Poi il Ministro italiano prosegue: “Il rischio concreto che si sta presentando è il blocco dei fondi sovrani dei Paesi coinvolti nei disordini e che investono anche in Europa, avrebbe effetti destabilizzanti, soprattutto considerato che molti di questi Paesi sono delle democrazie giovani, per cui necessitano di sostegno. In caso di disinvestimenti della Libia nel nostro Paese circa 6 miliardi di euro entrerebbero a Piazza Affari e, conseguentemente, ci sarebbe un calo delle quotazioni”.
Commento: In una situazione di estrema crisi del sistema mondialista/globale il ministro ha voluto richiamare l'attenzione dell'opinione pubblica sui riflessi estremamente negativi che potrà avere, e già li ha, la crisi libica, particolarmente sull'economia italiana che, lo riocordiamo, è già in una situazione di lenta convalescenza.
Da più parti, può maturare il sospetto che una deriva volta contro gli interessi nazionali abbia degli ispiratori dall'estero, proprio per uno scopo ben preciso: prendere il posto dell'Italia nei grandi affari e contratti economico-energetici con la Libia. A tutto svantaggio della nostra nazione.
Le conclusioni prevedibili stanno nelle parole di Gheddafi che ha minacciato di dare tutte le concessioni petrolifere alla Cina e all'India. Per noi, concretamente significherebbe che l'Italia verrebbe estromessa da tutti li vantaggiosi investimenti che gli italiani hanno in quello stato.
In sostanza le critiche che vengono fatte all'Italia principalmente dai paesi protestanti-calvinisti, provengono proprio da quelle nazioni che non hanno mai rinunciato a fare lucrosi affari e sostenere tiranni senza scrupoli pur di soddisfare i propri interessi.
A volta un sano nazionalismo a difesa della propria sovranità e dei propri leciti interessi aiuta a superare anche la crisi economica interna.