(ASI) «È sicuramente accaduto qualcosa ma non è certo che si tratti di un rapimento». Un amico di padre Paolo Dall’Oglio apre uno spiraglio di speranza in merito al presunto rapimento del gesuita italiano, che sarebbe avvenuto a Raqqa, nel Nord della Siria, nel tardo pomeriggio di ieri (29 luglio) ad opera di miliziani appartenenti al gruppo jihadista dello «Stato islamico dell'Iraq e del Levante».
Secondo quanto dichiara ad Aiuto alla Chiesa che Soffre la fonte – che per motivi di sicurezza preferisce rimanere anonima – padre Dall’Oglio doveva incontrarsi con alcuni membri del gruppo affiliato ad al-Qaeda per negoziare la liberazione di un membro di un gruppo dell’opposizione, amico del religioso italiano. «Il silenzio di padre Paolo potrebbe essere legato ai tempi e alle modalità della contrattazione e non ad un sequestro. In ogni caso la situazione non è ancora chiara», continua la fonte. Al gesuita, che si troverebbe in Siria da venerdì scorso (26 luglio), potrebbe dunque non essere concesso avere contatti con l’esterno durante la mediazione per la liberazione dell’ostaggio.
L’ultima comunicazione certa di padre Paolo, riferisce la fonte ad ACS, risale alla sera di sabato scorso (27 luglio). L’ultimo messaggio attendibile sul profilo twitter del gesuita, @AbunaPaolo, risale invece a giovedì 25. Segue poi un tweet di pubblicità spam, ripetuto tre volte, che potrebbe indicare una possibile forzatura del profilo.
Solo pochi giorni fa il religioso romano aveva lanciato un appello al Santo Padre, con relativa petizione via Internet, chiedendo a Papa Francesco di «promuovere personalmente un'iniziativa diplomatica urgente e inclusiva per la Siria che assicuri la fine del regime torturatore e massacratore, salvaguardi l'unità nella molteplicità del paese e consenta, per mezzo dell'autodeterminazione democratica assistita internazionalmente, l'uscita dalla guerra tra estremismi armati». Padre Dall’Oglio non ha mai nascosto la sua avversità al regime di Damasco che nel giugno del 2012 gli è costata l’espulsione dalla sua amata Siria, dove viveva da oltre trent’anni e dove aveva fondato una comunità spirituale ecumenica mista per la promozione del dialogo islamico-cristiano - la comunità al-Khalil – e dove aveva rifondato il monastero cattolico siriaco Mar Musa nel deserto a nord di Damasco
«Lui non si ferma mai - continua la fonte – non è la prima volta che invoca l’azione del Vaticano, sia attraverso canali privati che tramite petizioni pubbliche. Stavolta ha voluto farlo in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù».
= = === == ==
“Aiuto alla Chiesa che Soffre” (ACS), Fondazione di diritto pontificio fondata nel 1947 da padre Werenfried van Straaten, si contraddistingue come l’unica organizzazione che realizza progetti per sostenere la pastorale della Chiesa laddove essa è perseguitata o priva di mezzi per adempiere la sua missione. Nel 2012 ha raccolto oltre 90 milioni di euro nei 17 Paesi dove è presente con Sedi Nazionali e ha realizzato oltre 5.604 progetti in 140 nazioni.
ASI precisa: la pubblicazione di un articolo e/o di un'intervista scritta o video in tutte le sezioni del giornale non significa necessariamente la condivisione parziale o integrale dei contenuti in esso espressi. Gli elaborati possono rappresentare pareri, interpretazioni e ricostruzioni storiche anche soggettive. Pertanto, le responsabilità delle dichiarazioni sono dell'autore e/o dell'intervistato che ci ha fornito il contenuto. L'intento della testata è quello di fare informazione a 360 gradi e di divulgare notizie di interesse pubblico. Naturalmente, sull'argomento trattato, il giornale ASI è a disposizione degli interessati e a pubblicare loro i comunicati o/e le repliche che ci invieranno. Infine, invitiamo i lettori ad approfondire sempre gli argomenti trattati, a consultare più fonti e lasciamo a ciascuno di loro la libertà d'interpretazione