(ASI) Si potrebbe dire: chi di spada ferisce, di spada perisce... Le potenze occidentali hanno voluto esportare a modo loro con le armi la democrazia in Libia. Però, gli effetti collaterali indesiderati questa volta li ha sperimentati direttamente il corpo diplomatico statunitense.
Infatti, l'ambasciatore Chris Stevens, è stato ucciso ieri notte nell’assalto alla sede di rappresentanza statunitense a Bengasi. Con lui hanno perso la vita altri tre americani, un funzionario e due marines. Nell’attacco sono rimasti feriti altri cinque civili statunitensi e sono morti una decina di agenti di sicurezza libici. Secondo la ricostruzione il diplomatico sarebbe deceduto per intossicazione in seguito all'inalazione di fumi prodotti dalla combustione dell'immobile
La dinamica degli eventi di Bengasi è ancora difficile da ricostruire: secondo numerose testimonianze, una dimostrazione pacifica contro il film su Maometto potrebbe essere stata l’occasione per dar vita a un vero e proprio assalto, a colpi di armi automatiche, Rpg e mitragliatrici pesanti.
La reazione di Washington è stata durissima ed ha inviato almeno 200 marines nel Paese nord africano,chiamati ad assicurare la sicurezza a Tripoli e Bengasi. Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, che appena ieri aveva ricordato le vittime delle Torri Gemelle, ha promesso che ”sara’ fatta giustizia” ma che i legami fra gli Stati Uniti e la Libia ”non si romperanno”. Gli Usa tuttavia non si sbilanciano per ora sulla matrice dell’attacco: fonti della Casa Bianca si sono limitate a parlare di “un attacco chiaramente complesso”, senza citare al Qaida.
Redazione Agenzia Stampa Italia
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