(ASI) Domenica prossima, il 19 febbraio, Ecuador al voto per eleggere il nuovo presidente; otto i candidati in lizza anche se il favorito appare l’ex secondo del presidente uscente Rafael Correa, al potere dal 2007, ovvero Lenin Moreno.
La campagna elettorale nel paese indio-latino si è chiusa ieri con i candidati che per l’ultimo discorso agli elettori hanno scelto le città di Quito e Guayaquil.
Tutti i sondaggi, anche se con dati molto diversi tra loro, danno Moreno in vantaggio anche se non appare in grado di raggiungere subito il 50% più uno dei voti e quindi appare molto probabile che il paese vada al ballottaggio. Due i candidati che sembrano sfidarsi per arrivare al ballottaggio con Moreno, Guillermo Lasso, leader della destra neolibersita del Creo e già sfidante di Correa, e l’avvocato Cynthia Viteri.
Sull’elezione pesa ovviamente l’ombra di Correa che nei 10 anni passati al potere al permesso al proprio paese di crescere notevolmente, circa un mese fa l’Ecuador ha perfino ottenuto la presidenza del G77, il più numeroso gruppo presente nel Palazzo di vetro.
A favorire Moreno potrebbe essere anche la divisione con cui si presenta la destra, senza poi considerare che su Lasso pesano le accuse di evasione fiscale emerse a seguito dello scandalo dei Panama Papers, divenuta forse la base per la sua proposta di un drastico taglio delle tasse.
Tra i temi che hanno caratterizzato la campagna elettorale quello relativo alla dollarizzazione del paese. Il dollaro statunitense è infatti stato adottato come divisa nazionale nel 2000 a causa di una grave finanziaria dall’ex presidente Guastavo Noboa.
Dopo anni di crescita lo scorso anno il Prodotto interno lordo (Pil) ha avuto una contrazione del 2%; la discesa del prezzo del petrolio inoltre ha penalizzato ulteriormente l’economia del paese determinando un aumento della disoccupazione.
La mancanza di flessibilità valutaria che la dollarizzazione determina ha sollevato alcune polemiche all’interno dell’opinione pubblica ecuadoregna, sebbene tutti i candidati siano concordi nel dire che, nonostante i difetti, essa abbia garantito la stabilità necessaria per evitare il tracollo dell’economia.
Fabrizio Di Ernesto - Agenzia Stampa Italia