(ASI) – Alla fine è giunta la prima resa dei conti tra i due candidati alle presidenziali Usa. Hillary e Trump si sono affrontati nella tarda serata di ieri in quello che è stato il primo dibattito, o per meglio dire, il primo scontro diretto tra i due avversari. Come era prevedibile nessuno di due opponenti ha risparmiato attacchi personali all’avversario. Mentre Hillary ha concentrato il suo attacco sulla persona di Trump, quest’ultimo ha concentrato l’offensiva sulla personalità politica di Hillary costringendola in almeno due occasioni a rovinosi scivoloni solo in parte attenuati da una forte autoironia che ha salvato l’ex First Lady.
“Donald” contro “la Segretaria”
Il dibattito si è dimostrato acceso fin dall’inizio. All’inizio Trump ha cercato di mantenere un tono istituzionale esponendo pacatamente le proprie tesi e rivolgendosi alla Clinton chiamandola sempre “Segretaria”. Tale scelta, oltre ovviamente al tono istituzionale, trova una seconda plausibile spiegazione nel fatto che il Tycoon aveva intenzione di ricordare continuamente la carriera politica della Clinton alla platea. L’avversaria ha preferito invece usare un tono più “personale”, a tratti quasi paternalistico, rivolgendosi a Trump sempre con il nome di battesimo ossia “Donald”. Nonostante Trump non abbia mai chiamato la sua rivale per nome, preferendo sempre chiamarla con la sua carica istituzionale, non ha ovviamente accettato i toni della Clinton ed è rapidamente passato all’attacco mettendo all’angolo la Clinton su temi quali le posizioni del Segretario di Stato in politica estera. In particolare Trump si è scagliato contro le chiusure della Clinton verso la Russia e la volontà più volte espressa dal segretario di Stato, di fare la voce grossa con l’Iran in politica estera nonostante il recente accordo distensivo raggiunto proprio nel corso del 2016. La Clinton ha cercato di recuperare attaccando Trump sugli eccessi che contraddistinguono la tormentata figura del Tycoon. Dagli inizi della sua carriera imprenditoriale, quando finii sotto l’esame della giustizia statunitense, alla campagna finanziata da Trump per dimostrare che il presidente Barack Obama non è nato negli Stati Uniti d’America. Trump ha reagito prontamente ricordando alla Clinton che proprio sotto il governo del presidente Obama e del partito democratico, le tensioni razziali sono esplose come non si vedeva da cinquant’anni. “Dato certo è che la comunità nera sta vivendo uno dei momenti più bui della storia americana” – ha commentato il Tycoon. Al contrattacco di Hillary, che palesava il sospetto che la prima impresa immobiliare del Tycoon non affittasse immobili a persone di colore, Trump ha risposto rincarando la dose ricordando alla segretaria di stato il ruolo avuto durante le trattative dell’accordo Nafta, siglato dal marito Bill, al tempo presidente degli Stati Uniti. Tale accordo infatti, alla fine degli anni 90, determinò la “fuga” di molte aziende verso il Messico, ed altri paesi del Sud America, distruggendo migliaia di posti di lavoro, la maggior parte dei quali occupati da afroamericani ed ispanici, e passando alla storia come “l’accordo peggiore di sempre”. Nel complesso Trump ha accusato la Clinton di essere una tra le massime rappresentanti dei politici che tradiscono il proprio elettorato, oltre al fatto di aver di creato l’Isis ritirando le truppe americane dall’Iraq dove poi lo stato islamico è nato. Sempre su quest’ultima questione, Trump ha accusato la Segretaria di Stato di aiutare il Daesh con le posizioni di chiusura verso Russia e Iran che lo stanno combattendo. Dal canto suo Hillary ha fatto ricorso all’ironia affermando “non importa io cosa dica o faccia, tanto sarò comunque additata come la persona peggiore del mondo”. Il Tycoon ha replicato con un “perché no?”. La Clinton è quindi passata all’attacco di Trump chiedendo al Tycoon perché non abbia ancora reso pubblica la propria dichiarazione dei redditi e cosa quest’ultimo vi nasconda. Dal canto suo Trump ha risposto semplicemente dicendo “pubblicherò la mia dichiarazione dei redditi quando la Segretaria di Stato pubblicherà le 33.000 mail segrete che ha cancellato”. Proprio sulle mail, punto dolente per Hillary, si è concentrato l’attacco di Trump che alla fine ha messo con le spalle al muro la Clinton. Quest’ultima ha cercato di tirarsi fuori affermando “si è trattato di un errore che non ripeterei”. Dal canto suo il Tycoon non mostrato la minima incertezza e, approfittando dell’evidente imbarazzo della Clinton, ha inferto il colpo di grazia con un secco “non è stato un errore perché lo hai fatto apposta per nascondere quello che facevi”.
Le statistiche incerte
Al termine di questo scontro, sostanzialmente molto equilibrato per la maggior parte della sua durata, entrambe le parti si sono volute attribuire il merito della vittoria. Per Rudy Giuliani, ex sindaco di New York, e sostenitore di Trump, quest’ultimo “ha dato una chiara prova su cosa possa fare e sui provvedimenti che intende adottare per rilanciare economia e lavoro, mentre Hillary non ha fatto altro che ripetere le solite, vecchie, frasi fatte dei politici”. Dall’altra parte Robby Mook, manager della Clinton, ha dichiarato –“Era sconcertante l’impreparazione di Trump. Sta sera un’unica persona ha dimostrato di meritare la presidenza, e quella persona è stata Hillary”. Sul fronte dei dati statistici un sondaggio istantaneo della Cnn eseguito immediatamente dopo il termine del dibattito, ha assegnato la vittoria ad Hillary. Secondo tale sondaggio il 62% degli spettatori avrebbe infatti preferito le argomentazioni dell’ex First Lady. Tale sondaggio è stato totalmente capovolto da quello effettuato su un campione più vasto dal Time. Secondo quest’ultimo il 59% ha invece preferito le posizioni di Trump, mentre solo il 41% ha simpatizzato per Hillary. Nel complesso entrambi i sondaggi, per quanto siano apparentemente l’uno il contrario dell’altro, non hanno fatto altro che rispecchiare la situazione di totale incertezza che attualmente contraddistingue questa fase delle presidenziali Usa. Hillary e Trump infatti, secondo i più accreditati sondaggi, avrebbero attualmente percentuali di gradimento praticamente identiche poiché entrambi si attesterebbero sul 41% dei consensi.
Alexandru Rares Cenusa – Agenzia Stampa Italia