(ASI) Infine sembra avvicinarsi l'atto finale dello scontro tra la Germania della rigorista Merkel, e la Grecia del rampante Tsipras.
Dopo mesi di incontri, pressioni, accuse, smentite, calma alternata a forti contrapposizioni, e provocazioni di vario genere e natura; la partita tra Grecia e Germania per il futuro del popolo greco e dell'Europa intera, è entrata dunque oggi nella sua fase decisiva.
Con un brillante colpo di mano, e una non comune dose di sfrontatezza, il premier greco Alexis Tsipras, ha minacciato i portabandiera europei dell'ordine rigorista mondiale; "O ci pagate i danni di guerra, oppure procederemo alla confisca dei beni tedeschi sul nazionale greco"- ha ammonito. Tsipras ha spiegato che "la Germania non può permettersi di pretendere il rispetto dei debiti da parte degli altri paesi quando essa stessa non ha onorato i propri". E non si tratta certo di pochi spiccioli. Una sentenza, riconosciuta a livello internazionale, obbliga la Germania al pagamento dei danni causati dall'occupazione nazista nel periodo che va dal 1941 al 1945. Nella fattispecie tale sentenza impegnava la Germania a ripagare non solo i danni legati al danneggiamento delle infrastrutture elleniche, a quanto depredato o distrutto e infine, alle vittime delle atrocità delle armate hitleriane e al rimborso del prestito forzoso che i nazisti del III Reich imposero alle banche elleniche di versare a loro favore. Si parla dunque di qualcosa come 70 miliardi di euro. Tale importo, se contabilizzato, non solo andrebbe ad azzerare il credito che la Germania merkelliana vanta nei confronti della Grecia, ma la renderebbe di fatto debitrice nei confronti di Atene. Nel contempo Atene andrebbe a dimezzare il proprio debito, oggi stimato in 140 miliardi di euro. Non solo, ma se la ristrutturazione del debito voluta da Tsipras e dal ministro delle finanze Varufakis andasse a buon fine, la Grecia potrebbe essere il primo stato europeo a passare dallo "status" di problematico a quello di virtuoso, da debitore a creditore, poiché il suo debito pubblico scenderebbe a livelli simili a quelli dei paesi nordici. Ovviamente la reazione tedesca alle istanze greche è stata un secco "no" e ciò apre degli scenari assai inquietanti per i tedeschi. Nel mirino di Atene finirebbero pezzi pregiati del governo tedesco come il Goethe Institut di Atene, l'Istituto archeologico tedesco di Atene e le Deutsche Schule, cioè le scuole tedesche, di Atene e Salonicco. Si salverebbe solo l'ambasciata tedesca poiché le convenzioni internazionali stabiliscono che essa è "suolo nazionale" tedesco e pertanto la sua violazione costituirebbe violazione della Germania stessa. La mossa di Tsipras non è del tutto inedita. Già ai tempi del governo Samaras, il Goethe Institut e l'istituto archeologico tedesco di Atene, finirono nel mirino degli ufficiali giudiziari sempre nel tentativo di far pagare quanto dovuto alla Germania. In quell'occasione però il ministero di giustizia greco fermò la procedura prima che essa divenisse esecutiva. Si trattò di un "miracolo" in extremis, di cui però stavolta la Germania non sembra che potrà usufruire una seconda volta.
Da parte tedesca la risposta è stata un secco "no". Niente riparazioni ad Atene in quanto non dovute poiché la Germania non riconosce la validità di tale sentenza. In particolare la posizione tedesca è che giustamente tali riparazioni non sono state versate prima del 1990 in quanto la Germania era stata divisa nelle due entità della Germania Federale e della Germania Democratica. All'atto della riunificazione, sostengono i tedeschi, "è stato versato il giusto", ossia una parte dei danni riconosciuti ai parenti e ai discendenti di persone che furono vittime dell'esercito di occupazione tedesco. Ciò che essenzialmente rifiuta di riconoscere la Germania sono i danni infrastrutturali, quelli legati alle "stragi", e infine al prestito forzoso imposta ad Atene. In particolare su quest'ultimo varrebbe il principio di "firmato e approvato", ossia che in quanto ratificato dalla banca nazionale greca, esso non sarebbe da considerarsi una "costrizione". Inoltre, giuridicamente parlando, tale prestito sarebbe stato concesso a uno stato, la Germania Nazista, che oggi non esiste più.
Infine i tedeschi contestano il calcolo e il tasso degli interessi maturati dalla Grecia non tenendo però conto che essi sono ben più blandi, e il loro calcolo molto meno oneroso per il paese debitore, rispetto a quelli imposti alla Grecia e del rispetto dei quali la Germania ha fatto la propria bandiera in politica europea.
Evidentemente tale nuova sensazione, quella cioè di trovarsi nei panni del debitore insolvente, non è stata gradita a Berlino tanto da far si che il ministro delle finanze Schaeuble si lasciasse andare a una tanto personale, quanto azzardata dichiarazione, con la quale ieri definiva il collega greco Varufakis "Stupidamente ingenuo". La reazione greca non si è fatta attendere e già ieri l'ambasciata greca a Berlino aveva presentato un protesta ufficiale chiedendo le scuse del ministro delle finanze tedesco. Oggi Schaeuble ha fatto sapere che si sarebbe trattato solo di un malinteso e che non presenterà alcuna scusa formale dichiarando –"che Varufakis sia un ingenuo in materia di comunicazione sarebbe per me una cosa nuova".
Ma il ministro delle finanze ellenico non si è lasciato sfuggire l'occasione offertagli da Schaeuble e sta mattina alla tv greca ha dichiarato –"In un incontro con Herr Schaeuble, lui mi ha detto che io avrei perso la fiducia del governo tedesco. Io gli ho risposto di non averla mai avuta".
Questo momento di debolezza tedesco, è stato oggi abilmente sfruttato da Tsipras, che oggi, durante un discorso all'Ocse, è tornato a chiedere la ristrutturazione del debito greco. "L'attuale debito è insostenibile e frutto di un vero e proprio ricatto da parte della Troika. Esso è insostenibile perché non punta a risolvere i fattori di debolezza ma solo a una svalutazione interna del paese debitore trasformando la parola "riforme" in un sinonimo di deregolazione sociale."- ha accusato Tsipras, il quale ha poi spiegato che la Grecia "desidera essere un paese normale all'interno dell'eurozona" ma i cui indicatori sociali tornino ad essere positivi. Il premier greco ha poi ribadito la richiesta di ristrutturazione del debito greco, cioè di un taglio dei tassi di interesse. "Ne abbiamo abbastanza dell'austerity. Ora vogliamo andare avanti con le misure strutturali" – ha dichiarato Tsipras incassando il pieno appoggio dei rappresentanti Ocse.
Cenusa Alexandru Rares – Agenzia Stampa Italia