(ASI) Proseguono i raid dell'aviazione araba sullo Yemen. Per la quinta notte consecutiva i jet sauditi hanno colpito presunte postazioni dei ribelli sciiti Houthi nelle città di Sanaa e Aden.

Secondo portavoce della coalizione araba guidati dai sauditi, generale Ahmed Al Asiri, sono stati colpiti legittimi e comprovati obbiettivi militari dei ribelli. Nella fattispecie le operazioni degli ultimi giorni sono state dirette alla distruzione di numerosi depositi di munizioni scavati nelle montagne attorno alla città di Sanaa e sotto ad alcuni edifici della città stessa. Asiri ha inoltre confermato la massiccia presenza di truppe saudite lungo il confine con lo Yemen, ma ha precisato che al momento non sarebbero previste operazioni di terra, e che si tratterebbe di una misura di routine in questa situazione. Mentre l'aviazione saudita bombardava le postazioni dei ribelli Houthi, la marina ha stretto d'assedio i porti yemeniti per impedire il passaggio di guerriglieri e armi in soccorso dei ribelli. Tale misura è stata implementata soprattutto a causa del fatto che i ribelli sciiti Houthi, sarebbero sostenuti militarmente, economicamente e logisticamente dall'Iran. "Lo scenario dello scacchiere del Mar Rosso è attualmente in fase di cambiamento e l'Iran ne sta emergendo pericolosamente rafforzato. Noi intendiamo impedirlo"- ha precisato il ministro degli esteri di Abu Dhabi, Anwar Gargash.
La risposta di Tehran non si è fatta attendere. La Tv nazionale iraniana ha parlato del conflitto come di "un aggressione immotivata e vergognosa" da parte degli Emirati Arabi con l'appoggio degli Stati Uniti d'America. Mentre dal governo viene fatto sapere che l'Iran ritiene tale aggressione "Un atto pericoloso dalle nefaste conseguenze". Sulla stessa linea anche la Siria di Bashar al-Asssad, alleato dell'Iran, che ha parlato di "aggressione senza ritegno" ricordando che i paesi che ora stanno attaccando lo Yemen con il consenso americano, sono gli stessi che sostennero le rivolte per rovesciare Assad.
Critiche sul conflitto sono state espresse anche dalla Russia di Putin. Mosca ha espresso le sue preoccupazione per la guerra in Yemen, e ha chiesto a tutte le parti in conflitto e ai loro alleati l'immediata cessazione delle ostilità. Il ministro degli esteri russo ha inoltre ricordato che la Russia ha sempre "sostenuto la sovranità e l'unità territoriale dello Yemen".
A sostegno della coalizione araba, ingranditasi a dieci paesi con l'odierno ingresso di Pakistan ed Egitto, gli Usa. Washington ha dato tutto il suo appoggio alla coalizione araba, mentre la portavoce del presidente Obama ha fatto sapere che gli Stati Uniti sono pronti a fornire sostegno logistico e di intelligence agli alleati arabi dichiarandosi però fermamente contrari a qualsiasi intervento "diretto" nel conflitto in Yemen.
Mentre prosegue il "balletto" delle prese di posizioni diplomatiche, sul campo la situazione vede già centinai di morti e feriti. Nei bombardamenti della scorsa notte per colpire alcuni depositi di munizioni dei ribelli 35 sono stati i morti tra i civili. Nel corso della giornata odierna i jet arabi hanno colpito anche un campo profughi a Sanaa. Il bilancio è stato di 45 morti e 65 feriti. Situazione simile anche ad Aden, dove infuriano i combattimenti per il controllo dell'aeroporto conteso tra i ribelli e le forze leali al presidente yemenita Mansour Hadi, rifugiatosi durante i primi giorni di scontri in Arabia saudita e attualmente in viaggio verso l'Egitto. Secondo il portavoce delle forze militari yemenite sul campo, l'aeroporto sarebbe ora in mano ai governativi, e che l'esercito starebbe inseguendo i ribelli in ritirata nel vicino distretto di Crater.


Cenusa Alexandru Rares – Agenzia Stampa Italia

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