Wuzhen. Si chiude la 3a World Internet Conference nel segno dell'innovazione

501718624(ASI) Si è chiusa venerdì scorso a Wuzhen, piccolo ma importantissimo centro storico nella provincia cinese dello Zhejiang, la 3a edizione della World Internet Conference, focalizzata sul tema "Lo Sviluppo di Internet attraverso l'Innovazione per il Bene Generale". L'evento costituisce un appuntamento che va consolidandosi col passare degli anni, ottenendo un'eco internazionale sempre più estesa, non solo in Asia ma anche in Occidente.

Il cyberspazio e le sue declinazioni occupano molte pagine all'interno dell'agenda di sviluppo cinese, gli utenti connessi nel Paese asiatico aumentano di anno in anno così come cresce l'offerta interna di social network, in particolare microblogging (soltanto Weibo conta oltre 600 milioni di iscritti), di programmi di messaggistica istantanea (WeChat, dove è possibile anche pubblicare contenuti, ha raggiunto 1,1 miliardi di account registrati e 818 milioni di utenti attivi ogni mese) e delle piattaforme e-commerce, veri e propri veicoli di investimento ad altissimo livello, come dimostra il caso di Alibaba, il gigante mondiale del settore creato dall'imprenditore cinese Jack Ma.

Internet, tuttavia, coinvolge anche la sfera della sicurezza. Com'è noto, sulla rete viaggiano miliardi di dati tra immagini, testi, video e audio rendendo sempre più complesso il lavoro di chi è chiamato a tutelare gli utenti e i loro dati sensibili e a garantire il rispetto della legge in rete. Da anni se ne parla con insistenza in tutto il mondo per tante vicende specifiche, in un serrato confronto generale, non privo di polemiche e accuse incrociate, tra chi invoca una sempre maggiore estensione delle libertà individuali in rete e chi invece, più prudentemente, fa appello alla responsabilizzazione di Internet, sino ad ipotizzare la compilazione di una vera e propria legislazione internazionale in grado di porre limiti e paletti rispetto alla possibilità di pubblicare qualsiasi contenuto on-line.

Il dibattito investe gli utenti, sia individuali che aziendali, le istituzioni e ovviamente i mass-media, che da tempo fondano sull'utilizzo della rete una parte consistente, quando non addirittura esclusiva, della loro attività di informazione. Come da consuetudine, il vertice di Wuzhen cerca di ampliare il confronto proprio su discussioni che sembrano ancora scarsamente recepite dall'opinione pubblica internazionale, sebbene - stando ai dati pubblicati da We Are Social nel gennaio 2016 - nel mondo 3,42 miliardi di persone (di cui 1,66 miliardi nella regione Asia-Pacifico) usino Internet e, fra questi, ben 2,3 miliardi (di cui 1,21 miliardi nella regione Asia-Pacifico) siano fruitori attivi di social media.

A tutto ciò dobbiamo poi aggiungere i 3,8 miliardi di utenti unici di telefonia mobile che utilizzano correntemente i loro cellulari, diventati ormai veri e propri dispositivi di connessione al punto che, fra tutti gli utenti, circa 2 miliardi sono attivi fruitori di applicazioni mobili. In particolare, tra il 2009 e il 2016 il numero di utenze nel mondo che accedono da dispositivi mobili è aumentato del 39,3% suggerendo che in molti Paesi in via di rapido sviluppo, essendo Internet arrivato più di recente, proprio negli anni dell'esplosione commerciale degli smartphone, l'acquisto del cellulare possa essersi reso più conveniente ed agevole rispetto a quello del tradizionale computer da scrivania. Il dato del volume di connessioni mobili raggiunte nella regione Asia-Pacifico, pari a 3,86 miliardi, ci fornisce un'altra indicazione rilevante in questo senso.

Da Hangzhou a Wuzhen, Internet come strumento economico

Secondo quanto emerso durante il summit di Wuzhen, le opportunità create dalla digitalizzazione hanno dato impulso a «nuove trasformazioni nei mezzi e nei metodi della produzione, creando nuovi spazi per le persone, estendendo la governance a nuovi ambiti e migliorando esponenzialmente le possibilità umane di esplorare e modificare il mondo». Nel corso degli ultimi anni, le infrastrutture della rete si sono estese in modo notevole nel pianeta. Secondo i dati del WIC summit, «attualmente il 95% della popolazione mondiale risiede in aree coperte da operatori di telefonia mobile». Si stima inoltre che entro la fine di quest'anno, in totale ci saranno 884 milioni di utenti a banda larga fissi e 3,6 miliardi di utenti a banda larga mobili.

Il tema dell'economia digitale era emerso con forza già durante i lavori di discussione del G20, ospitato proprio in Cina quest'anno, per concludersi lo scorso settembre col vertice dei capi di governo, durante il quale era stata lanciata l'Iniziativa G20 per lo Sviluppo dell'Economia Digitale e la Cooperazione, una vera e propria tabella di marcia della digitalizzazione. A questo proposito, il documento conclusivo del WIC summit recita: «L'economia mondiale sta accelerando il suo passaggio verso tipologie di attività basate sulle tecnologie di informazione e comunicazione [ICT, ndt]. Le imprese ICT e le start-up di rete innovative stanno costruendo ingegnosi modelli di business nei campi dell'e-commerce, della tecnologia finanziaria, dei media on-line, del trasferimento digitale e così via».

In particolare, nell'ambito dell'e-commerce - quello evidentemente di più rapido e immediato successo - Internet sta incrementando in modo impressionante la vendita all'estero di beni e servizi, consentendo a molti consumatori e aziende di superare gli ostacoli e le barriere. Secondo i dati diffusi dagli organizzatori del WIC summit, alla fine di quest'anno il valore al dettaglio dell'e-commerce globale avrà raggiunto un volume complessivo pari a 1.900 miliardi di dollari.

Un altro dei punti salienti dell'Hangzhou Consensus riguardava esattamente la necessità di integrare le opportunità offerte dalla connettività con i processi produttivi e infrastrutturali secondo il paradigma di innovazione della cosiddetta Industria 4.0, cui è strettamente correlato il processo di sviluppo del cloud computing. «Il mercato globale del cloud computing - annota il documento finale del WIC summit - è atteso in crescita del 22% all'anno nel periodo 2016-2020 e quello della gestione/elaborazione dei grandi dati dovrebbe espandersi da quota 140 miliari di dollari, raggiunta nel 2015, a quota 1.030 miliardi di dollari nel 2020».

Al «nuovo mercato» del cloud computing e ai sistemi Big Data, si stanno inoltre affiancando lo sviluppo dell'intelligenza artificiale e dell'Internet of Things, ossia lo studio delle potenzialità racchiuse nella connettività tra oggetti "in comunicazione" tra loro. La progettazione delle smart city, i nuovi centri residenziali intelligenti di cui si parla in tutto il mondo da qualche anno, passa proprio per l'integrazione di alcune di queste tecnologie con il campo dell'urbanistica avanzata, un'idea che «sta diventando realtà in Paesi come Cina, India, Corea del Sud, Singapore, Stati Uniti e altri ancora, tutti in procinto di avviare piani e progetti in questo settore».

La rete tra opportunità culturali e rischi

Oltre gli aspetti strettamente economici, il WIC summit 2016, richiamando uno dei punti inseriti nell'Agenda ONU 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, ha messo in evidenza anche la capacità della rete di valorizzare le differenze culturali. In questo caso, le tecnologie di informazione e comunicazione dimostrano una capacità poco nota, ma sicuramente molto incisiva, nella protezione del patrimonio culturale.

Ad assumere un'importanza strategica, inoltre, è la promozione, specie tra le giovani generazioni, della tolleranza e del rispetto verso la diversità culturale, in particolare grazie alle sempre più concrete possibilità di superare le barriere costituite dalla distanza geografica e mettere in comunicazione persone che, da un capo all'altro del mondo, possono scambiarsi - nei limiti della reciproca comprensione del linguaggio veicolare scelto - idee, opinioni e pareri direttamente da casa o dal proprio cellulare.

Questo ovviamente vale anche per la tutela e la conoscenza delle lingue nel mondo, dal momento che le applicazioni on-line comprendono i caratteri e i sistemi di scrittura per oltre 300 lingue nel mondo. Nei fatti, da una rete che agli esordi imponeva l'egemonia assoluta della lingua inglese, ancor oggi tuttavia fondamentale per la programmazione di numerosi software e applicazioni, stiamo assistendo al passaggio verso un Internet sempre più poliglotta, almeno sul versante degli utenti.

In definitiva, Internet sta entrando in una nuova fase, dove la ramificazione globale della sua rete lo rende un contenitore molto più complesso che in passato, sicuramente pieno di insidie ma anche di grandi opportunità. Ciò che finora è mancato pare proprio essere un processo di responsabilizzazione rispetto ad un fenomeno che, per sua natura, è caratterizzato da tempistiche di funzionamento e sviluppo così rapide da bruciare molte tappe.

Nella tre-giorni di Wuzhen grande spazio è infatti stato dedicato alla sfera della sicurezza, indicando i rischi connessi al crimine informatico e al cyber-terrorismo, una dimensione della rete sempre più invasiva e preoccupante, come dimostrano drammatici fenomeni on-line quali il proselitismo dell'estremismo religioso e il reclutamento di attentatori, la condivisione di materiale pedopornografico ma anche la violazione di dati e sistemi informatici sensibili ai danni di entità pubbliche (Stati, ministeri ecc....) o private (aziende, associazioni, organizzazioni ecc. ...).

Come conclude lo staff del WIC summit, i requisiti affinché l'umanità possa trarre beneficio dalla rete e dalle sue opportunità sono «una più stretta cooperazione internazionale, la promozione della creatività e dell'innovazione, sforzi congiunti per potenziare le infrastrutture di rete e migliorare la connettività, incrementare gli scambi culturali on-line, un nuovo livello di apertura e sviluppo dell'economia digitale, la difesa della pace e del progresso nel cyberspazio, la creazione di un sistema di governance della rete equo e solido».

Andrea Fais - Agenzia Stampa Italia

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