Sarebbe questa la “nuova vocazione” di Perugia per ambiente ed energia di cui il sindaco di Perugia ha parlato con toni entusiastici in una recente intervista?
E che dire dello scempio ambientale ed urbanistico di Ponte San Giovanni e della colata di cemento su Monteluce e sulle periferie? La sostenibilità inizia dalle scelte urbanistiche e da quelle su commercio e mobilità: non basta un bollino in classe A per un solo edificio nascosto tra palazzoni e centri commerciali, senza strade, verde ed accesso al sole ed all’aria per giustificare una vocazione ambientale. Queste scelte penalizzano gli investitori (anche quelli virtuosi) e le imprese che non riescono a vendere nulla di quanto costruito, i cittadini, l’ambiente e l’economia.
Le vocazioni sono una conseguenza delle azioni politiche e le città si costruiscono con i fatti.
I cambiamenti nei comportamenti individuali avvengono solo se ambiente ed energia sono parte delle scelte politiche per la costruzione della città. E solo se i cittadini sono attori di queste scelte, non spettatori passivi di processi burocratici che poco hanno a che fare con ambiente e salute.
E cosa ha fatto la politica per costruire questa nuova vocazione? Ce lo spiegano il Sindaco e l’Assessore all’ambiente: ha delegato incarichi a politici, ha coinvolto le “tecnostrutture comunali” (gli uffici tecnici comunali) e le “aziende di servizio” (APM, etc), ha assunto come consulente l’Università, ha predisposto piani e progetti.
Questa è l’idea che questa amministrazione ha del cambiamento e della partecipazione: politica, burocrazia, incarichi per consulenze e produzione di carta.
Le vie del Comune di Perugia sono lastricate di buone intenzioni, ma la sola cosa “quasi zero” non è certo il consumo di energia o l’impatto sull’ambiente di edifici e mobilità, ma le iniziative concrete messe in atto al riguardo da questa amministrazione.
Meetup53
MoVimento 5 Stelle Perugia