(ASI) Ieri in piazza Fontana si sono ritrovati in più di cento, alcuni arrivati anche da lontano, in rappresentanza e appoggio delle tante organizzazioni che hanno deciso di aderire all'appello del Comitato contro la Guerra Milano.
Al presidio sono intervenuti cittadini italiani e siriani, lavoratori, disoccupati, giornalisti, rappresentanti di associazioni, pacifisti e attivisti per esprimere la propria solidarietà al popolo siriano da oltre un anno e mezzo minacciato dalle politiche guerrafondaie occidentali nella propria indipendenza e sovranità.
I colori delle bandiere siriane, palestinesi, cubane e di quelle della pace hanno accompagnato questa prima manifestazione che ha avuto innanzitutto il merito di rompere il silenzio su quanto sta accadendo in Siria, denunciando la realtà della situazione e la complicità dell'Italia con l'ingerenza straniera.
Due gli slogan ispiratori della giornata, strettamente connessi: "Giù le mani dalla Siria!" e "Non un soldo per la guerra".
Entrambi patrimonio di una tradizione di progresso che ha ancora radici nel paese.
Il primo volto a sottolineare l'importanza fondamentale nella difesa del sacrosanto diritto alla sovranità nazionale che, in un Paese come la Siria, è oggi seriamente minacciata dalle gravissime e pesanti ingerenze esterne di natura politico-militare e mediatica operate da Usa, Ue e petromonarchie del Golfo.
Il secondo per denunciare che l'Italia non è immune da questo diretto coinvolgimento e che, in netto contrasto con quanto dichiarato nella nostra Costituzione e dal diritto internazionale, sta già agendo con i suoi uomini in territorio siriano, e inoltre sta apertamente ventilando di essere pronta nel caso in cui venisse instaurata sul territorio della Siria la "no fly zone", sottraendo così importanti risorse economiche al nostro Paese in crisi.
Redazione Agenzia Stampa Italia
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