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La guerra dei treni e la concorrenza sleale in Italia
(ASI)Il Washington Post, noto quotidiano statunitense, ha sorpreso il lettore italiano lo scorso 28 ottobre pubblicando un articolo sulla concorrenza dei treni in Italia, una faccenda interna a dir poco particolaristica.

L'articolo di Anthony Faiola, intitolato “La guerra  dei treni in Italia: la lunga e tortuosa strada della competizione”, racconta la disputa in corso tra la linea ferroviaria di Luca Cordero di Montezemolo, Italo, e Trenitalia e RFI.

La linea Italo viene presentata come il faro in Italia della privatizzazione di servizi nazionali.

Da una parte vengono proiettati gli sbuffanti treni inceppati degli ultimi dieci anni, e dall'altra le cabine ultra moderne di Italo, con sedili in pelle, prosecco di prima scelta, una sala cinematografica,  e il collegamento Venezia- Napoli a 200 miglia orarie.

Negli Stati Uniti i treni di Montezemolo appaiono un ammonimento, nella disastrata Europa, di cosa voglia dire investire nella “parola C”, ovvero la concorrenza all'americana maniera.

Gli interventi dinamici di Italo nel mercato sembrano essere uno spunto di riflessione da iniettare nella crisi economica europea.

In particolare, quando tale dinamismo tecnologico si scontra con il boicottaggio tragicomico delle aziende statali.

E'Paolo Ripa, direttore di NTV (la società che gestisce i treni Italo), a riportare al WP la sua testimonianza: “Ferrovie dello Stato ha iniziato a trattarci come il nemico”.

Nella stazione di Roma Ostiense, ad esempio, Ferrovie dello Stato ha celato con un muro di due metri di altezza il nuovo punto clienti dei treni Italo, due settimane prima del lancio della linea  nella scorsa primavera.

Solo uno dei numerosi atti di sabotaggio, a detta dei funzionari Italo.

Circa dieci anni fa le Ferrovie dello stato furono divise in imprese controllate, le cui azioni sono ancora nelle mani dello Stato italiano. Trenitalia e RFI  (Rete Ferroviaria Italiana) sovrintendono a stazioni e infrastrutture.

A detta dell'amministrazione di Italo, RFI e Trenitalia operano come una sola impresa nell'ostacolare drasticamente la libera concorrenza.

Da una parte tali ostacoli appaiono tragicomici, come il pubblicizzare treni Trenitalia ogni qualvolta i  treni Italo siano in ritardo, e mantenere fuori servizio i tappeti mobili e i bagni in prossimità delle aree Italo nelle stazioni.

Dall'altra parte invece gli ostacoli sono di natura cavillosa, tipicamente italiani.

Ad esempio, da quando Italo è comparso sulla scena, Trenitalia e RFI hanno lanciato una campagna di sconti approfittando di contratti pubblici lucrosi creati ad hoc per sostenerle.

E nelle stazioni ferroviarie gli sportelli Italo sono soggetti a restrizioni ad personam, come avviene nelle stazioni di Bologna e Venezia.

Ripa imputa questo gioco sporco alla mancanza di un regolamento di transito indipendente nel momento  in cui il mercato ferroviario è stato aperto. Solo nella scorsa estate lo stato italiano ha ovviato a tale regolamentazione.

Quali sono stati gli effetti benefici nel lungo periodo di questa concorrenza imperfetta?

La linea Italo offre prezzi ridotti, cabine di avanguardia, eccellenza tecnologica a livello mondiale.

Persino in Nord America e nel resto dell'Europa le linee di alta velocità viaggiano con un solo vettore, con una tecnologia dunque inferiore ad Italo.

Mentre la linea Trenitalia, da due anni impegnata ad attutire l'impatto con l'apertura del mercato ferroviario, per contro ha aumentato la puntualità dei treni del 90%.

Trenitalia ha inoltre intercettato la stessa tipologia di cliente di prima classe di Italo innovando le cabine di lusso, promuovendo abbonamenti a premi e abbassando i prezzi del 9% circa.

Vincenzo Soprano, amministratore delegato Trenitalia, ha accusato Italo di non aver digerito la concorrenza da parte di un'azienda statale con le stesse armi di un'azienda privata.

Ovvero essere “battuta”al suo stesso gioco.

Ma la dirigenza di Italo, per bocca di Antonello Perricone della NTV, ha promesso una guerra a lungo raggio, impegnandosi ad innescare il gioco della concorrenza non solo per il bene dell'Italia per il bene dell'Europa.

Maria Giovanna Lanotte- Agenzia Stampa Italia

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