Dall’indipendenza dall’Impero Ottomano agli anni di Hafez Asad (1970-2000) si snoda la prima parte dell’opera che chiarisce il complesso mosaico siriano e le illusioni del primo dopoguerra.
Particolarmente significativa per la ricostruzione minuziosa è la struttura di potere costruita da Assad padre. Una struttura in cui il vero potere è dietro alle istituzioni, una continua contrapposizione tra potere formale ed informale e tra potere visibile ed invisibile. Il potere formale è rappresentato dalle istituzioni dello Stato ma i veri decisori si trovano nelle istituzioni nascoste, negli apparati di sicurezza. Secondo Trombetta il potere visibile corrisponderebbe a un potere fittizio ed apparente, mentre quello nascosto corrisponderebbe al potere reale.
Con la morte di Hafez Asad, sembrano aprirsi speranze in Siria per una maggiore apertura verso la società, tanto che si parla di primavera.
Il giovane Bashar al Asad, formatosi a Londra, sembrò favorire nei primi anni del suo governo alcune graduali aperture della società ma questo processo si interruppe non appena alcuni dissidenti politici avanzarono formale richiesta per dare vita ad una sigla politica in competizione con il partito Ba ‘th.
Il lavoro di Trombetta termina con un’approfondita analisi sulle motivazioni sociali, economiche e in ultimo confessionali che, a poco a poco, danno vita alle proteste che dal 2011 stanno animando la Siria.
Vengono descritti i principali gruppi delle forze delle opposizioni, sia politiche sia militari, i gruppi e i paesi schierati con Assad e le scelte che le varie comunità si trovano a fare in un conflitto sempre più esasperato.
Un testo fondamentale che, proprio nel prologo intitolato “Nelle sabbie mobili dell’informazione”, fornisce al grande pubblico gli strumenti per capire il ruolo chiave dell’informazione, delle fonti e della guerra della comunicazione che si sta combattendo in Siria.
Una comunicazione che rischia, gradualmente, di confondere le parti in campo, di soffocare nel silenzio le motivazioni di quei siriani che, almeno negli ultimi dieci anni, si sono sentiti esclusi dal benessere economico goduto invece da un’oligarchia sempre più isolata dal resto della società.
Matteo Bressan - Agenzia Stampa Italia
“Siria – Dagli ottomani