Negli ultimi mesi sono scomparse due delle più grandi, importanti e storiche realtà nel panorama agricolo umbro; nella fattispecie, l’Azienda Agricola della Fondazione Agraria di Perugia ha ceduto la gestione delle proprie stalle e dei terreni ad un imprenditore locale che, fortunatamente, sta lavorando per mantenere in vita tale realtà.
Diversa è la situazione delle Opere Pie Riunite che fino a circa due anni fa era pronta per realizzare un nuovo complesso per l’allevamento di vacche da latte il cui prodotto era da destinare al mercato locale. L’azienda non è riuscita a portare a termine il progetto ed addirittura, pochi giorni fa, ha chiuso i battenti cedendo l’intera mandria a soggetti non locali, che destineranno il latte non alle aziende di trasformazione umbre ma a industriali del nord Italia.
Questi sono solamente due esempi lampanti di come il settore del latte in Umbria stia vivendo la crisi più grande di sempre. Gli allevatori producono latte da destinare all’alimentazione umana ed alla caseificazione con costi ben al di sopra dei ricavi.
Basti pensare che, come ci spiega il portavoce del Comitato per la Salvaguardia e valorizzazione dei produttori di latte dell’Umbria Matteo Pennacchi, il latte oggi viene pagato alla stalla come nel 1997 mentre i costi di produzione (alimenti per il bestiame, gasolio, corrente elettrica e spese di gestione varie) dal 1997 ad oggi sono pressocché triplicati. Questo fa ben intuire come ormai produrre latte in Umbria non solo non sia più redditizio per gli allevatori ma sia una rimessa continua.
Altro elemento che fa riflettere è quello relativo al prezzo del latte che la Grifo Gruppo Agroalimentare paga alla stalla 0,42 Euro il litro, valore che segue l’andamento del mercato della Lombardia. Bisogna pensare però che i costi di produzione del latte in Umbria non sono paragonabili a quelli della Lombardia (di gran lunga inferiori) e che le quotazioni del latte per la nostra regione dovrebbero accostarsi a quelle delle regioni limitrofe (ad esempio il Lazio che paga il latte 0,45 Euro il litro).
Ulteriore elemento che non permette agli allevatori di far sentire la loro voce è la mancata creazione di un tavolo tecnico (presente già in molte regioni d’Italia) per mezzo del quale si possa discutere e stabilire, unitamente alle Istituzioni ed alle Associazioni di Categoria locali, una equa remunerazione del latte.
A questo punto quale destino per gli allevatori (e per le centinaia di famiglie che gravitano intorno al settore latte), ormai stanchi e che non vedono più un futuro per le loro aziende? Alcuni stanno pensando di chiudere le porte delle stalle per mai più riaprirle.
Fa solamente male pensare che dopo decenni di investimenti, impegno e duro lavoro (si sappia che le bovine da latte vanno munte due volte al giorno, 365 giorni all’anno, Natale, Pasqua e festività varie comprese) gli allevatori umbri si trovino davanti ad un bivio: continuare a fare l’arte per rimettere, garantendo al consumatore un prodotto locale, controllato e sicuro, oppure cedere di fronte alla cruda realtà di un settore ormai destinato all’estinzione, chiudere le stalle ed aprire le porte a prodotti esterni, magari esteri, che non danno altrettante certezze sulla qualità rispetto a quelli locali.
Produttori Latte Umbria
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