(ASI) Alle tradizionali e storiche tensioni che dal 2006 si registrano in Libano si sono aggiunte, dall’inizio del conflitto siriano, nuove e più incerte minacce alla stabilità.
Se infatti era abbastanza logico prevedere un spaccatura della popolazione libanese tra sostenitori ed oppositori di Assad, cosa che peraltro è andata a riproporre quelle che erano già le divisioni dei due schieramenti politici 14 e 8 marzo, ben diverse e più difficili da interpretare sono le conseguenze dell’emergenza umanitaria dei profughi siriani e la presenza di nuove milizie in Libano.
Il flusso di profughi siriani che dall’inizio del conflitto si sta riversando in Libano non fa che aggravare la situazione umanitaria in un Paese già al limite del collasso.
Ciò che però desta più preoccupazione sono le minacce dei gruppi collegati in qualche modo ad al – Qaeda che operano in questo momento in Siria e che sono ormai in guerra aperta con Hezbollah, il partito sciita libanese.
Quest’ultimo, impegnato militarmente in Siria al fianco di Assad, teme il ripetersi di attacchi nei quartieri a maggioranza sciita di Beirut, come quello avvenuto la scorsa estate a Dahiyeh e in quelle altre aree del Libano,tradizionalmente vicine al Partito di Dio.
Secondo il think tank americano Al – Monitor la milizia di Jabhat al – Nusra starebbe reclutando ed addestrando diversi profughi palestinesi per compiere attentati terroristici contro la comunità sciita e contro le roccaforti di Hezbollah.
Proprio sulla possibile presenza in Libano di Jabhat al – Nusra, il franchising siriano di al – Qaeda, si interrogano con non poca preoccupazione diversi analisti.
Destano infatti molta attenzione le dichiarazioni del leader di Jabhat al – Nusra, Abu Muhammad al-Jawlani, che in un’intervista ripresa dal quotidiano libanese “now lebanon” avrebbe riconosciuto l’esistenza di una versione libanese del più famoso gruppo Jabhat al – Nusra, già operante in Siria.
Nonostante queste dichiarazioni e la presenza riscontrata di alcuni elementi identificabili sotto questa sigla, molti in Libano, sono scettici sulla reale consistenza e organizzazione di questo gruppo.
Nizar Abd al-Qader, un ex Generale dell’esercito libanese, non ha escluso che ci possano essere elementi che simpatizzino con Jabhat al – Nusra così come Riad Kahwaji fondatore dell’ Institute for Near East & Gulf Military Analysis (INEGMA) ha sottolineato come da un lato la debolezza del governo di Beirut così come il flusso di più un milione di profughi siriani possano rappresentare un terreno favorevole per il gruppo.
Non viene esclusa peraltro la possibilità che proprio il campo profughi palestinese di Ain al-Hilweh, nella città meridionale di Sidone, possa costituire un terreno fertile per la causa di Jabjat al – Nusra. Anche qui però sembrerebbero emergere più affiliazioni e simpatie di singoli individui alla causa di al – Nusra, che non ramificazioni vere e proprie.
Proprio ieri sera il numero due di Hezbollah, il Vice Segretario Generale Naim Qassem, ha ribadito la minaccia alla stabilità del Libano, rappresentata dai gruppi terroristici che già hanno operato e distrutto Libia, Egitto, Afghanistan, Tunisia, Siria, Iraq, Giordania e Pakistan.
La tesi ribadita dal numero due di Hezbollah è che non ci sarebbe nessun legame tra gli attentati terroristici che sta subendo in Libano negli ultimi mesi e il coinvolgimento del Partito di Dio in Siria.
Qassem ha inoltro rivolto un appello ai partiti della coalizione del 14 Marzo dando la disponibilità a cooperare insieme per salvaguardare il Libano e l’esercito libanese dalla minaccia dei takfiris,il termine usato da Hezbollah per indicare i gruppi vicini ad al – Qaeda.
Matteo Bressan - Agenzia Stampa Italia