U.E. sempre più traballante: Austria pronta all’uscita. Germania gioca la carta del “catastrofismo”

(ASI) Non sembra esserci pace per gli europeisti. L’Austria potrebbe decidere infatti di lasciare l’Unione Europea prima di Natale. Dopo le vacanze sotto l’ombrellone “rovinate” dai sentimenti euroscettici, ora gli europeisti rischiano di vedersi rovinare anche il panettone.

Il ballottaggio da rifare

La svolta, sicuramente amara per gli europeisti più convinti, potrebbe venire influenzata dal pasticcio del referendum presidenziale austriaco. In quell’occasione Norbert Hoefer, capo della destra nazionalista euroscettica, era uscito sconfitto dopo essere stato accreditato fino all’ultimo della vittoria finale. Gli europeisti più ortodossi avevano tirato un sospiro di sollievo nel vedere la rassicurante figura del candidato verde di sinistra uscire vincitrice dal ballottaggio. “L’utopica” vittoria delle forze di centrosinistra, centrodestra e sinistra massimalista, “democraticamente” unite per far fronte comune alla “minaccia” di una vittoria della destra alle consultazioni popolari, si era però dimostrata evanescente fin dall’inizio. Troppo infatti era il distacco tra i sondaggi e la realtà. Troppa la differenza tra le piazze colme di persone scontente dell’Europa della burocrazia e delle banche, e i risultati del ballottaggio. Nonostante il giubilo degli euro-progressisti, soprattutto quelli di casa nostra, le autorità austriache avevano deciso di vederci chiaro. Ecco qui la sorpresa; notevoli discrepanze tra il numero degli aventi diritto e il numero dei voti. L’oscillazione andava da pochi decimi percentuali fino allo straordinario caso di una cittadina poco fuori Linz dove risultava aver votato il 138% della popolazione. Altra fonte di perplessità il voto per posta. In questo caso, oltre al problema dei numeri che non tornavano, era emerso anche l’indirizzamento del voto sul candidato europeista con parole chiare ed inequivocabili che tiravano in ballo la rispettabilità del paese e il pericolo di apocalittici scenari socio – economici in caso di vittoria di Hoefer e della destra nazionalista. Le autorità di Vienna avevano dunque predisposto che il ballottaggio venisse ripetuto a ottobre.

Hoefer e l’ ”Oexit”

“Se l’Unione europea continuerà ad avere cattivi sviluppi, per me sarà arrivata l’ora di interpellare i cittadini”. Con questa frase rilasciata in conferenza stampa alcuni giorni fa, Norbert Hoefer, era stato chiaro. Se, come prevedono gli analisti, il ballottaggio presidenziale vedrà uscire vincitore il leader della destra ultranazionalista austriaca, quest’ultimo, in qualità di presidente della repubblica, quasi certamente indirà al più presto il referendum per           l’ “Oexit”, ossia per l’uscita dell’Austria dall’Unione Europea. Hoefer peraltro sta tutt’ora continuando a fare il punto sull’Europa “dei polli al cloro e delle norme comunitarie sulla curvatura dei cetrioli”. Tali argomentazioni stanno peraltro trovando sempre maggior appoggio tra la popolazione austriaca, tanto da spingere membri di partiti europeisti ad assumere posizioni a metà strada tra quelle di Hoefer e l’ortodossia europeista. Un esempio fulgido è ovviamente la gestione dei flussi migratori, ormai apertamente sottoposti a rigidi controlli da parte delle autorità di Vienna con il sostegno della quasi totalità della popolazione, ma in sfregio alle norme comunitarie. Eppure è quasi certo che non basterà questa svolta di europeismo – moderato ad evitare la vittoria di Hoefer in autunno.

Die Zeit e il monito tedesco all’Austria

Dal canto loro i paesi dell’Unione non hanno mai di certo fatto mancare il supporto agli europeisti austriaci. Compensarne la “timidezza” è dunque divenuto un “must” dei partners europei. Tra i tanti supporti offerti non si può non ricordare l’aiuto comunitario giunto sottoforma di manifestanti “Welcome Refugees” contro la ricostruzione delle frontiere e il ripristino dei controlli doganali tra l’Austria e le nazioni confinanti. Di ieri invece l’assist agli europeisti austriaci del quotidiano tedesco Die Zeit. Secondo quest’ultimo infatti la Brexit sarebbe da considerarsi un caso isolato, un eccezione. Secondo il quotidiano tedesco, e gli autorevoli esperti consultati da quest’ultimo, l’effetto “apocalisse” socio – economica nel caso inglese è stato evitato solo perché Londra ha sempre goduto di ampie autonomie decisionali e soprattutto perché la Gran Bretagna aveva mantenuto la moneta nazionale. Secondo Die Zeit l’uscita invece di un paese comunitario come l’Austria, che ha sottoscritto senza deroghe tutti gli impegni dell’Unione, e soprattutto che ha applicato la valuta in euro in sostituzione della valuta nazionale, avrebbe effetti “catastrofici e difficilmente quantificabili nonostante si tratti di uno stato marginale per l’Unione”. Il quotidiano tedesco ha dunque bollato l’eventuale “Oexit” come “una missione suicida”.

Alexandru Rares Cenusa – Agenzia Stampa Italia

 
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