(ASI)Taranto -
Lettere in Redazione - Parliamo della ditta Emmerre e 50 Lavoratori che, dall'oggi al domani, si sono visti "invitati gentilmente" a lasciare lo stabilimento e i lavori iniziati per le prescrizioni dell'A.I.A..
La cronaca sulle morti bianche dell'Ilva ci riporta al 28 febbraio scorso, quando a perdere la vita fu Ciro Moccia, operaio alle dipendenze dei Riva, mentre rimase gravemente ferito Antonio Liddi, dipendente della Emmerre-srl, impresa accreditata per i lavori, appunto, previsti nell'A.I.A. A seguito di quel tragico incidente, come da processo sommario, la Direzione Ilva "sentenziò" la fuoriuscita dallo stabilimento all'indirizzo della suddetta impresa. 50 operai e altrettante famiglie dovettero, a quel punto, guardare al baratro senza l'aiuto di nessuno. I sindacati di Fim-Fiom e Uilm, con atteggiamento pilatesco, videro come unica soluzione la cassa integrazione, poi le proroghe, infine il nulla. Oggi Fim-Fiom e Uilm, in prossimità della scadenza di quella proroga, preferiscono godersi il mare e le vacanze e non rispondono all'invito della Emmerre, dichiarando così un tacito non accordo , mentre 50 operai e la stessa impresa, fanno i conti con gli stenti e, soprattutto, con un futuro nero. La USB non si tira mai indietro quando deve affiancare i Lavoratori e rinuncia al mare volentieri per combattere, per rivendicare i diritti negati. Per questo, oggi, ha siglato l'accordo per la proroga della CIGO con la ditta Emmerre. Lo ha fatto a malincuore perché l'obiettivo della USB è quello di riportare in fabbrica tutti i 50 Lavoratori quanto prima.
La USB ha siglato l'accordo perché così facendo non si rischia quel minimo di sostentamento per le famiglie di quei Lavoratori, ma non va in vacanza e studia le iniziative da mettere in campo insieme agli operai. Riteniamo che la Direzione Ilva non possa continuare a giocare sulla pelle di 50 famiglie e chiediamo l'immediato rientro della ditta Emmerre e dei suoi dipendenti. Lo chiederemo senza alcun timore e con ogni mezzo lecito, con la lotta decisa perché il sindacato questo deve fare. La USB non avrebbe mai accettato passivamente l'estromissione della ditta Emmerre e dei suoi dipendenti. Purtroppo, i signori degli accordi in favore del padrone, non hanno potuto reagire neanche in presenza di tale, gravissimo atteggiamento di arroganza e irresponsabilità dell'Ilva.
La USB c'è e rimane con gli operai, chiamandoli alla lotta perché il diritto al lavoro non deve passare attraverso politiche del privilegio o di altra natura e neanche in mezzo ad accordi blindati e anticostituzionali come quello, vergognoso, del 31 maggio scorso. L'Ilva prenda atto dell'improvvido atteggiamento assunto in questa faccenda e restituisca dignità ad un'impresa con 50 operai, altrimenti la USB prenderà atto che nulla è cambiato e nulla vuole cambiare neanche con la gestione Bondi.
Taranto, 05.08.2013
Francesco Rizzo- Coordinatore USB- Provinciale-Taranto
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