(ASI) Ieri sera, andando a letto, dopo aver saputo del risultato delle primarie del Pd ed aver ascoltato il bellissimo discorso programmatico (da capo del governo in pectore) di Matteo Renzi, così, d’istinto, ero tentato ad essere soddisfatto e ottimista. Contento di aver investito altri due euro ( lo avevo già fatto quando la sfida fu con Pierluigi Bersani) sul nuovo leader, serio, convincente, appassionante e straordinariamente concreto nei programmi e nelle “rivoluzioni” che intende fare.
Ottimista perché sono anni che scrivo che è l’unica persona capace di dare una svolta a questo lento, continuo ed inesorabile declino del nostro Paese. Poi, però, mi sono tornati alla mente altri politici sui quali ho (abbiamo) investito la mia fiducia. Li cito alla rinfusa: Romano Prodi, Walter Veltroni, Mario Monti, Silvio Berlusconi, Beppe Grillo. Per cause, certamente diverse, tutti, però, più o meno, sono stati deludenti, per non dire addirittura fallimentari. E, allora, ho pensato di moderare l’entusiasmo. Però non possiamo che sperare su Matteo Renzi. L’ho scritto appena due giorni fa, l’alternativa è andare tutti a Roma, con i forconi, e cacciarli a calci nel sedere. Allora, possiamo credere nel nuovo segretario del Pd, che ha stravinto le primarie? Enrico Letta, e il suo governo, dovrà temere l’arrivo di Renzi nella segreteria del partito? Sono questi i due interrogativi che tutti ci poniamo, in queste ore, con una certa ansia. Le due domande hanno un’unica e correlata risposta. Le sorti del governo Letta dipendono dai nuovi impegni che egli stesso e la sua maggioranza vorranno presentare mercoledì alle Camere in occasione del nuovo voto di fiducia. Finora, con o senza Berlusconi, Letta è stato deludente, meglio ancora incerto, ondivago ed inconcludente. La “pagella”, impietosa, l’hanno redatta, sul Corriere della Sera di domenica scorsa, Alberto Alesina e Francesco Giavazzi. E qualcosa, su queste macroscopiche incapacità governative, l’ ho scritto anch’ io in questi mesi. C’è, dunque, da chiedersi: questo andreottiano tirare a campare, che, peraltro, il Paese non può più permettersi, era dovuto alla maggioranza atipica e contraddittoria o alla incapacità di Letta e dei suoi ministri? Se dipendeva dalla maggioranza, Letta troverà certamente in Matteo Renzi un punto di riferimento e di forza, se, invece, tutto è dipeso dalla incapacità dei singoli ministri, si potrà procedere ad un immediato rimpasto ministeriale ( peraltro auspicabile) dopo di che bisognerà essere operativi ed efficaci altrimenti il governo avrà i giorni contati. E si andrà, inevitabilmente, a nuove elezioni.
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