(ASI) Il 19 e il 20 agosto scorsi il presidente cinese Xi Jinping e il primo ministro Li Keqiang sono intervenuti ad un vertice nazionale dedicato alla salute, tenutosi a Pechino.
Rimarcando gli obiettivi del nuovo piano quinquennale, Xi ha sottolineato che il completamento della costruzione di una "società moderatamente prospera", storico obiettivo previsto per il 2020, non potrà essere raggiunto senza una «complessiva sanità popolare», un prerequisito fondamentale per lo sviluppo economico e sociale. Si tratta ovviamente di un percorso molto impegnativo in un Paese che, ogni anno, deve fare i conti con la salute di oltre 1,3 miliardi di persone.
Dopo l'introduzione delle riforme economiche nel 1978, infatti, la sanità cinese, al netto delle difficoltà e dei problemi logistici, si è dotata di un sistema assicurativo che oggi copre, in varie forme, circa il 95% dei cittadini. Secondo i dati al 2014 dell'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OECD), la Cina è il Paese che spende di più al mondo per la sanità in termini assoluti, ma il suo sistema soffre ancora di una certa carenza di personale, segnando una media di meno di 2 medici (contro i 4 della Germania e i 5 della Russia) e meno di 4 infermieri (contro i 6 dell'Italia e gli 8 del Regno Unito) ogni 1.000 abitanti.
E' proprio Xi Jinping, il leader della quinta generazione, chiamato ad ordinare, razionalizzare e snellire il "prodotto generale" del gigantesco sviluppo del Paese, a ricordare come «l'avanzamento industriale, l'urbanizzazione e l'invecchiamento della popolazione, combinati alle trasformazioni dell'ambiente e degli stili di vita della popolazione, abbiano messo la salute dei cinesi di fronte a rischi molteplici e complessi». Anche per questo, Xi ha indicato le necessità di impostare «più rigidi sistemi di protezione ambientale» e motivare il personale sanitario, aumentandone gli stipendi e migliorando l'ambiente professionale in cui si trova ad operare.
Secondo l'idea del presidente cinese, lo Stato dovrebbe dunque fornire al meglio tutti i servizi medici di base, mentre al mercato dovrebbe essere lasciata la possibilità di entrare negli ambiti dei servizi non essenziali. Per quanto riguarda le aree meno sviluppate del Paese, Xi pone l'accento sulla salute dei bambini e dei giovani studenti, assieme alla necessità di provvedere ad una nutrizione adeguata per la loro crescita e all'assistenza in favore di altre categorie di persone bisognose quali le donne incinte, i neonati e gli anziani.
Come previsto dal nuovo piano quinquennale, il governo si è impegnato a rafforzare i servizi sanitari, migliorare la protezione medica, creare un ambiente salubre, sviluppare la ricerca e l'industria medica e promuovere stili di vita salutari. Al di là della semplice spesa pubblica, infatti, ciò che Pechino vuole introdurre è da un lato la prevenzione, ad esempio riducendo drasticamente i problemi e i disagi derivanti dall'urbanizzazione e dall'industrializzazione, e dall'altro la responsabilizzazione del cittadino affinché eviti abitudini nocive e pericolose come un'alimentazione squilibrata, un eccessivo consumo di alcool ed il tabagismo.
In questo senso, secondo il presidente cinese sarà utile rafforzare la già comprovata complementarietà tra la medicina classica occidentale e la medicina tradizionale cinese, che continua ad essere seguita e praticata da milioni di persone grazie alle sue indiscusse proprietà benefiche. Proprio lo scorso anno, la farmacologa tradizionale Tu Youyou è stata la prima donna cinese a vincere un premio Nobel come riconoscimento per gli anni spesi nella lotta alla malaria a partire dal 1967, quando si trovò a capo di un team di ricerca che, facendo riferimento ad antichi testi cinesi del V secolo d.C., isolò il principio dell'artemisinina dalla pianta dell'artemisia annuale, individuando il rimedio contro la temibile malattia che ancora oggi miete diverse vittime in alcune zone dell'Africa.
Per quanto riguarda i meccanismi finalizzati all'efficientamento del sistema sanitario nazionale, il primo ministro Li Keqiang ha annunciato maggiori sforzi per il sostegno alla ricerca medica d'avanguardia, la prevenzione di prescrizioni o trattamenti oltre il necessario, l'aumento della capacità medica a livello di base, lo stimolo agli investimenti in ambito sanitario da parte di associazioni e individui, la riduzione dei costi e nuove regole in materia di accesso al mercato e scambio di talenti. In definitiva, Li ha fatto appello alla ricerca di investimenti «stabili e sostenibili» nel campo della sanità.
Tra i modelli di efficienza cui, nei limiti delle proporzioni, la Cina potrebbe guardare, ci sono la sua regione amministrativa speciale di Hong Kong, rientrata con un'ampia autonomia sotto la giurisdizione di Pechino nel 1997, e Singapore, la città-Stato a maggioranza etnica cinese già profondamente apprezzata ed attentamente studiata da Deng Xiaoping negli anni Ottanta. I due territori insulari, infatti, occupano rispettivamente il primo ed il secondo posto nella classifica mondiale dell'efficienza sanitaria redatta nel 2015 da Bloomberg, servendosi di varie categorie di dati pubblicati dalla Banca Mondiale, dal Fondo Monetario Internazionale e dall'Organizzazione Mondiale della Sanità. Non vanno poi dimenticate l'Italia, sesta in graduatoria, e la vicina Corea del Sud, quinta: due realtà sanitarie meno note e - specie la nostra - poco riconosciute presso l'opinione pubblica internazionale, pur tuttavia altamente efficienti.
Va comunque sottolineato che la sanità cinese si trova, oggi, ad un livello medio-alto e che tutti gli sforzi fin'ora sostenuti non sono stati vani. Malgrado certe disfunzioni e le difficoltà per alcune fasce sociali a sostenere i costi delle prestazioni mediche, il sistema sanitario cinese è in continua evoluzione, tanto da guadagnare, tra il 2008 e il 2015, due posizioni - dalla 22a alla 20a - nella classifica mondiale dell'efficienza dei sistemi sanitari [Bloomberg].
In aiuto della modernizzazione in campo medico, è corso lo sviluppo economico e sociale, non solo per l'accresciuta capacità di finanziare la ricerca scientifica e la costruzione di nuove strutture ma anche per il miglioramento generale delle condizioni di vita. Stando ai dati dell'ONU, l'aspettativa di vita alla nascita per ogni cittadino cinese ormai è mediamente pari a circa 75,3 anni contro i 45 anni del 1960, i circa 59 del 1970 e i 69 del 1990. Più in generale è l'indice dello sviluppo umano ad essere cresciuto da un punteggio pari a 0,407 nel 1980 ad uno pari a 0,719 nel 2013 grazie ai «significativi avanzamenti nell'aspettativa di vita, nell'accesso all'istruzione e nell'aumento dei redditi». E' infatti innegabile che la prevenzione nasce proprio da una vita più tranquilla, da maggiori possibilità economiche e da una piena consapevolezza ed informazione sugli stili di vita più adeguati per ogni fascia anagrafica. Decisivi, nel ripristino di un ambiente complessivamente più salubre, saranno anche la riduzione delle emissioni nocive e gli investimenti nelle energie pulite. Gli obiettivi già raggiunti nel corso degli ultimi due piani quinquennali (11° e 12°) indicavano trend molto positivi: le emissioni di anidride carbonica per unità di PIL erano diminuite del 33,8% la quota di combustibili non-fossili nel consumo di energia primaria aveva raggiunto l'11,2% del totale utilizzato, l'area boschiva ed il volume di risorse forestali erano cresciuti rispettivamente di 21,6 milioni di ettari e di 2,188 miliardi di metri cubi, la capacità installata di energia idroelettrica era aumentata di 2,57 volte, quella di energia eolica collegata era aumentata di 90 volte e quella di energia solare di ben 400 volte. Gli obiettivi al 2030, che inseguono il consolidamento di questi trend, sono ambiziosi ma possibili.
Andrea Fais - Agenzia Stampa Italia