(ASI) Caracas - Era in programma già da tempo, eppure la scarsa organizzazione non ne ha impedito lo svolgimento. Tantissimi venezuelani sono scesi in piazza per manifestare ancora una volta contro il governo di Nicolas Maduro, incapace ed inefficiente secondo i cittadini, pronti a chiedere le dimissioni del successore di Hugo Chavez.
Il corso della politica in Venezuela sembra essere infatti naufragato negli ultimi anni, dove povertà, disoccupazione e recessione economica stanno regnando in un Paese che generalmente gode di grandi ricchezze economiche, soprattutto quella del petrolio.
La politica non gode quindi di grande favore e i partiti di opposizione hanno invitato e invitano caldamente i cittadini a partecipare, non solo a quella di inizio mese appena conclusa, ma alla prossima manifestazione del 7 settembre.
Non c'è grande distinzione fra grandi e piccini, uomini e donne, giovani e anziani, ricchi e poveri. Sembra piuttosto che la volontà popolare sia per il cambiare rotta ma, come al solito, senza avere in testa un futuro preciso.
Eppure, nonostante i disordini che ancora non si sono ben definiti nei loro propositi pacifici o in conseguenti inesorabili scontri, molti esperti hanno definito le insurrezioni popolari di questi giorni "considerevoli" e probabilmente foriere di un nuovo corso politico.
Molti inneggiano al colpo di Stato, definito da quelle parti la Toma di Caracas "La Presa di Caracas". Per ora Nicolas Maduro non si pronuncia, mentre l'iperinflazione è ancora una volta la principale responsabile della crisi economica che affligge il Paese da ormai qualche anno.
Il Venezuela, tuttavia, è ancora in una fase di stallo, perché da una parte il governo continua a rimanere indifferente alle richieste del popolo, ma dall'altra le opposizioni continuano fermamente ad incoraggiare i manifestanti a rimanere pacifici, nonostante i cinquemila agenti minacciosi sulle strade di Caracas appena schierati da Maduro.
Lorenzo Nicolao - Agenzia Stampa Italia