(ASI) I nazionalisti giapponesi invocano a gran voce la riforma costituzionale per proteggere il loro Paese. E il Governo di Shinzo Abe dà loro ascolto. Dopo aver rivoluzionato l’economia giapponese con una politica economica denominata “Abenomics”, che si contrappone all’austerity europea, il premier adesso è pronto a modificare a suo piacimento la Costituzione scritta dagli americani nel secondo Dopoguerra.
Non è la prima volta che in Giappone si propone la modifica dell’articolo 9 della Costituzione, l’articolo “pacifista” imposto dai vincitori della Seconda Guerra Mondiale. Il dettato costituzionale non lascia dubbi: "Aspirando sinceramente ad una pace internazionale fondata sulla giustizia e sull’ordine, il popolo giapponese rinuncia per sempre alla guerra, quale diritto sovrano della Nazione, ed alla minaccia o all’uso della forza, quale mezzo per risolvere le dispute internazionali", specificando inoltre che "i potenziali di forze terrestri, aeree o navali non saranno mantenuti"
1. I tentativi precedenti di modifica non sono andati a buon fine per il carattere rigido della Costituzione, i cui emendamenti, per essere attuati, hanno un procedimento che richiede una maggioranza qualificata. Il procedimento infatti necessita del voto concorde dei due terzi dei membri di entrambe le camere della Dieta (l’equivalente del Parlamento italiano) e successivamente di un referendum popolare, per essere infine proclamati dall’Imperatore
2. Questa pressante richiesta di cambiamento ha origine dalle dispute territoriali del Giappone con i suoi vicini, in particolare la Cina, che hanno aperto la strada ad una possibile revisione costituzionale di stampo militarista in modo da garantire una maggiore protezione del territorio nazionale e l’indipendenza dall’intrusivo appoggio americano. Le attuali “Forze di autodifesa” diverrebbero a pieno titolo un esercito. Inoltre il Giappone potrebbe dotarsi in breve tempo di un arsenale nucleare invidiabile, sfruttando le tecnologie già utilizzate per scopi civili e convertendole per usi militari. Nella zona delle isole Senkaku/Diaoyu, uno dei territori maggiormente contesi, si stanno moltiplicando le incursioni di navi cinesi
3. In alcuni casi si è trattato di pescherecci, in altri di veri e propri sbarchi di militanti nazionalisti che hanno occupato le isole. La maggioranza necessaria per far passare l’emendamento che metterebbe la parola fine al carattere pacifico della Costituzione giapponese è pronta ad esprimersi. Abe è sostenuto dai ministri del suo Governo, sicuri della loro posizione. Uno di loro è Taro Aso, ex premier ed attualmente ministro delle finanze, il quale durante una conferenza di stampo conservatore, ha paragonato la trasformazione costituzionale in atto con il processo storico che ha condotto la Repubblica di Weimar verso il Nazismo
4. Il panorama politico del Giappone è in fermento e alle prese con la disgregazione e il riallineamento delle forze politiche. Il Partito Democratico del Giappone (DPJ) ha subito una scissione in seguito alla decisione di Ichiro Ozawa, presa durante luglio, di disertare e formare un nuovo partito, a cui si aggiunge il malcontento generale per le pressioni di Yoshihiko Noda sulla riforma della tassa sui consumi. Particolarmente interessante è l’avvento recente di gruppi politici a carattere regionale, incluso il rilevante
Osaka Ishin no Kai capitanato da Toru Hashimoto e i forum alternativi che si occupano di politica, tra cui spicca
Minakan Kenpo Rincho. Questi gruppi preannunciano la nascita di nuove formazioni politiche che possano raggruppare i dissidenti in una formazione alternativa a quelle esistenti, oltre a far emergere nuove tematiche e tendenze che potrebbero influenzare le scelte politiche nei prossimi mesi. Quelli che supportano la revisione dell’Articolo 9 sono ben distribuiti tra i partiti tradizionali e i gruppi nascenti. Riferendosi agli sbarchi dei nazionalisti giapponesi, Seiji Maehara del DPJ e il premier Shinzo Abe, esponente del Partito Liberal Democratico (LDP), hanno elogiato le loro azioni, ammantandoli di patriottismo e prendendo le loro difese, interpretando la loro reazione come una risposta ad una provocazione proveniente dall’atteggiamento cinese. Sono entrambi delle volpi quando si tratta di sicurezza nazionale e revisione costituzionale, poiché entrambi hanno fiutato la possibilità di cavalcare l’ondata di nazionalismo in Giappone per raggiungere l’agognato obiettivo di emendare la Costituzione. Lo stesso Hashimoto ha dichiarato pubblicamente di voler indire un referendum che possa cambiare la clausola pacifista e rafforzare la capacità difensiva del proprio Paese. Il LDP ha pubblicato una bozza ad aprile, contenente una serie di proposte di revisione della Carta costituzionale che riconoscerebbero al Giappone il diritto alla difesa collettiva, proposte sostenute anche da Ozawa
5. A prima vista possono sembrare solo dei semplici scogli, delle placide rocce accarezzate dalle onde, ma queste piccole isole hanno una grande valenza di carattere geopolitico. Per prima cosa la sovranità su queste isole permette lo sfruttamento di ingenti quantità di gas e olio minerale
6. A questo si aggiunge anche la possibilità di usufruire delle acque nazionali circostanti per la pesca
7. Per concludere, ovviamente, un maggiore controllo più stretto sulle rotte commerciali dell’area. Il Giappone non ha intenzione di rinunciare a tutti questi vantaggi geopolitici, ed è pronto a modificare la sua Costituzione, tanto elogiata dai pacifisti (in quanto non solo rifiuta la guerra, ma nega anche il diritto di belligeranza) e tanto odiata dai nazionalisti di destra. Ma è pronto a tutto pur di proteggere i suoi interessi nell’area? Anche a modificare l’anima pacifica che ha guidato la sua politica e la sua giurisprudenza per decenni? Potrebbe essere una occasione irripetibile di liberarsi dalla sudditanza militare verso gli Stati Uniti. Compito della classe dirigente giapponese nei prossimi mesi sarà quello di scegliere tra l’idealismo costituzionale legato ad elevati principi morali e l’importanza degli interessi geopolitici giapponesi, fondamentali per una delle nazioni più potenti ed influenti del mondo.
Guglielmo Cassiani Ingoni - Agenzia Stampa Italia
NOTE
1. vedi Costituzione del Giappone, art. 9 (Capitolo II. La Rinunzia alla Guerra)
2. vedi Costituzione del Giappone, art. 96 (Capitolo IX. Gli Emendamenti)
3. vedi l’articolo di ANSA http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/mondo/2013/08/10/Navi-cinesi-largo-isole-Senkaku_9140928.html
4. vedi l’articolo de Il Fatto Quotidiano http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/08/09/oriente-furioso-giappone-costituzione-sotto-attacco-da-cambiare-in-silenzio/680551/
5. vedi l’articolo di Geopolitica http://www.geopolitica-rivista.org/19165/dispute-giappone/
6. Ji Guoxing, http://escholarship.org/uc/item/7rq2b069#page-8, pagine 9-11. Università della California, Berkeley: UC Institute on Global Conflict and Cooperation, 1995
7. vedi l’articolo di Zeenews India http://zeenews.india.com/news/world/japanese-nationals-land-on-disputed-senkaku-islands_794578.html
ASI precisa: la pubblicazione di un articolo e/o di un'intervista scritta o video in tutte le sezioni del giornale non significa necessariamente la condivisione parziale o integrale dei contenuti in esso espressi. Gli elaborati possono rappresentare pareri, interpretazioni e ricostruzioni storiche anche soggettive. Pertanto, le responsabilità delle dichiarazioni sono dell'autore e/o dell'intervistato che ci ha fornito il contenuto. L'intento della testata è quello di fare informazione a 360 gradi e di divulgare notizie di interesse pubblico. Naturalmente, sull'argomento trattato, il giornale ASI è a disposizione degli interessati e a pubblicare loro i comunicati o/e le repliche che ci invieranno. Infine, invitiamo i lettori ad approfondire sempre gli argomenti trattati, a consultare più fonti e lasciamo a ciascuno di loro la libertà d'interpretazione