Campania, Comitati Fuoci: Assemblea e prospettive operative

(ASI) Sabato 21 febbraio 2015, alle ore 11, presso la biblioteca di Pascarola, frazione di Caivano, si è tenuta una importantissima assemblea del CCF che ha visto la partecipazione nutrita di tanti referenti delle realtà aderenti al Coordinamento ed operanti sui territori delle province di Napoli e Caserta. L'assemblea ha sancito di fatto un passaggio deciso ad una seconda fase del CCF dopo i primi due anni e mezzo di attività. Un cambio di strategia accompagnato da un cambio organizzativo altrettanto netto.

 

Il portavoce Lucio Iavarone ha rassegnato le proprie dimissioni irrevocabili di cui l'assemblea ha preso atto. Il portavoce uscente ha motivato la propria scelta, assolutamente personale, di voler continuare il percorso di lotta sotto altra forma.

Il ruolo di portavoce del CCF sarà dunque coperto protempore dall'attuale viceportavoce Mauro Pagnano fino a prossima assemblea che provvederà alla nomina del nuovo portavoce.

 

Strategia CCF seconda fase
Premessa
La battaglia intrapresa da alcuni anni in ‘Terra dei fuochi’ (o Terra dei veleni) nelle province di Napoli e Caserta è una battaglia di SOPRAVVIVENZA, LEGALITA’, GIUSTIZIA, CIVILTA’, che non ha pari nella storia del nostro territorio.
Una prima fase dell’attività del CCF, nei primi due anni e mezzo di vita (2012-2015), benché in forma destrutturata e con organizzazione di rete spontanea basata su di un gruppo trainante ampio di referenti storici e un portavoce, si è contraddistinta essenzialmente per una iniziale estrema dinamicità proiettata principalmente verso l’incidenza mediatica, l’ampia partecipazione e il coinvolgimento delle masse, il contrasto costante alle istituzioni, rimarcandone le forti responsabilità. Nel contempo la creazione di alcuni gruppi di lavoro ha consentito di svolgere attività che hanno prodotto lavori molto importanti nei vari ambiti di riferimento: tecnico-scientifico, legale, diritto alla salute negato, socio-educativo, agricoltura, comunicazione, che hanno però stentato ad interagire ed integrarsi tra loro per far partire una progettazione ed un’azione concreta e strutturata, modellizzata sui territori. Azione che dovrà invece contraddistinguere la seconda fase di attività del CCF. Con la costruzione di modelli replicabili.
Il principale obiettivo avviato nella prima fase è la nascita di una COMUNITA’ CONSAPEVOLE e attiva in difesa della propria TERRA. La PARTECIPAZIONE di migliaia di cittadini nel processo di denuncia, indignazione, condanna delle istituzioni per lo stato grave di abbandono dei nostri territori; il COINVOLGIMENTO diretto e attivo di centinaia di cittadini in tavoli e gruppi di lavoro, convegni ed eventi di approfondimento, studi e progetti in scuole, parrocchie, centri di aggregazione; l’elaborazione di soluzioni e proposte concrete hanno favorito la costruzione di una comunità attenta e capace di contrastare tempestivamente anche i tentativi di strumentalizzazione da parte di media, politici, istituzioni, centri di potere facenti parte di un ampio e consolidato sistema deviato socio-economico basato sull’imposizione degli interessi dei pochi su quelli della collettività.
Tutto ciò è stato possibile attraverso una costante:
- Attenzione mediatica imposta ai media per cercare di correggere l’informazione deviata e scorretta del fenomeno e degli eventi scaturiti;
- Azione di corretta informazione soprattutto in riferimento alla necessaria verità sulla situazione del comparto agroalimentare, fortemente danneggiato da una voluta strumentalizzazione a danno delle eccellenze del nostro territorio, e tendente invece a criminalizzare più la collettività che denuncia piuttosto che i diretti responsabili;
- Azione di pressione che ha portato alla necessità da parte delle Istituzioni di fornire risposte, seppur fino ad oggi parziali ed inefficaci;
- Attività di traduzione in azioni legali delle istanze con la produzione della maxiquerela e dei ricorsi alla Corte Europea dei diritti umani di Strasburgo;
- Azione di spinta per una corretta attività di monitoraggio e analisi dello stato di salute della popolazione e del territorio (come ad esempio il progetto ATTA degli screening tiroidei ed altri progetti di screening gratuiti come nel caso di Underfourty per il cancro al seno e degli screening al colon retto a Marcianise e nel casertano).
Tutte queste attività vanno oggi correttamente incanalate, integrate, comunicate, tradotte in azioni concrete sui territori attraverso una nuova e mirata strategia che punti a concentrarsi su punti specifici e mettere in atto azioni efficaci e facilmente misurabili nei risultati da ottenere.
La nuova strategia del CCF dal 2015
I modelli replicabili per favorire la costruzione di COMUNITA’ nell’elaborazione delle soluzioni
Si rende necessaria la precisa individuazione di una strategia che veda al centro dell’azione del CCF alcuni obiettivi certi su cui concentrare la propria azione operativa.
L’obiettivo di continuare a far crescere una COMUNITA’ SANA, CONSAPEVOLE E MATURA resta e sarà sempre, sullo sfondo, l’obiettivo costante nell’attività del CCF attraverso le mille attività che già svolge e quelle da mettere in campo. Tali attività vanno messe a sistema per rendere maggiormente efficace l’azione del CCF verso quell’obiettivo.
E’ necessario a tal fine svolgere la funzione che favorisca la creazione di un’ampia rete di rapporti di collaborazione sui territori tra realtà interne ed esterne al CCF: Scuole, parrocchie, associazioni, centri di aggregazione. Favorire una interconnessione tra tali realtà sui temi della tutela dell’ambiente, della responsabilità dal basso di una comunità consapevole, sensibilizzazione del tessuto sociale, è possibile proprio attraverso progetti operativi già messi in campo e da mettere in campo nel futuro prossimo ad opera dei gruppi di lavoro del CCF in integrazione tra loro. Tale obiettivo troverà quindi la propria realizzazione nell’attuazione pratica dei progetti e delle azioni da avviare sui territori sulla base di modelli replicabili che vengono descritti di seguito.
1° Obiettivo Salute: dalla prevenzione secondaria alla PREVENZIONE PRIMARIA
E’ LA SFIDA DEI PROSSIMI ANNI in terra dei veleni
Passare, attraverso gli screening e la prevenzione secondaria (da rimodulare nelle fasce di età e modalità di partecipazione), alla fondamentale PREVENZIONE PRIMARIA, con la GEOLOCALIZZAZIONE, come si sta facendo a Casoria nel caso del progetto Epica. Un concetto importantissimo che significa individuare i luoghi precisi con maggiore incidenza di patologie con determinate caratteristiche per individuare le probabili fonti di rischio e, in attuazione del principio di precauzione, eliminarle alla radice. NON PIU' SCOPRIRE NUOVI AMMALATI BENSI' FARE IN MODO CHE LE PERSONE NON SI AMMALINO PIU'. E' questo che va fatto da adesso in tutti i Comuni, è questo su cui bisogna concentrarsi operando fiato sul collo alle istituzioni locali, sia amministrative che sanitarie, affinché lo realizzino.
Quale può essere la nostra funzione.
Un esempio di modello replicabile: Partendo dal protocollo di intesa del progetto già avviato con l’Associazione ATTA e il prof. Volpe, avviare in fase di approccio con gli istituti scolastici (attraverso lettera specifica indirizzata ai dirigenti scolastici per ciascun Comune) una interlocuzione che garantisca l’avvio di un percorso di orientamento (integrazione con il tavolo socio-educativo e comunicazione). Richiedendo al dirigente scolastico, nel caso in cui non esista già tale figura tra il personale docente, l’indicazione di un referente temi ambientali con cui interloquire ed approcciare un percorso specifico di educazione ambientale da programmare nei piani di formazione dell’istituto. Tale tipo di approccio andrà replicato anche con la parrocchia di riferimento dell’istituto (chiedendo al Parroco di individuare una figura specifica tra i propri collaboratori) e le associazioni attive sul territorio (anche associazioni sportive, centri di aggregazione di ogni tipo, etc.).
Questo tipo di approccio consentirà, proprio parallelamente all’esecuzione del progetto degli screening negli istituti, con apposita sessione informativa (sull’esempio di quanto fatto a Frattamaggiore all’Istituto Genoino), di coinvolgere in maniera diretta gli interlocutori che vivono attivamente il territorio. Su ciascun Comune i referenti delle associazioni già aderenti al CCF avranno il compito poi di seguire sul campo la rete così costituitasi in modo da coinvolgerli nei percorsi formativi, informativi e nelle azioni che i vari gruppi di lavoro del CCF renderanno nel tempo operativi e che richiederanno la partecipazione e il forte radicamento sul territorio.
Parallelamente, in collaborazione con le amministrazioni comunali disponibili (come nel caso già avviato di Afragola e prossimamente Casalnuovo), elaborare un modello di progettazione, sempre in protocollo con l’Associazione ATTA, per fare in modo che gli screening tiroidei possano essere pianificati in tutte le scuole medie del Comune usufruendo della sinergia e del supporto che l’amministrazione comunale potrà fornire all’organizzazione (strumentazione, medici, professionisti, ecc.). I dati dovranno consentire, in riferimento alle patologie tiroidee, una geolocalizzazione del fenomeno.
Come per gli screening tiroidei dell’ATTA, il modello potrà e dovrà essere funzionale e replicabile anche con altre associazioni analoghe per eventuali altre tipologie di screening (ad esempio quelli citati al seno e al colon).
Progetto GEOLOCALIZZAZIONE dei Comuni. Sugli stessi Comuni su cui si avvieranno i progetti di screening tiroidei, saranno avviati, in sinergia con le amministrazioni comunali, le ASL, i medici di base, sull’esempio del progetto Epica a Casoria, un progetto di raccolta dati con geolocalizzazione delle patologie con la collaborazione dei medici di base. Questo consentirà, Comune per Comune, di ottenere una mappa del rischio e di poter individuare eventuali fonti di rischio specifiche su cui indagare e da eliminare. Questo porterà alla vera prevenzione primaria.
Il lavoro immediatamente successivo alla Geolocalizzazione (con costante raccolta dati nel tempo) è quindi l’individuazione delle fonti di rischio su cui concentrare l’attenzione, l’analisi per debellare, nell’applicazione del principio di precauzione, la principale componente che potrebbe essere quella da cui si origina la contaminazione dannosa alla salute umana. In questo passaggio è determinante l’interazione con le amministrazioni locali.
Tutta l’organizzazione dovrà fondarsi sul contributo della rete sociale che sui territori si riuscirà a costruire con il metodo descritto.
Sarà necessario coinvolgere le masse attraverso azioni concrete sulla base di obiettivi misurabili (ad es. petizione sulla responsabilità dei dirigenti ASL in caso di mancato raggiungimento degli obiettivi)
2° Obiettivo Il Territorio: rendiamo efficace e produttiva la Legge regionale 20/2013 e tuteliamo la nostra terra
La Legge regionale 20/2013 prevede unna serie di misure in contrasto ai fenomeni di sversamenti di rifiuti pericolosi e roghi tossici.
La legge prevede:
All’art. 3, l’istituzione del registro delle aree interessate da abbandono e rogo di rifiuti;
All’art. 5, Disposizioni in materia edilizia per combattere il fenomeno di sversamento di rifiuti inerti dell’edilizia;
All’art. 6, il censimento dei siti di stoccaggio temporaneo dei rifiuti;
All’art. 7, misure urgenti per la raccolta, la messa in sicurezza, la prevenzione dell’abbandono e del deposito incontrollato di rifiuti contenenti amianto.
La Legge ad oggi è del tutto inapplicata. Rispetto a tutto ciò, in oltre un anno la giunta regionale è riuscita appena ad approvare un disciplinare per l’autosmaltimento dell’amianto che non soddisfa i requisiti richiesti in quanto prevede una normativa che trova difficile applicazione (allo studio del tavolo tecnico-scientifico).
Sarà dunque necessario avviare un’azione concreta di spinta verso gli organi regionali per fornire i comuni di tutti gli strumenti necessari affinché la Legge sia pienamente applicabile. Anche in questo caso l’azione può essere resa replicabile attraverso l’elaborazione di un modello (procedura, modulistica, tipologia di intervento) che renda più semplice l’applicazione su ciascun territorio. La rete sui territori dovrà quindi attivarsi per verificare, controllare, denunciare, se le amministrazioni locali rispettino la legge e mettano in atto i disciplinari e di protocolli di cui sopra al fine di consentire un corretto smaltimento dei rifiuti inerti dell’edilizia, un corretto e vantaggioso autosmaltimento dell’amianto, una efficace azione di repressione a qualsiasi fenomeno di smaltimento illegale.
Tale attività sarà necessaria con l’integrazione dei gruppi di lavoro tecnico-scientifico e quello legale per dare gli strumenti legali idonei alle associazioni sui territori.
3° Obiettivo L’agricoltura: circoscriviamo le aree a rischio e tuteliamo e valorizziamo i suoli e i prodotti di qualità
Direttamente collegato al 2° obiettivo è la tutela dei nostri prodotti agricoli di eccellenza.
Il primo messaggio da far passare e su cui la rete sui territori dovrà attivarsi con azioni concrete ed efficaci è: La bellezza del territorio rurale come vetrina e testimonial dei prodotti dell'agroalimentare campano. La politica deve difendere e tutelare il comparto, stroncando, sversamenti illegali e roghi tossici.
Segreghiamo le aree a rischio e piantumiamole con tecnica fitorimedio/biorimedio. Valorizziamo con marchi di qualità i suoli e i prodotti sani.
Dobbiamo esercitare azione di spinta verso le amministrazioni locali affinché monitorino e curino costantemente il territorio in modo da valorizzare anche i prodotti che vi sono coltivati.
Modello replicabile: L’elaborazione di un Progetto Bollino verde delle amministrazioni, attraverso l’elaborazione di un modello con precisi criteri e parametri valutabili e misurabili su ognuno dei punti descritti nei 3 obiettivi concorreranno a determinare una valutazione per elaborare anche una sorta di classifica dei Comuni virtuosi. Questo dovrà far scattare una sana competizione tra le amministrazioni locali che si sentiranno misurate e messe in vetrina dalle nostre campagne di comunicazione.
Attività parallele agli obiettivi principali sopra citati
Attività di spinta con richieste di cambi di rotta dei governi e amministrazioni locali
Governo nazionale: concentrare le risorse economiche per il monitoraggio, pattugliamento, sorveglianza e presidio del territorio intensificando strutturalmente le forze locali presenti costantemente sul territorio e non con forme una tantum che risultano essere semplici palliativi come nel caso dell’intervento militare che risulta essere anche meno efficace (vedi caso Afragola).
Tracciabilità dei rifiuti industriali a livello nazionale.
Rimodulare gli screening sanitari abbassando le fasce di età screenabili e rivedendo le logiche e tecniche di convocazione e partecipazione della popolazione di riferimento.
Legge 152/06, va adeguata alle caratteristiche territoriali per una corretta valutazione dei criteri di misurazione di compatibilità delle acque di irrigazione con i prodotti agricoli.
Legge reati ambientali: spingere per l’approvazione rivedendo i punti critici fatti emergere in seguito all’approvazione alla Camera dei deputati
Governo regionale: esercitare azione di spinta per rivedere il disciplinare della norma di autosmaltimento amianto come da legge 20/2013
Rivedere la disciplina di regolamentazione regionale diretta ai dirigenti ASL in riferimento al raggiungimento obiettivi anche in merito all’esecuzione degli screening. Sono stati fissati i criteri meritori per raggiungimento degli obiettivi ma alcuna forma di disincentivo al non raggiungimento. Della serie: i dirigenti che non raggiungono i risultati prefissati saranno rimossi dall’incarico.
Mobilitazioni territoriali
Le attività di mobilitazione sui territori continueranno in supporto delle realtà locali che vorranno porre l’attenzione su problematiche di istanze locali. Il CCF sarà sempre a supporto con la rete per fare da cassa di risonanza a tutte le iniziative dei territori favorendo l’attenzione e il protagonismo delle realtà locali.
Continuerà la sinergia con la altre realtà esterne al CCF, come Stopbiocidio, al fine di porre sempre in evidenza le problematiche del territorio attraverso iniziative di mobilitazione di massa.

 

 

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