(ASI) Giorni agitati in Brasile per gli indigeni, decisi a contrastare il governo di Dilma Rousseff e la proposta di legge che mira a rivedere i confini delle terre lasciate in mano alla popolazione originaria del paese.
Una delegazione di 100 persone, rappresentanti tutte le principali tribù concentrate nello stato di Bahia, tra cui i Pataxò, i Kaimbè e i Kariri, ha manifestato sulla Spianata dei ministeri contro l'eventualità di peggiorare la situazione sancita dalla Costituzione e spronare il Congresso a lasciare inalterata la loro situazione.
Il Cimi, consiglio missionario indigeno, ha invitato il congresso a rispettare i diritti garantiti alle loro tribù salvaguardando in particolar modo le loro terre che rischiano di essere svendute alla multinazionali del legno e del settore minerario solo per fare cassa e lucrare.
La delegazione si è recata anche alla Corte Suprema per incontrarne il Presidente Ricardo Lewandowiski, che ha preferito tenere un profilo basso.
Dopo gli anni dorati della presidenza Lula il Brasile sembra non riuscire più a tenere quei ritmi di crescita e prosperità e così il governo appare ora costretto a scendere a patti con le grandi multinazionali per immettere denaro fresco nelle proprie casse anche se farlo a spese degli indigeni che già vivono ai margini della società appare la scelta peggiore che si potesse fare.
Fabrizio Di Ernesto – Agenzia Stampa Italia