I termini principali dell’intesa prevedono: un cessate il fuoco e il ritorno dell'esercito regolare nella città di Kidal, situata nel Nord Est del paese che a tutt'oggi è in mano ai ribelli Tuareg e l'elezione presidenziale fissata per il 18 luglio. I protagonisti, sono stati da un lato, il Colonnello Moussa Sinko Coulibaly, Ministro dell'amministrazione territoriale e i rappresentati del MNLA dall'altro.
Sul territorio maliano, numerose sono state le reazioni di alcuni esponenti politici a favore dell'accordo. Boubacar Touré, leader dell'Alleanza per la democrazia in Mali (Adema) ha rilasciato la seguente dichiarazione: “ si tratta di una vera speranza per la pace. Stiamo andando nella giusta direzione”. Ed “ è importante che le tutte le parti rispettino il presente accordo. Aspettiamo con emozione il giorno in cui la bandiera del Mali sarà issata a Kidal e l’esercito riprenderà il controllo della città”.
Fatouma Diakite, che è a capo di un’organizzazione femminile maliana, ha anche lei visto favorevolmente l’accordo raggiunto. Secondo quest'ultima: l'esercito maliano sarà presto a Kidal per dimostrare che questa località appartiene al Mali”.
Amadou Koïta, Presidente del Partito Socialista e membro del Fronte Unito per la difesa della Repubblica e della Democrazia (FDR), una coalizione politica contraria al colpo si stato militare del 22 marzo 2012, ha affermato: “con questo accordo, si raggiunge la liberazione totale del Mali, la liberazione del nostro popolo.”
Di particolare rilievo, è stata l'azione della diplomazia, sia a livello regionale che internazionale (l'ONU e l'UE) che hanno reso possibile la realizzazione dei negoziati.
Secondo il rappresentante speciale delle Nazioni Unite, Bert Koenders:
“La firma di questo accordo rappresenta una tappa importante nel processo di stabilizzazione del Mali.”
Il Segretario generale dell'ONU, Ban Ki- Moon, si è dichiarato soddisfatto dell' “impegno dimostrato da ambedue le parti a favore della riconciliazione nazionale e la risoluzione delle controversie mediante la pace e il dialogo.”
Catherine Ashton, alto rappresentate per la politica estera e della difesa dell'Unione europea, ha messo in rilievo che siamo di fronte ad un accordo storico: “ E un passo avanti nella risoluzione della crisi malese.”
Tuttavia, l'intesa ha suscitato anche delle critiche. Il Presidente dell'Organizzazione della Società civile del Mali, Mamoutou Diabaté ha richiesto, in particolare modo il disarmo dei ribelli.
“ Siamo contro questo accordo. L'esercito malese deve conquistare Kidal e i gruppi armati Tuareg devono deporre le armi”.
L'altro ieri, Mamoutou Diabaté è stato arrestato dalla polizia a Bamako assieme ad altri 20 membri del FOSCM per avere tentato di protestare nonostante il divieto di manifestare per le strade. Alla fine tutti sono stati rilasciati senza che pensino accuse su di loro.
Ora che un accordo è stato raggiunto fra il governo maliano e i ribelli Tuareg ci si chiede se questa tregua reggerà e porterà ad una vera pacificazione del paese africano.
Milandou Neftali Herbert - Agenzia Stampa Italia