(ASI) Sono passati ormai 6 giorni dalla tragica notte del 13 novembre che ha fatto prendere coscienza all'Europa della propria vulnerabilità.
Una vulnerabilità che, come sottolineato dal presidente siriano Bashar al Assad poche ore dopo gli attentati di Parigi, è stata "voluta e alimentata dai governi europei più preoccupati di questioni umanitarie che non della sicurezza dei propri concittadini". Ebbene, se non l'Europa intera, la Francia si è certamente destata da questo tanto iniquo, quanto inspiegabile, torpore in cui aveva voluto rifugiarsi. Sebbene si tratti del paese con la più grande comunità islamica d'Europa (oltre 5 milioni di cittadini credenti nel corano), la Francia non ha esitato a rispondere con la mano pesante per vendicare i propri morti di sabato scorso. Nei tre giorni dall'inizio delle operazioni, che hanno visto coinvolti cacciabombardieri francesi Dassault Mirage 2000, e Rafale (lo stesso che a suo tempo fu preferito all'Eurofighter Typhoon), sono stati colpiti oltre 500 obbiettivi. Campi di addestramento, depositi di munizioni, ma anche centri aggregativi e rimessaggi di vario genere, non sono sfuggiti agli aerei francesi decollati dalle basi in Arabia Saudita e Quatar. Queste prime operazioni portate avanti con un effettivo di circa 60 apparecchi, non sono altro che la punta dell'iceberg di una campagna di raid che andrà intensificandosi nei prossimi giorni. La portaerei nucleare Charles DeGaulle, da 37.000 tonnellate di stanza di stazza lorda, per 261 metri di lunghezza, già nella giornata di lunedì era salpata in direzione delle coste siriane. L'arrivo, stimato entro le prossime 24 ore, permetterà alle forze francesi di quasi raddoppiare i propri effettivi passando dagli attuali 60 cacciabombardieri a 110. Inoltre la posizione della Charles De Gaulle permetterà alle forze aeree francesi di formare un perimetro a forma di scatola che consentirà di portare attacchi incrociati all'autoproclamato califfato islamico sia da ovest che, come sta già avvenendo, da sud.
Mentre l'Europa, chiusa in una sorta di autoproclamato assedio, sta a guardare lo slancio francese interrogandosi sull'opportunità di una vera e organica lotta al califfato islamico, chi è intervenuto al fianco di Parigi è stata la Russia di Putin. Già presente sul territorio fin dai mesi scorsi, in sostegno dell'alleato Assad, le forze aeree e navali russe hanno dato appoggio e supporto tattico agli apparecchi dell'Armee de l'Air. L'appoggio di Mosca è stato dato senza alcuna condizione e con la proposta da parte del presidente russo Vladimir Putin della creazione di una coalizione internazionale anti – Isis sul modella di quella che sconfisse Hitler e il nazismo.Ieri diverse unità della flotta russa del Mar Caspio hanno lanciato non meno di sessanta missili con l'obbiettivo di ammorbidire le difese antiaeree intorno a Raqqa, capitale del califfato, per consentire ai cacciabombardieri francesi di operare in totale tranquillità alla ricerca dei propri bersagli. Alcune ore dopo 25 bombardieri a lungo raggio Tupolev tu-95 hanno fatto sentire il caratteristico suono dei loro quattro turboelica doppi nei cieli siriani. L'obbiettivo dei velivoli russi era l'appoggio a due formazioni di Mirage 2000 francesi. Il risultato finale è stata una vera e propria pioggia di missili aria superficie, e bombe convenzionali di vario potere bellico, che hanno spazzato via tre roccaforti dell'Isis lungo il confine tra Siria e Iraq in pochi istanti. Sempre nella giornata di ieri il presidente russo Putin ha già confermato che l'incrociatore pesante Moskwa, nave ammiraglia della Flotta del Mar Nero, si sta muovendo per attendere la portaerei francese al largo delle coste siriane e fornire l'appoggio del proprio arsenale sia per la difesa dell'unità francese, che in appoggio agli attacchi che sferreranno gli aerei su di essa imbarcati.
Il bilancio finale è stato dunque una vera e propria ecatombe per le forze militari dell'autoproclamato califfato. Ma un colpo in prospettiva ancor più decisivo è stato quello sferrato nella giornata odierna. Coerentemente con quanto riportato nella relazione presentata dal presidente russo al G-20 qualche giorno fa, i campi petroliferi e le autocisterne usate dall'Isis per trasportare il greggio, sono diventate bersaglio primario delle forze russe. L'aeronautica di Mosca si è quindi mossa in tale direzione e, lanciando una raid di una decina di bombardieri supersonici pesanti Tupolev Tu-160, ha distrutto una colonna di oltre 500 autocisterne che attendevano di essere caricate del prezioso "oro nero", fonte primaria di finanziamento per l'Isis. Poche ore dopo gli stessi aerei hanno colpito alcuni campi petroliferi nel nord del califfato, mentre le forze francesi hanno fatto altrettanto a sud riducendo, secondo alcune stime, la produzione di greggio di oltre il 30%. Di fatto il califfato islamico è già stato circondato dalle forze dei due alleati. Questi ripetuti raid congiunti delle ultime 72 ore hanno già prodotto i primi frutti sul terreno consentendo di far riprendere slancio all'avanzata delle milizie curde che stanno respingendo verso sud le forze dell'Isis sia lungo la direttrice del confine turco, che sul confine iracheno. Anche le forze siriane del presidente Assad e le milizie libanesi di Hezbollah non hanno perso tempo e, approfittando dello scompiglio causato dagli intensi bombardamenti franco – russi, hanno riconquistato oltre 30km nella sola giornata odierna.
Alexandru Rares Cenusa – Agenzia Stampa Italia