(ASI) Londra – La vittoria del “Brexit”, cioè dell’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea che sta sconvolgendo l’opinione pubblica e i mercati europei e mondiali, fa ricordare quanto trattato dal libro di Scienza Politica “Globalismo e Antiglobalismo” di David Held e Anthony MC Grew che per spiegare i gli sconvolgimenti degli ultimi venti anni, parla di due stili di vita diversi, che si scontrano nella società, uno identitario e localista rappresentato dagli antiglobalisti, per lo più appartenenti alla popolazione autoctona che vivono in una realtà quotidiana ben definita da regole morali, giuridiche e confini amministrativi territoriali certi degli Stati, cui si contrappone una mondialista, ossia globalista dei cosiddetti “business man”, degli attori,  uomini dello spettacolo, politici, scrittori, professori, giornalisti ad alti livelli e semplicemente notabili locali che cercano di darsi un tono  che vivono in un mondo senza confini in cui ci si può spostare in un posto o nell’altro in poche ore, trovando gli stessi usi, gli stessi costumi, gli stessi modi di vivere e di pensare, superando per certi versi le barriere spazio – temporali e generazionali, come se si vivesse sempre in un infinito presente di una eterna giovinezza.


Una distinzione che rappresenta anche due diversi modi di intendere la Nazione e la cittadinanza statale, il primo (quello dei globalisti ) di stampo meramente giuridico, il secondo (quello degli antiglobalisti), un insieme di affinità culturali ed etnolinguistiche.


Una divisione che   rispetto a trenta anni fa va oltre i confini geografici e politici. In passato si poteva parlare di Stati, Nazioni, del primo, del secondo,  del terzo e  del quarto mondo, mentre oggi le due realtà perennemente in lotta, esistono in Europa come in Africa, nell’America del Nord, come in quella del Sud e in ogni altra parte della Terra.


Un mondo, che fatte le debite eccezioni rappresentate dagli intellettuali liberi che osservano in maniera critica la realtà e l’evoluzione storica della società, sarebbe organizzato come le classi di una nave, dove ai piani di sopra, vivono i più ricchi ed istruiti (per non dire indottrinati dal sapere conformista imperante) che con i loro usi, costumi e valori materialisti e individualisti globalisti hanno permeato solo superficialmente la società e nei piani più bassi, a volte nelle stive della nave, vive la popolazione comune, degli strati più umili, la gente che ha il culto del lavoro, della famiglia, della casa, delle feste e tradizioni popolari e religiose, delle usanze locali, la cui dignità non è in vendita e non ha prezzo che vive quotidianamente entro i confini degli Stati, delle entità amministrative locali, nelle strade e vicoli delle città o nelle piazze dei borghi, a contatto con quei paesaggi,  quegli ambienti ben definiti che caratterizzano una Nazione, un Paese, un territorio. Una parte della società che ha una sua cultura popolare e uno stile di vita che certa cultura progressista vorrebbe bollare come retrograda, ignorante e ormai superata.


Ma, il sorprendente risultato del Brexit ha dimostrato come la patria immortale e la terra degli avi, ha ancora un suo peso specifico e una sua presa sulle masse popolari, la parte più vera della società che chiede di tornare a riprendersi un ruolo importante nella storia anche in Europa, dopo il proliferare di nuovi Stati Nazione in Africa ed Asia con la decolonizzazione e le guerre etniche ed economiche scoppiate negli ultimi decenni.

Sentore di questo ritorno prepotente dei Popoli sono anche le rivolte nelle strade e nelle piazze francesi, gli striscioni per la tutela della cultura dei popoli europei esposto dagli ultras polacchi all'Europeo di Calcio in Francia, la chiusura delle frontiere da parte dell'Austria e l'allontanamento in Italia di larghe fasce della popolazione dalla partecipazione alle elezioni e dalla vita civica ed istituzionale.


Secondo gli euro scettici, la Gran Bretagna, la culla della liberal democrazia e dello Stato moderno,  (valori tanto cari al nostro Giuseppe Mazzini)  l’ “alfiere” del liberismo nel Settecento e nell’Ottocento contro l’assolutismo d’Ancien Regime, imperante all'epoca sul continente europeo, ha espresso la sua volontà di liberarsi dalle “catene” di quello che secondo gli euro scettici viene considerato come un nuovo assolutismo,  questa volta di stampo tecnocratico e usurocratico.


Il risveglio dei Popoli e delle Nazioni che vogliono ciascuna riprendere le proprie vocazioni e vivere in pace, in accordo l’una con l’altra, ma ciascuna padrona di autodeterminarsi a casa propria (valori propri di Adenauer, Spinelli, Mazzini, De Gaspari e di tutti gli storici padri dell’Europa unita) sarà, sempre più un fattore da tenere in considerazione negli anni a venire, e questo nonostante i tentativi che vengono fatti di sminuire il fenomeno e di gettare fango e discredito verso il risultato di un referendum frutto della volontà sovrana.


E di questo sono ben consapevoli gli euroscettici che hanno lanciato un monito alla “barca” Europa: se essa rimarrà una mera entità finanziaria ed economica, dietro cui addirittura si nasconde la rediviva volontà di potenza e sopraffazione di alcuni Stati nei confronti degli altri, se il fine degli Stati aderenti si ridurrà ad essere una mera questione di bilancio, anziché il benessere del Popolo, allora molto probabilmente l’Unione Europea potrebbe trasformarsi in un Titanic in agonia da cui tutti cercheranno freneticamente e affannosamente di scendere e che farà le sue vittime indistintamente sia fra i ricchi, sia fra i poveri, sia fra i globalisti che fra gli antiglobalisti, sia fra gli europeisti, sia fra gli antieuropeisti.

Cristiano Vignali – Agenazia Stampa Italia

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