Per comprende la sperequazione e l’enorme ingiustizia economico-sociale che esiste fra italiani e italiani, fra lavoratori veri e i soliti noti privilegiati, basta leggere i vitalizzi d’oro dei politici. Infatti, riguardo a ciò, alcuni organi d’informazione proprio in questi giorni, hanno pubblicato gli importi delle pensioni pesanti dei nostri parlamentari. Vado ad elencarne alcuni.
Roland Riz, esponente della Südtiroler Volkspartei percepisce mensilmente 6.331 euro netti. Si sottolinea “netti”. Walter Veltroni prende 5.373 euro Massimo D’Alema 5.283. Meglio di loro stanno però Francesco Rutelli, 5.755 euro netti e anche il leghista Roberto Castelli, ex ministro della Giustizia, che riscuote 5.785 euro. Restando nell’alveo del centrosinistra troviamo i nomi di Enzo Bianco (4.990 euro), Marco Follini (4.913), Pierluigi Castagnetti (4.908), Arturo Parisi (4.704) e Tiziano Treu (4.452). Situazione molto simile nel centrodestra, dove nell’elenco compaiono Margherita Boniver (5.100), Enrico La Loggia (5.079), Claudio Scajola (4.656 euro), Marcello Pera (4.475), Marcello Dell’Utri (4.424), Lamberto Dini (4.077), Giorgio La Malfa (5.759 euro).
Fra questi c’è pure l'ex presidente della Camera, ex alleantino e futurista Gianfranco Fini, che riceve ad appena 61 anni ben 5.614 euro ogni mese. Uno vero schiaffo alla miseria. Una condizione agevolata e un trattamento previdenziale favorevole che stride con tutti gli altri lavoratori italiani. Con chi quotidianamente lotta per una dignitosa sopravvivenza. Per loro, prima bastavano 65 anni per andare in quiescenza. Poi, con la controversa, quanto complessa ed iniqua riforma della Lady Fornero, l’età è stata innalzata a 67 anni (con un minimo di 20 di contributi). Ciò anche a prescindere dell’anzianità contributiva. Una decisone anche questa contestata dai maggiori esperti di previdenza e che, fra i tanti danni provocati, ha generato anche il mostro sociale degli esodati. Se poi scrutiamo il futuro ci accorgiamo che i giovani addirittura rischiano di non accedere mai alla pensione, allora il cerchio delle ingiustizie si chiude. Prodigi dell’ultraliberismo di tipo “USA e getta”. Un lavoratore deve faticare “tutta una vita” ed oltre il necessario per avere una pensione che spesso basta appena per restare in vita.
Invece, l’ineffabile Gianfranco Fini , ad esempio, a 61 anni è già titolare di un vitalizio d’oro. Il tutto senza essere minimamente toccato dagli effetti economici della spending review, o revisione di spesa che dir si voglia. Ristrettezze economiche per converso, che hanno costretto la stragrande maggioranza degli italiani a stringere la cinghia e a fare dei notevoli sacrifici e rinunce oltre il tollerabile.
Finché nel nostro Paese le cose non cambieranno veramente si assisteranno a queste grandi contraddizioni ed iniquità. Per cui Gianfranco Fini non è il primo e non sarà l’ultimo della casta politica a fruire di questi eccessivi benefici. Ma una domanda è d’obbligo: la carriera politico-istituzionale, la Fondazione Alleanza Nazionale(fatta dall’enorme patrimonio immobiliare del Movimento Sociale Italiano) per arrivare al montecarlismo, gli sono stati in qualche modo utilissimi per raggiungere un’agiata “vecchiaia”? Con buona pace di chi ha creduto in lui, della Contessa Anna Maria Colleoni e della “buona battaglia”, che Fini, ha combattuto…
Mariani S. Uomo di destra molto deluso da Fini