“Oggi – ha dichiarato ancora De Mita - vanno colti tre segnali che emergono: il primo è una condizione di apatia che si registra nella pubblica opinione, il secondo è l’avanzare di fenomeni estemporanei che traducono la voglia di cambiamento, il terzo segnale è rappresentato dalla paura del nuovo che è l’elemento che tiene in vita Berlusconi. E’ con questo che dobbiamo misurarci, con questo vuoto di rappresentanza che si è determinato perché il vero rischio che si profila all’orizzonte è di tenuta delle istituzioni democratiche”.
“Abbiamo davanti a noi una grande opportunità - ha così concluso De Mita - che possiamo cogliere se facciamo una narrazione dolce della realtà. L’area sulla quale dobbiamo muoverci è quella non socialdemocratica. Dobbiamo capire di non essere più sufficienti davanti al nuovo, ma anche gli altri che si pongono lo stesso obiettivo, quello di ricomposizione di un’area politica, devono capire che non si può fare a meno di noi. Alimentando questo orgoglio, dobbiamo avere il coraggio di farci interrogare dalla storia. Di fronte a questo magma, poniamoci nella posizione di chi ascolta e propone una narrazione di riconciliazione. E’ questo il percorso al quale ci chiama la storia e rispetto al quale abbiamo il dovere di rispondere”.