(ASI) "Gli americani e i membri della Nato hanno bombardato la Libia. E adesso loro stessi risentono delle conseguenze. Questo è il frutto dei loro bombardamenti". Questo il parere di Veniamin Popov, ex ambasciatore russo in Libia nonchè responsabile delle relazioni esterne del Fondo per il Sostegno alla Cultura, alla Scienza e alla Cultura islamiche.
Popov, intervistato da Russia Oggi, teme per il futuro nazionale della Libia: "Il Paese è diviso, non si sa se continuerà ad esistere come Stato unitario. Nelle varie regioni ci sono tribù che rivendicano un'assoluta indipendenza". Il diplomatico russo ha posi speso parole sulla questione siriana: "I nostri partner europei e americani hanno motivo di riflettere su ciò che stanno facendo in Siria, dove sostengono Al Qaeda e vari altri gruppi estremistici. Secondo i dati dell'Afp, nel Paese vi sarebbero non meno di 6mila simpatizzanti di Al Qaeda.
Questa è una politica miope. Bisogna comprendere che intervenire militarmente in Siria è una cosa da evitare nella maniera più assoluta". Popov critica l'attacco alla Libia dell'anno scorso, individuando negli assassinii dell'ambasciatore Usa Stevens e di tre membri della rappresentanza diplomatica americana "le conseguenze degli errori di valutazione politica degli americani". Teme che gli americani vogliano "ripetere lo stesso esperimento oggi in Siria". "Risolvere militarmente i problemi religiosi, nazionali o etnici nel XXI secolo è impossibile - afferma Popov -. La supremazia militare non significa più nulla. Se avessero avuto un po' di buon senso, avrebbero dovuto far sedere le parti in causa nel conflitto siriano al tavolo delle trattative. Nessuna guerra civile è mai andata a finire bene".
Redazione Agenzia Stampa Italia