(ASI) Tutto il mondo trema per le rivelazioni di wikileaks che mettono in imbarazzo la diplomazia a stelle e strisce. Questo è un po’ il ritornello che in questi giorni politici e giornalisti politicamente corretti hanno ripetuto a mò di nenia per convincere i cittadini che si trattava di una rivelazione di segreti senza precedenti.
Analizzando però quanto messo in rete da Assange e leggendo tra le righe sorge il sospetto che si potrebbe trattare di documenti fatti trapelare ad arte dall’amministrazione democratica per risollevare le sorti di un Barack Obama sempre più in caduta libera per cercare di rimanere in sella anche al termine di un biennio da anatra zoppa che potrebbe riportare i repubblicani alla Casa Bianca.
Qualche esempio? Le critiche feroci al presidente del Consiglio italiano, Silvio Berlusconi, che non solo si dà troppo alle feste ma, soprattutto, viene presentato come “il portavoce europeo di Putin”, ovvero dell’uomo forte della nuova Russia che, svenduta dall’ultra atlantico Boris Yeltsin, sta tornando a recitare un ruolo di primo piano sullo scenario mondiale.
In particolare Putin è inviso agli Usa per la sua politica energetica legata al gasdotto Southstream; le lobby del petrolio e del gas sono molto attive in quel di Washington e si sa come andare ad intaccare i privilegi di quel mondo produca effetti negativi, per rimanere in ambito italiano basti pensare alla vicenda di Enrico Mattei ed al suo sogno bruscamente infranto di spezzare il monopolio delle sette sorelle.
Giudizi negativi sulla Merkel e di conseguenza sulla Germania che in fatto di energia ha ormai un rapporto privilegiato con Mosca.
Critiche scontate da parte dell’amministrazione democratica anche al conservatore francese Sarkozy che ha si riavvicinato Parigi alla Nato ma è pur sempre politicamente più vicino ai repubblicani e all’ex nemico della democrazia Gheddafi, non a caso alla guida di un paese, la Libia, che in fatto di politiche energetiche si muove in modo troppo spregiudicato e accusato di “far filmare i controlli medici”, un’accusa che sembra degna del peggior Nixon.
La parte che però fa maggiormente il gioco di Obama è sicuramente quella legata alle rivelazioni dei paesi arabi che chiedevano a Washington di fermare l’Iran, e qui non a caso l’inquilino della Casa Bianca, a differenza del suo predecessore, ha mostrato i denti ed usato il dialogo evitando di scatenare una nuova guerra vestendo i panni del pacifista.
Qualcuno potrebbe anche non credere a questa ricostruzione facendo notare che tra i documenti diffusi c’è quello contro la Clinton rea di aver fatto spiare i vertici dell’Onu ma a pensarci bene l’ex first lady è la più accreditata rivale interna di Obama in vista delle presidenziali del 2012.
Bene ha detto Frattini parlando di 11 settembre della diplomazia, non a caso su internet è andato in scena una recita ben orchestrata dalla Casa Bianca.