Quattro mosse (immediate) per salvare il Paese dal baratro.
di Fortunato Vinci
(ASI) Ma la maggioranza ha capito che la situazione è drammatica? Il dubbio è più che fondato perché i telegiornali, dopo aver detto delle Borse a picco in quasi tutti i Paesi, e dello spread che ha superato abbondantemente la soglia dei quattrocento punti (459), hanno anche riferito che Umberto Bossi si è vantato con i suoi di aver “blindato” le pensioni ed Angelino Alfano, segretario del Pdl, ha espresso soddisfazione perché era andato bene il tesseramento per il suo partito. Sembrano alieni, oltre che profondamente ignoranti, questi esponenti della maggioranza. E lo stesso sono sembrati, per quello che hanno detto, il senatore Lupi ed il ministro per le politiche comunitarie Bernini nella trasmissione “Ballarò”. Fuori dal mondo, distanti anni luce dalla realtà e dalla soluzione dei problemi che stanno affossando il nostro Paese. Silvio Berlusconi, che pensava di aver risolto tutto con una lettera alla Unione Europea, adesso “segue” l’evolversi della situazione. L’unico che ha capito come stanno veramente le cose sembra sia il presidente Giorgio Napolitano che però non ha competenze operative e si limita a mandare, ormai da mesi – del tutto ignorati – messaggi allarmanti. Il tempo stringe e i nani (mi riferisco alla statura politica) di Palazzo Ghigi, balbettano soluzioni che sono semplici palliativi. Il tempo stringe i problemi si aggravano ed i risparmi di tutti noi si sbriciolano. Eppure basterebbero solo un po’ di buon senso e di capacità (anche modeste) per trovare la soluzione della stragrande maggioranza dei problemi, per dare credibilità all’Europa ed ai mercati, per far risalire la Borse e salvare il Paese. Cominciando con il tagliare quell’enorme montagna di soldi che rappresenta uno spreco che non ci possiamo più permettere, da subito, che significa entro i prossimi due giorni: abolizione di tutte le province; riduzione di almeno il cinquanta per cento, con effetto dal primo gennaio prossimo, dei “rimborsi elettorali”, quell’eufemismo con il quale viene indicato il finanziamento ai partiti e comunque da dare soltanto a quelli che hanno superato il quorum del 4 per cento e sono rappresentati in Parlamento; dimezzare il numero dei parlamentari e gli stipendi (dal prossimo primo gennaio) di tutti i politici, dal presidente della Repubblica, all’ultimo sindaco del comune più piccolo; accorpare i comuni con meno di diecimila abitanti; fare la lotta all’evasione veramente, non con gli spot demenziali, ma con decisione, come ho scritto qualche giorno fa e, i cui particolari si possono trovare in questo stesso giornale. Con questi risparmi (sarebbero molti miliardi di euro) si può ridurre in parte il debito pubblico ed in parte la pressione fiscale, attualmente diventata insopportabile, per tutti coloro che pagano e finché possono pagare. E’ una cura troppo drastica? Certo, ma perché quando c’è la cancrena per salvare il paziente non si arriva a tagliare l’arto malato? E questa che ci sta divorando è, più o meno, una cancrena.