(ASI) A meno di 48 ore dalla prova, appare sempre più chiara la reale portata del referendum di domenica, 4 dicembre 2016. Essa va oltre la semplice approvazione o no delle modifiche costituzionali proposte dal governo guidato da un presidente ancora una volta (dopo Letta, Monti etc.) non scelto e, quindi, non legittimato da una consultazione elettorale, fondamentale in democrazia.
In gioco c'è ben altro, e lo testimoniano le ripetute irrituali e fastidiose interferenze di cancellerie straniere (es. Germania), dei vertici UE (i soliti Juncker e Schultz) e di certi organi di stampa con dichiarazioni in favore del Sì, che numerosi osservatori giudicano al limite del terrorismo “politico-finanziario”. Alcuni giornali addirittura, portavoci dei potentati finanziari, hanno addirittura pronosticato un crollo di diverse banche italiane e di una pericolosi crisi della zona Euro, se il No dovesse prevalere. Previsioni smentite da diversi politici italiani e dallo stesso ministro delle finanze Padoan. La verità è che domenica 4 dicembre 2016 gli Italiani – i molti milioni di giovani senza prospettive, di persone senza più lavoro, i pensionati allo stremo, i piccoli e medi imprenditori falcidiati dal Fisco, i risparmiatori vampirizzati dalle banche – dispongono un formidabile strumento per difendere sovranità e patrimonio nazionali, dignità e diritto al lavoro: senza elemosine e contro le attività predatorie dei “bucanieri” di Bruxelles. Un diritto, che i Britannici hanno saputo ben esercitare con la Brexit. In conclusione: per la triade Merkel-Hollande-Juncker, Matteo Renzi con il suo sistema di potere resta il migliore garante della stabilità e del rigore. Sì, quello che, al tempo del governo Monti-Fornero, Grillo definì rigor mortis, la rigidità del corpo senza vita.
Andrea Mariani - Roma
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