(ASI) Il Ministero degli Esteri iraniano ha fortemente criticato il recente rapporto del Ministero degli Esteri britannico sulla situazione dei diritti umani in Iran, giudicandolo molto parziale.
La relazione britannica è stata ufficialmente definita dalla portavoce del Ministero degli Esteri iraniano Marzieh Afkham priva di fondamento. Viceversa, l’alto rappresentante del governo dell’Iran Marzieh Afkham. ha ribadito che la Repubblica Islamica si è sempre mostrata disponibile ad una cooperazione con gli organismi internazionali con lo scopo di migliorare il rispetto dei diritti umani nel mondo. Il tutto nel rispetto delle culture e dei valori delle altre nazioni . Giovedì, il Ministro degli Esteri inglese William Hague aveva reso nota la relazione denominata , " Diritti Umani e Democrazia. Rapporto del Foreign & Commonwealth 2013 ".
Il documento faceva emergere grandi preoccupazioni sullo stato delle cose nel mondo ed elencava 28 nazioni dove i diritti umani non venivano rispettati. Preoccupazioni sulla mancanza del rispetto dei diritti umani che secondo il Regno Unito avvenivano nei seguenti paesi chiave: Arabia Saudita , Libia , Iraq , Iran , Siria , Yemen , Sudan e Sud Sudan In particolar modo, la Gran Bretagna ha puntato l'indice contro la Repubblica Islamica dell’Iran perché, a suo dire, ha ritienuto un fallimento la politica di Teheran volta a migliorare la democrazia e la situazione dei diritti umani nel Paese.
Il governo iraniano, per quanto riguarda le accuse rivolte alla sua nazione ha prontamente, quanto categoricamente reagito, bollando il rapporto come ripetitivo e di parte. Inoltre, ha denunciato il tentativo in atto di alcune potenze di usare falsamente quale pretesto il tema dei diritti umani, ma in realtà, ipocritamente li si usa quale strumento politico per affermare invece propri particolari interessi.
La portavoce del Ministero degli Esteri iraniano Afkham ha invece ricordato alla Gran Bretagna la violazione dei diritti umani che avvengono nei confronti delle minoranze etniche, dei musulmani, proprio nel Regno Unito e che sono la prova evidente che il governo britannico non ha le carte in regola per ergersi a paladino dei diritti umani.
In merito al rapporto del Foreign Office inglese sui diritti umani, perplessità, amnesie e lacune sono state evidenziate anche dall’ organizzazione CAGE, una realtà indipendente che lavora per aiutare le comunità colpite dalla guerra al terrorismo e che ha come finalità la lotta per un mondo libero dall'oppressione e dall'ingiustizia.
Infatti, dall’Inghilterra anche la portavoce della organizzazione CAGE, Amandla Thomas Johnson, ha disapprovato la documento, rilevando che nel rapporto non venivano menzionate, ergo omesse, tutte le violazioni dei diritti umani commesse dalla stessa Gran Bretagna, portando a supporto della sua tesi il seguente importante riscontro:
"E' stata solo la scorsa settimana che l'ex primo ministro Tony Blair ha ammesso di aver avuto piena conoscenza di interrogatori segreti della CIA e del programma di consegne in cui gli individui sono stati trasportati in tutto il mondo per essere abusati e torturati , spesso con l'aiuto di agenti britannici".
La dichiarazione di Blair, per chi vede con equità le cose è una grave ammissione di colpa. Non solo non sosno stati rispettati i diritti umani dai cosiddetti 'civili e democratici paesi' occidentali. Ma la cosa peggiore è il constatare che questi atroci crimini contro l'umanità non stanno trovando giustizia nei tribunali internazionali. Così pure all'ONU non verranno richiedeste sanzioni per si è macchiato di tali crudeltà. Oppure, come al solito, questi crimini rimarranno ancora impuniti? Infine, fra le orrori non vanno dimenticati pure gli abusi commessi da parte truppe speciali inglesi, a cui sono stati e sono ancora soggetti nell’Uster i cattolici irlandesi che reclamano l’unione con la madre patria d’Irlanda (Eire). Allora, in questo e, comunque in casi analoghi, è proprio sbagliato definire la Gran Bretagna: “perfida Albione”?
Niger September - Redazione Agenzia Stampa Italia