La storia dimenticata. Il sacrificio della vita per chi scelse la parte sbagliata

(ASI) Valle d'Aosta 25.07.1944 - Figlia di un Colonnello degli Alpini, nacque a Saluzzo, in provincia di Cuneo, nel settembre del 1923. Franca Barbier, fin da giovanissima, si contraddistinse per il carattere deciso e coraggioso.

Dopo l'8 settembre del 1943, molte donne scelsero di stare a difesa di quella che veniva considerata ancora la Patria contro il nemico il quale aveva occupato parte dell'Italia meridionale. Tra le tante anche Franca Barbier, la quale aderì volontariamente al Servizio Ausiliario Femminile, un corpo delle Forze Armate della Repubblica Sociale Italiana. Aggregata ad uno speciale reparto di informazioni presso la sede in Val d'Aosta, nel luglio del 1944 gli fu affidata la missione di scoprire e individuare la dislocazione delle basi partigiane nella valle. Inizialmente, sospettata come spia, Franca Barbier, fu arrestata e tradotta presso il Comando di Mezard, ex Maresciallo dell'Esercito e capo delle bande autonomiste di Champorcher. Sottoposta a interrogatori riuscì a mantenere il silenzio, ma poco dopo fu definitivamente scoperta. Il 24 luglio del 1944, un tribunale partigiano emise sommariamente al sentenza condannando Franca Barbier alla morte mediante fucilazione. Il giorno seguente, mentre tutto era pronto per l'esecuzione, alcuni partigiani che formavano il plotone di esecuzione si rifiutarono di eseguire l'ordine di sparare ammirati dal coraggio della donna. Prima di essere uccisa con un colpo di pistola alla nuca, Franca Barbier, ebbe la forza di gridare "Viva l'Italia, viva il Duce". L'ausiliaria Franca Barbier fu proposta, dall'alto commissario per il Piemonte per il conferimento della Medaglia d'Oro al Valor Militare alla memoria, con la motivazione: «Catturata dai partigiani manteneva un contegno deciso, rifiutando di entrare a far parte della banda e riaffermando la sua intransigente fedeltà all'Idea. Condannata dal tribunale improvvisato, le fu promessa la vita se avesse rinunziato ai principi suoi. Rimasta ferma nella sua fede e portata davanti al plotone di esecuzione, ebbe la forza di gridare "Viva l'Italia! Viva il Duce!" ordinando il fuoco. Fulgido esempio di volontaria, la sua morte è fonte di luce». Il corpo fu individuato solo nell'ottobre del 1946 e sepolta nella tomba di famiglia, accanto al fratellino Franco, morto a pochi anni. Una lettera scritta alla madre prima della fucilazione: «Mamma mia adorata, purtroppo è giunta la mia ultima ora. E' stata decisa la mia fucilazione che sarà eseguita domani, 25 luglio. Sii calma e rassegnata a questa sorte che non è certo quella che avevo sognato. Non mi è neppure concesso riabbracciarti ancora una volta. Questo è il mio unico, immenso dolore. Il mio pensiero sarà fino all'ultimo rivolto a te e a Mirko. Digli che compia sempre il suo dovere di soldato e che si ricordi sempre di me. Io il mio dovere non ho potuto compierlo, e ho fatto soltanto delle sciocchezze, ma muoio per la mostra Causa e questo mi consola. E' terribile pensare che domani non sarò più, ancora non mi riesce di capacitarmene. Non chiedo di essere vendicata, non ne vale la pena, ma vorrei soltanto che la mia morte servisse d'esempio a tutti quelli che si fanno chiamare fascisti e che per la nostra Causa non sanno che sacrificare parole. Mi auguro che papà, che (parola incomprensibile) con tantissimo affetto e al quale penso tanto, possa ritornare da te e che anche Mirko non ti venga a mancare. Vorrei dirti ancora così tante cose, ma tu puoi ben immaginare il mio stato d'animo e come mi riesca difficile riunire i pensieri e le idee. Ricordami a tutti quanti mi sono stati vicini. Scrivi anche ad Adolf W. all'albergo Campana, a Pinerolo, che mi attendeva proprio oggi da lui. La mia roba ti verrà recapitata ad Aosta, Io sarò sepolta qui perché neppure il mio corpo vogliono restituire. Mamma, mia piccola Mucci adorata, non ti vedrò più, mai più, e neppure ho il conforto di una tua ultima parola, né della tua immagine. Ho presso di me una piccola fotografia di Mirko: essa mi darà il coraggio di affrontare il passo estremo, la terrò con me. Addio mamma mia, cara povera Mucci; addio, Mirko mio, fai sempre innanzi tutto il tuo dovere di soldato e di italiano. vivete felici quando la felicità sarà concessa agli uomini, e non crucciatevi tanto per me. Io non ho sofferto in questa prigionia e domani tutto sarà finito per sempre. Della mia roba lascio te, Mucci, libera di decidere. Vorrei che la mia piccola fede la portassi sempre tu per mio ricordo. Salutami Vittorio. A lui mi rivolgo perché in certo qual modo mi sostituisca presso di te e ti assista in questo momento tragico per noi. Addio per sempre, Mucci. Franca».

Davide Caluppi 

 

 

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