondo posto, dunque, spetta a Wilders in queste combattute elezioni olandesi. Dopo di lui, arrivano terzi a pari merito i democristiani di “Christen-Democratisch Appèl – CDA” (Appello Cristiano Democratico) e i progressisti di “Democraten 66, D66” (Democratici 66), per entrambi 19 seggi e con il 12% dei voti. Crollo per i laburisti di “Partij van de Arbeid, PvdA” (Partito del Lavoro), che dai 29 seggi delle precedenti elezioni del 2012 passano ora a 9 seggi. Grande sorpresa si rivela il verde Jesse Klaver, che al suo partito “GroenLinks, GL” (Sinistra Verde), d’ispirazione ambientalista progressista cosmopolita e filo-UE, fa fare un netto balzo in avanti passando dal 2% del 2012 all’attuale 9% con ben 14 seggi al Parlamento. Ma i risultati e le percentuali precise di queste elezioni, non si avranno prima del pomeriggio del 16 marzo.
Come detto, elezioni seriamente combattute queste che hanno visto la partecipazione al voto dell’82% degli aventi diritto. Infatti le elezioni dei Paesi Bassi, arrivano sulla scia delle pesanti sconfitte che ha subito l’Unione Europea negli ultimi tempi, con prima su tutte la Brexit. Anche quelle olandesi potevano trasformarsi in uno pseudo-referendum per l’uscita dei Paesi Bassi dal consesso dell’UE, se avesse vinto Geert Wilders. Ma il Partito per la Libertà, anche se a Bruxelles è alleato del Front National di Marine Le Pen e della Lega Nord di Matteo Salvini, non può essere paragonato sic et simpliciter agli altri movimenti o partiti nazionalisti presenti in Europa. Wilders stesso non può essere tacciato di “Fascismo”, infatti si è sempre attestato su posizioni liberali di stampo “nazionale”. Un “liberale nazionale”, il politico olandese, che ha iniziato la sua carriera politica nel partito del Premier riconfermato, il Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia, distaccandosene poi quando questi si spostò totalmente su posizioni europeiste. Conservatore, patriottico, liberale e contro l’Unione Europea, ecco le principali caratteristiche del Partito per la Libertà che lo rendono molto distante dalle posizioni si nazionaliste, ma anche profondamente “sociali” tipiche dei movimenti nazionalisti europei come il francese FN. Anche sull’immigrazione, il partito di Wilders ha delle rivendicazioni differenti rispetto i nazionalisti d’Europa. Per l’olandese non esistono letture che sentenziano il fenomeno immigratorio come un processo volto a minare le identità dei popoli europei e mezzo del capitalismo globalista per distruggere la forza contrattuale dei lavoratori del “Vecchio Continente” tramite l’immissione di una forza lavoro allogena che richiede costi e soprattutto salari irrisori. Wilders sventola, semplicemente, il “problema mussulmano” come un pesante ostacolo alla tranquillità ed alla sicurezza delle genti dei Paesi Bassi, equiparando addirittura il Corano, testo sacro dell’Islam, al Mein Kampf di Adolf Hitler. Nel contesto geopolitico il politico “biondo platino”, si differenzia ulteriormente dalla maggior parte dei suoi alleati europei: si schiera a difesa dell’Alleanza Atlantica, ovvero la NATO, e si dichiara alleato dello Stato d’Israele, deviando completamente dalla tradizione del nazionalismo sociale europeo anti-NATO e più o meno – anche se su quest’ultimo punto non tutti i nazionalisti europei convengono – critica nei confronti d’Israele. Dunque un Geert Wilders molto più simile ad un Nigel Farage inglese, e come quest’ultimo – in ultima istanza – “antifascista”: proprio perché a differenza di alcuni – e si tiene a precisare ancora “alcuni”! – nazionalisti europei suoi alleati, che loro sì potrebbero avere delle radici in degli intendimenti che erano alla base di quel “Fenomeno Europeo” (parafrasando il titolo di un fondamentale libro dello studioso e pensatore Adriano Romualdi) che fu il Fascismo negli anni 30 del 900, Geert Wilders per le sue tematiche e visione del mondo si può tranquillamente annoverare tra gli antifascisti, di marca liberale, patriottica, conservatrice, ma pur sempre antifascista. A conferma del suo carattere antifascista, vi è anche il giudizio che Wilders diede ai leghisti italiani, prima di divenirci alleato, definendoli “Mussolini d’Italia”. Dunque bisognerebbe chiedersi come mai un politico del genere si trovi al Parlamento europeo in quel gruppo “Europa delle Nazioni e della Libertà” dove siedono anche coloro che più volte nella loro storia sono stati – o sono stati accusati di essere – in “odore di Fascismo”? Forse è perché Wilders con essi condivide l’accesa ed agguerrita critica all’Unione Europea, ed è più interessato a rappresentare un sicuro contrasto all’UE piuttosto che condividere l’anti-europeismo spesso “borderline” di Farage e del Movimento 5 Stelle.
Ma il “populista” liberale nazionale Wilders ha perso, e nell’Unione Europea in molti hanno tirato un sospiro di sollievo. Jean-Claude Juncker, Presidente della Commissione europea, in una telefonata di congratulazioni fatta a Mark Rutte, ha parlato di un “voto per l'Europa e contro gli estremisti”. Per il Presidente francese Francois Hollande le elezioni olandesi sono una “chiara vittoria contro l'estremismo”. “I valori – prosegue Hollande – dell'apertura, del rispetto per gli altri e la fede nel futuro dell'Europa sono l'unica vera risposta agli impulsi nazionalisti e agli isolazionismi che stanno scuotendo il mondo”. Mentre su Twitter Martin Schulz, ex Presidente del Parlamento europeo e candidato alla Cancelleria tedesca per il “Sozialdemokratische Partei Deutschlands, SPD” (Partito Socialdemocratico di Germania), ha scritto "Geert Wilders non poteva vincere le elezioni in Olanda. Sono sollevato. Ma dobbiamo continuare a combattere per un'Europa aperta e libera". Felice per il risultato olandese è inoltre il Primo Ministro italiano Paolo Gentiloni, che affidando un su commento a Twitter scive "No Nexit. La destra anti-Ue ha perso le elezioni in Olanda. Impegno comune per cambiare e rilanciare l'Unione".
Dal canto suo il leader populista Wilders festeggia comunque l’ottimo risultato. E sulla sua pagina di Twitter, in uno dei sui primi commenti ai risultati delle elezioni, ha scritto “Abbiamo guadagnato seggi, il primo obiettivo è raggiunto. E Rutte non si è sbarazzato di me!”
Federico Pulcinelli – Agenzia Stampa Italia