(ASI) "L'unione e la cooperazione dell'Europa è di sinistra". Frase ricorrente che spesso politici italiani e non del continente europeo, hanno pronunciato più o meno spesso e più o meno apertamente nel corso degli ultimi 20 anni.
Ebbene sembra che la superiorità morale tanto cara alla sinistra, che spesso si è eretta a supremo giudice morale dei vivi e dei morti, sia ora diventata la croce che ne sta segnando il declino sul continente europeo.
Dopo Austria, Francia, Ungheria, Polonia e altri, la crisi di una sinistra europea sempre più chiusa a riccio nei propri dogmi e nella convinzione della propria superiorità morale, è giunta anche in Svizzera. Il risultato Svizzero è destinato ad entrare nella storia della nazione elvetica. Non solo un paese abituato alle svolte graduali e tradizionalmente centrista, è passato repentinamente di mano dalla precedente coalizione di centrosinistra alla destra ultra nazionalista, ma lo ha fatto con uno schiacciante risultato. Per la prima volta nella storia elvetica un solo partito, l'Udc (Unione Democratica di Centro), ha conquistato ben 65 seggi sui 200 disponibili nel Consiglio Nazionale, cioè la camera bassa del parlamento svizzero. Questo, unito al trionfo, anche se su scala notevolmente più ridotta, dell'altro partito di destra, il Plr (Partito Liberale Radicale), che si è aggiudicato 33 seggi, e a quello restanti soggetti minori di destra, hanno di fatto consegnato oltre 100 seggi alla destra nazionalista. Mentre nella camera alta, cioè il Consiglio degli Stati, si è affermato il Plr con 8 seggi mentre l'Udc con si è fermato a 5. Anche se l'Udc ha visioni ben più euroscettiche rispetto al Plr, non stupirebbe se a questo punto si delineasse l'ipotesi di un alleanza tra le due forze nazionaliste sulla base dei comuni principi ideologici, che consegnerebbe il paese al governo con la più ampia maggioranza nella storia della confederazione.
Queste elezioni hanno invece rappresentato una dura batosta per la coalizione di centrosinistra formata da Ps (Partito Socialista) e Verdi che da forza di governo si sono visti relegare così a forza di opposizione avente in effetti un peso più simbolico che reale. Complessivamente l'alleanza del centrosinistra è riuscita ad aggiudicarsi 45 seggi nella camera bassa mentre in quella alta il Ps ha ottenuto 7 seggi mentre i Verdi sono rimasti fuori. Questo, unito a un sistema elettivo privo di sbarramenti che ha assegnato i restanti seggi a un eterogenea compagine di altri partiti minori aventi programmi ed ideologie assai differenziate tra loro, farà si che nel corso del prossimo mandato, la sinistra svizzera sia ridotta a forza marginale in un dibattito che, in caso di un governo di coalizione, sarà tutto tra destra nazionalista e destra euroscettica. In termini italiani sarebbe come se la Lega nord di Matteo Salvini si fosse affermata con anche il premio di maggioranza seguita da Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni, e che i due partiti si apprestino alla creazione di un governo di coalizione. Ed in effetti tale parallelismo, che potrebbe sembrare un mero esempio semplicistico, non stona se si pensa che proprio nel partito trionfatore Udc è emersa la carismatica figura di Magdalena Martullo-Blocher, figlia dello storico leader Udc Christoph Blocher, immediatamente ribattezzata la "Le Pen svizzera".
Il tracollo della sinistra svizzera, che pure non avrà effetti drastici immediati dato il sistema bicamerale del governo elvetico, ha però mietuto già la sua prima, illustre vittima. Molto penoso, e inaspettato, è stato l'addio di Andy Tsumperlin, consigliere nazionale del Ps, che non è nemmeno riuscito ad entrare in parlamento. Poco dopo i primi, impietosi, exit poll che ne decretavano l'esclusione dalla camera bassa, Tsumperlin ha dichiarato –"Oggi è un giorno difficile per me. Finisco tristemente la mia carriera politica".
Ma cosa ha potuto decretare un tracollo così devastante per una forza politica che governava su un paese benestante come la Svizzera? La motivazione è stata individuata da Toni Brunner, leader dell'Udc, che subito dopo esser divenuta chiara la proporzione della vittoria del suo partito, ha dichiarato –"Gli svizzeri hanno voluto porre l'immigrazione al centro di queste elezioni. Non si sono trovati d'accordo con gli altri partiti, con il governo e con il parlamento. Mentre gli altri agiscono come se non fosse un problema, noi sappiamo come gestire questa crisi dei rifugiati". In effetti la questione dell'immigrazione e dell'accoglienza dei "profughi" è stato il tema portante della campagna elettorale portata avanti dall'Udc. La coalizione di centrosinistra aveva invece preferito una linea ben più "morbida" e sostanzialmente coerente con l'eredità politica da cui essa trae ispirazione, proponendo le dottrine dell'accoglienza e una sorta di buonismo in salsa elvetica volto alla gestione dei flussi migratori previo il riconoscimento delle "profonde ragioni intrinseche" degli stessi quali i cambiamenti climatici, i mutamenti sociali, ecc... La destra è stata dunque premiata dalla linea dura sul tema immigrazione, ma probabilmente la situazione è ben più complessa. La Svizzera, paese che non fa parte della U.E. pur intrattenendo rapporti politici ed economici privilegiati con i confinanti paesi dell'unione ha di fatto voluto smarcarsi dal solco tracciato dalla maggioranza U.E. in tema di immigrazione. In poche parole, si è passati da una situazione in cui la Svizzera non faceva parte dell'U.E. ma ne costituiva una specie di satellite, anche se con spiccate autonomie, ad una situazione in cui gli svizzeri hanno chiesto a gran voce una decisa svolta in favore di una visione ben più indipendente e radicalmente opposta.
Nulla sembra poter fermare l'ascesa della destra svizzera. Dato il sistema bicamerale in vigore nel governo elvetico, e la necessità che numerose delibere siano approvate da entrambe le camere, ad oggi appare quanto mai scontato che l'Udc abbia ottenuto un ottima base di partenza per ambire al predominio anche della camera alta. Per l'indebolita sinistra svizzera si apre ora la fase in cui ogni scelta politica sarà più un azzardo che non una certezza. Data la situazione di fatto la sinistra elvetica dovrà quasi sempre scegliere tra un atteggiamento ostruzionista, con il rischio di paralizzare il paese e la possibilità di esserne indicata come la causa di detta paralisi istituzionale, e quindi subire una ulteriore debacle; oppure optare per un atteggiamento "collaborazionista" con il rischio, tutt'altro che virtuale, di un ulteriore crollo di consensi da parte dell'elettorato ideologicamente più convinto, che poi è lo stesso che ha salvato la coalizione da un umiliazione che avrebbe potuto essere ancor più grande. In ogni caso la Svizzera si appresta a divenire un"laboratorio" politico che non mancherà di suscitare scalpore.
Consiglio nazionale
• Unione Democratica di Centro (UDC) – 29,4% – 65 seggi
• Partito Socialista Svizzero (PS) – 18,8% – 43 seggi
• Partito Liberale Radicale (PLR) – 16,4% – 33 seggi
• Partito Popolare Democratico (PPD) – 12,1% – 28 seggi
• Partito Ecologista Svizzero (I Verdi) – 7,1% – 11 seggi
• Partito Verde Liberale della Svizzera – 4,6% – 7 seggi
• Partito Borghese Democratico (PBD) – 4,1 – 7 seggi
• Partito Evangelico Svizzero (PEV) – 1,9% – 2 seggi
• La Sinistra (AL) – 1,2% – 1 seggio
• Lega dei Ticinesi – 1% – 2 seggi
• Movimento dei Cittadini Ginevrini – 0,3% – 1 seggio
• Partito Cristiano Sociale – 0,2% – 1 seggio
Consiglio degli Stati
• Partito Liberale Radicale (PLR) – 8 seggi
• Partito Popolare Democratico (PPD) – 7 seggi
• Partito Socialista Svizzero (PS) – 7 seggi
• Unione Democratica di Centro (UDC) – 5 seggi
Alexandru Rares Cenusa – Agenzia Stampa Italia