(ASI) Washington - «Senza una significativa accelerazione della crescita, ci vorranno 20 anni all'Italia per ridurre il tasso di disoccupazione ai livelli pre - crisi». Questo è quanto ha sentenziato il Fondo Monetario Internazionale, istituto guidato da Christine Lagarde.
Nessun regalo all'Italia, nessun segno di ripresa né per il nostro Paese né per il sud Europa, attanagliato, secondo le stime del FMI, dalla mancanza di riforme strutturali e dal possibile contagio greco. Da notare tuttavia, che per la Spagna, gli anni di attesa sarebbero dieci, per noi, purtroppo venti.
Cosa propone il FMI all'Italia per risolvere il suo lato tanto negativo? Per risorgere, l'Italia necessiterebbe una Riforma dell'amministrazione pubblica per sbloccare una volta per tutte la produttività e tornare a crescere; migliorare l'efficienza della giustizia civile, affinché i tribunali non vengano intasati dall'incapacità di ridurre il numero dei processi. Incrementare altresì le politiche previste dal Jobs Act; rendere ancora (!) più flessibili i contratti di lavoro nazionali e favorire con una legge una maggiore competizione per sostenere la crescita.
In pratica, il FMI vuole l'egemonia dell'economia su tutto. Vorrebbe l'homo oeconomicus, cancellando ciò che non riesce ad adeguarsi, distruggendo le possibili "inefficienze", esaltando solamente le nuove virtù economiche quali uniche e possibili, colmando, per l'appunto, quel vuoto lasciato dalle virtù non economiche.
Questo concetto è stato mirabilmente espresso domenica 26 luglio in un favoloso articolo per il quotidiano Avvenire, firmato dal Professor Luigino Bruni. Praticamente, al di là del mero mondo economico e aziendale, non dovrebbe esistere altro mondo.
E' chiaro quindi che si debbano fare sacrifici continui perché "ce lo chiede l'Europa", o la troika, o perché il mercato (incapace di autoregolarsi) esiga altri morti sulla sua ara. Pertanto, in base alle previsioni del FMI, avremmo altri vent'anni (venti, si legga bene!) di imprenditori che si suicideranno (questa volta senza più far notizia), di giovani precari, di disoccupazione alle stelle, di famiglie intere sull'orlo del lastrico, precipitanti verso la povertà assoluta.
Gertrude Stein, rivolta ai "suoi" scrittori americani "esuli" negli Stati Uniti, usava la parola lost generation. Ebbene, se una crisi durerà 30 anni complessivamente, coinvolgendo più di una generazione, mai termine può essere più idoneo. I giovani degli anni '80 - '90 - '00 sono la nuova lost generation. Una generazione perduta in nome dell'eurocrazia e del mercato.
Valentino Quintana per Agenzia Stampa Italia