(ASI) La dichiarazione del governo degli Stati Uniti che ha avuto accesso con successo sui dati memorizzati dell’ iPhone di Farook e, pertanto, non richiede più assistenza da parte di Apple, ha concluso di fatto, almeno per ora, lo scontro legale durato sei settimane tra Apple e l'FBI.
Ma lascia aperta la questione: è a nostro avviso una controversia irrisolta: ha la FBI il potere di costringere una società di alta tecnologia a sbloccare un dispositivo?
E 'improbabile che questa sarà l'ultima volta che un forze dell'ordine cerca di costringere una società di tecnologia a collaborare per motivi di security .
Quali potrebbero essere le implicazioni per il futuro?
il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti è intervenuto varie volte a mezzo di ordinanze inibitorie per costringere Apple ad aiutare i propri investigatori, ma non se ne è parlato con tanto clamore come ora.
Un caso abbastanza importante fu rappresentato da una richiesta di accesso nei confronti di un imputato per traffico internazionale di droga a Brooklyn, New York, dove l'FBI ha potuto avere accesso ad un iPhone : ciò si è reso possibile in quanto il soggetto si era dichiarato colpevole di traffico di droga.
Il caso anche se può sembrare chiuso e risolto unilateralmente dalla FBI per meri espedienti tecnici utilizzati, lascia irrisolto il problema piu’ importante: la possibilita’ di essere utilizzato in altri casi.
I sistemi operativi sono e possono essere diversi: quello dell’Iphone 5 con sistema operativo iOS 7 può non essere funzionante con altri iPhone con sistemi operativi non compatibili.
Il caso incriminato era di un 5S iPhone con sistema operativo iOS 7, mentre il caso di San Bernardino, in California era di un iPhone 5C con sistema operativo iOS 9.
Ma tutto questo, deve essere superato: di fronte alla strage con la morte di quattordici persone e 22 rimaste gravemente ferite in un attacco terroristico non ci debbono essere problemi di privacy : la sicurezza delle persone è prevalente sul business e privacy business.
Il problema è un altro! Nessuno puo’ costringere l'FBI a rivelare come abbia potuto decriptare i dati di fronte al diniego della Apple.
I legali della Apple certamente chiederanno nel processo come abbia potuto la FBI violare i segreti! Vi sono molteplici possibilità nell’ordinamento americano tali da permettere alle autorità di non rivelare le fonti di informazioni comunque desunte e raccolte in modo riservato e proteggere le metodologie di raccolta di informazioni sensibili.
Si puo’ supporre che quindi ora qualsivoglia autorità statale americana possa decriptare password di ciascuno di noi!
Dall’altro versante la Apple puo’ impostare un iPhone per autocancellare i propri dati subito dopo 10 immissioni errate.
I ricercatori della società di sicurezza informatica IOActive avevano proposto che un modo di ottenere i dati fuori un iPhone sarebbe stato quello di "de-cap" i suoi chip di memoria.
E come? Con acido e laser con alto rischio di causare danno al telefono e rendere irrecuperabili i dati da ricercare.
Al contrario, Cellebrite - una società di ricerca investigativa forense aveva suggerito sistemi per "bypassare” il codice di accesso, piuttosto che cercare di identificare il numero. Ma anche questo stratagemma avrebbe comportato l’accesso ad una quantita’ limitata di dati del portatile.
C'è un modo per garantire che nessun altro sia in grado di leggere le informazioni contenute sul proprio portatile?
Wickr consente di impostare un codice complesso che deve essere inserito di volta in volta per accedere di nuovo alla applicazione come con Messenger con la naturale conseguenza che tutte le applicazioni. Testi, email sarebbe sicure.
Il dubbio rimane. La FBi non rivelerà mai come sia entrata nei sistemi ed abbia potuto ottenere cio’ che la Apple ha sempre osteggiato.
Ne andrebbe della credibilità e sicurezza della Apple!
Quindi non rimane che pensare che le autorità possano essere in grado di installare spyware sui dispositivi . Se ciò dovesse accadere, i giochi sono finiti!
E certamente, noi comuni mortali non lo sapremmo mai!.
Francesco Rosati Delfico - Agenzia Stampa Italia