Primarie Usa: Bocciata Hilary, in New Hampshire trionfano Sanders e il redivivo Trump

(ASI) Trionfo annunciato per i due candidati “alternativi” di repubblicani e democratici. Per questi ultimi continua l’effetto “Sanders”. Il governatore del Vermont, unico politico statunitense a definirsi genuinamente socialista, trionfa in casa democratica con il 59,97%, sbaragliando Hilary Clinton, ormai

chiaramente in difficoltà, che non riesce a fare meglio di un deludente 38,40%. Ma la vera sorpresa si è avuta in casa repubblicana. Dopo il voto in Iowa che sembrava annunciare l’inizio di un’era caratterizzata da uno strapotere di evangelici e ultra cattolici ispanici, tutto è tornato alla “normalità” di quanto avevano previsto i sondaggi pre-elettorali. Donald Trump, che non era andato oltre il secondo posto con un deludente 24%, si è infatti prepotentemente affermato in New Hampshire con il 35,13% delle preferenze staccando di 20 punti il secondo arrivato, John Kasich, governatore dell’Ohio, che a sorpresa ha ottenuto il 15,90%. Disastrosi invece i risultati di Ted Cruz, vincitore in Iowa, e Marco Rubio, quest’ultimo rimontato anche dal chiaramente in difficoltà Jeb Bush il quale ora rischia di perdere l’appoggio ufficiale dei finanziatori e del partito repubblicano.

Ancora una volta il forte messaggio populista e movimentista del carismatico Bernie Sanders, hanno avuto la meglio sui grandi temi da salotti “buoni” dell’ex Segretaria di Stato Hilary Clinton. Come accaduto in Iowa, dove la vittoria con il risicato 0,3% era suonata a tutti gli effetti come una sconfitta, i giovani sotto i 35 anni, gli over 65, le donne e l’ex ceto medio hanno votato largamente a favore del governatore del confinante stato del Vermont. A Hilary Clinton restano solo le briciole, ossia quella parte di elettorato democratico fatta di liberi professionisti e imprenditori legati al mondo della media e grande finanza, i cui numeri sono però ormai drammaticamente insufficienti per contenere il rampante Sanders. La crisi di Hilary si è in particolare fatta sentire tra l’elettorato femminile. A nulla sono valsi l’appoggio del partito, della quasi totalità delle associazioni femministe e del “fascinoso” presidente Obama, l’emorragia di voti rosa è stata inarrestabile. Come già accaduto in Iowa, anche in questo caso a penalizzare la Clinton l’attenzione sui grandi temi politici e dei diritti, percepita al tempo stesso come distante dai problemi quotidiani dei cittadini e proseguimento delle deludenti politiche di Obama. Il messaggio rosa di una possibile prima presidente donna, non sembra dunque riscuotere il successo sperato ne tanto meno bissare il successo ottenuto a suo tempo da Barack Obama che seppe affascinare l’elettorato americano ed infiammare gli animi degli idealisti con la prospettiva del primo presidente afroamericano. Pare ormai chiaro che l’America sia cambiata negli ultimi 8 anni. Bernie Sanders, come già accaduto in Iowa, ha condotto una brillante campagna a doppio binario. Da una parte l’impegno con frequenti incontri con la cittadinanza caratterizzati da un approccio molto più “familiare” rispetto a quello della Clinton che ha continuato a preferire i grandi comizi e le apparizioni strategiche sui media e ai grandi eventi. Dall’altra parte Sanders ha continuato a colpire la rivale delle primarie nel punto più dolente: i suoi rapporti con l’alta finanza di Wall Street e la corruzione del partito democratico che ha favorito le lobby finanziarie, “ammorbidito” le politiche sociali di Obama e ingrandito la distanza tra ricchi e poveri a spese del ceto medio ormai ridotto al lumicino. Per Sanders le priorità restano sempre le stesse: tassare i ricchi, regolamentare i meccanismi speculativi, e costruire un inedito stato sociale che oltre ad assistere i ceti meno abbienti combatta al tempo stesso la povertà e il potere finanziario dei grandi ricchi e delle lobby. A rendere ancor più invitante il messaggio di Sanders presso l’elettorato democratico statunitense, ci ha pensato la semplice, ma efficientissima macchina politica del governatore del Vermont, incentrata su un largo uso di volontari e associazioni no profit e auto finanziate. Così, mentre Hilary tenta goffamente di riciclarsi in salsa socialista con proclami che l’hanno ulteriormente indebolita agli occhi dell’opinione pubblica, il governatore del Vermont ha potuto festeggiare la vittoria del New Hampshire dichiarando –“La gente del New Hampshire ha mandato un messaggio chiaro all’establishment politico, all’establishment economico, ai media dell’establishment.” - e ha poi proseguito dichiarando ironicamente -“Il partito democratico mi ha tirato contro di tutto pur di fermarmi. L’unica cosa che non mi hanno ancora tirato è il lavandino della cucina ma ho il presentimento che presto mi tireranno anche quello”. Dunque Hilary è dovuta correre ai ripari. Per salvare la reputazione e la rispettabilità sua e del partito stesso, la Clinton ha parlato del voto in New Hampshire come di “una sveglia potente” ed ha annunciato che a breve potrebbero “cadere teste” all’interno della propria macchina elettorale. La Clinton ha però ribadito la sua fiducia nell’America attenta ai grandi temi dei diritti civili, femministi e delle minoranze, ed ha quindi annunciato il suo impegno al fianco delle famiglie afroamericane che hanno subito lutti nei recenti casi di cronaca che hanno coinvolto le forze dell’ordine di alcuni stati americani tra cui il Nevada e il South Carolina, prossimi teatri di sfida delle primarie Usa. In particolare la Clinton ha annunciato che al suo fianco nella campagna elettorale saranno presenti in prima persona le madri di Tryvon Martin ed Eric Garner, entrambi morti sotto il fuoco di forze di polizia formate da agenti bianchi. L’ex segretaria di stato cercherà dunque di portare lo scontro con il rivale Sanders sul piano etnico – razziale nella speranza che questo terreno, tradizionalmente sensibile ai grandi temi e alle grandi manifestazioni, le sia più congeniale e consenta il recupero dello svantaggio accumulato e dello smacco subito. Va ricordato infatti che in New Hampshire, al tempo delle primarie che la videro opposta a Barack Obama, la Clinton vinse di misura. La maggior aggressività politica di Hilary non sembra però impensierire Sanders, il quale aveva già in precedenza annunciato numerosi incontri con rappresentanti del clero afroamericano che si terranno nel corso della prossima settimana.

Se in casa democratica tutto procede come avevano lasciato intendere le primarie dell’Iowa, in casa repubblicana il terremoto ispanico – evangelico innescato da Ted Cruz sembra esser già finito. Donald Trump. Il ricco magnate immobiliare newyorkese, si è infatti ripreso la testa della competizione confermando i sondaggi che parevano essere stati sconfessati in Iowa. L’altissimo gradimento di Trump in New Hampshire si è basato essenzialmente sullo scontento dell’ex ceto medio, e sulla rabbia dell’elettorato bianco laico nei confronti delle politiche economiche e sociali del governo Obama. L’elettorato del New Hampshire, tradizionalmente laico e moderato, ma con una forte connotazione nazionalista e imprenditorialista, ha dunque premiato il magnate newyorkese e dato fiato a John Kasich autore di una più che deludente prova in Iowa, e a Jeb Bush. Quest’ultimo però è stato ancora una volta considerato assai deludente dalla leadership del partito repubblicano e dai propri finanziatori i quali lamentano risultati in vero assai modesti in relazione alle risorse stanziate per la macchina elettorale del fratello dell’ex presidente Bush. Il laicismo moderato del New Hampshire e il modesto peso delle comunità ispaniche ed italiane sono state invece fatali per Ted Cruz e Marco Rubio. Il primo, trionfatore dell’Iowa, ha visto mancare il sostegno della componente evangelica e cattolica conservatrice scarsamente presente nel New Hampshire. Il secondo invece, che si era visto affermare terzo con un solo punto di distacco da Trump, si è visto penalizzato dalla forte componente laico – nazionalista che gli ha preferito candidati più “nostrani” come Kasich e Bush. Le prossime tornate elettorali del Nevada e del South Carolina sembrano annunciare una latro trionfo in casa repubblicana per Trump, il quale in questi stati potrà far ben valere il peso del proprio programma politico assai duro nei confronti dell’immigrazione, soprattutto quella proveniente dal Messico. Altro punto favorevole a Trump che gli ha permesso la vittoria di misura in New Hampshire, e si preannuncia essere la base delle prossime eventuali affermazioni in Nevada e South Carolina, l’immagine di un America “forte” sul piano internazionale ed economico, con la promessa di un rilancio dell’economia e di nuove politiche in materia di sicurezza che potrebbero far presa anche sull’elettorato di origini irlandesi ed europee. Al termine della tornata elettorale che lo ha riconsacrato portabandiera dell’elettorato repubblicano, Trump ha dichiarato -“ Faremo sì che l'America torni ad essere grande. Batteremo la Cina, il Giappone e il Messico sul piano commerciale. Avremo la meglio su tutti questi Paesi che ci portano via tanto del nostro denaro tutti i giorni. Non succederà più perché noi abbiamo i più grandi imprenditori del mondo. Faremo qualcosa di così positivo, così rapidamente e in modo così forte che il mondo tornerà a rispettarci, credetemi.” Altro punto a favore di Trump per la vittoria finale glielo potrebbe aver dato un recente sondaggio interno all’elettorato repubblicano da cui è emerso chiaramente che i tre quarti dei votanti alle primarie sarebbero disposti ad appoggiare Trump in caso di vittoria di quest’ultimo alle primarie.

Sia in casa democratica che repubblicana le primarie di Nevada e South Carolina si annunciano foriere delle prime vere indicazioni certe fornite dall’elettorato, in attesa della grande sfida risolutiva che si terrà il 1° marzo quando ben 14 stati saranno chiamati alle urne.

Alexandru Rares Cenusa – Agenzia Stampa Italia

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