(ASI) La notizia di Ieri che la Banca Nazionale Svizzera (BNS) ha smesso di sostenere il rapporto di cambio con l'Euro. Questo sostegno ha permesso, dal 2011, la stabilità dei cambi Euro/Franco svizzero sul rapporto 1.20 Franchi per 1 Euro.
La perdita di fiducia della Banca Nazionale svizzera è come un campanello d'allarme per il risparmiatore italiano. Essa riguarda la capacità della moneta europea di mantenere il potere di acquisto e, in ultima analisi, di superare la pluriennale crisi del debito dei Paesi mediterranei. Perché tutto questo? Perchè, malgrado il danno che crea all'economia svizzera, la Banca Nazionale ha deciso di esplicitare la sua perdita di fiducia nella Moneta Unica europea rifiutando di acquistare Euro per mantenere stabile il rapporto di cambio con il Franco svizzero?
Si calcola che questa decisione della BNS "brucerà" lo 0,7% del PIL svizzero 2015. È evidente che l'Istituto svizzero ha ritenuto più rilevanti i danni che provoca il sostegno all'Euro associato alla politica monetaria di Draghi - anche a causa dei conflitti con la Germania causati da questa politica.
Il risparmiatore italiano vede avvicinarsi gli scenari dell'Euro "break-up" con l'uscita di qualche "Kriesenländer" - come i tedeschi definiscono Spagna, Grecia ed Italia - dall'Unione Monetaria Europea.
E’ indispensabile invertire la rotta! Andando avanti cosi’, con questa politica economica e finanziaria fatta di pressapochismo smisurato, senza collegamenti armonici tra i diversi provvedimenti, improvvisati allontaniamo in maniera irreversibile ogni investimento estero in Italia favorendo anche l’espatrio non solo delle persone, dei cervelli ma anche dei capitali
La pressione fiscale alta, la incertezza del diritto, le lungaggini burocratiche, l’alto tasso di corruzione, la mancanza di vera concorrenza, l’impossibilità jussu principis di snellire l’apparato statale, la flessibilità del lavoro in entrata ed in uscita, l’alta tassazione dello stesso,ed una spending rewiew solo proclamata ma difficilmente attuabile per gli egoismi, personalismi, le lobbies coinvolte, sono fattori che incideranno in pejus la nostra situazione economica e possibilità di sviluppo.
Prendiamo esempio dai nostri vicini: bassa tassazione, flessibilità, certezza delle norma, facilità di comprensione della stessa, poche leggi ma chiare,educazione civica, senso dello stato ma in particolare volontà di chi si occupa della “res publica” di non utilizzarla esculsivamente per suoi scopi personali ma per la collettività.
In sostanza sarebbe necessaria l’applicazione di una flat tax del 20% uniforme per tutti i contribuenti in quanto piu’ è bassa l’aliquota da applicare, maggiore è la possibilità di ridurre l’evasione fiscale e far ripartire la produzione: senza di ciò non si possono creare posti di lavoro! Non basta il Job Act! Dobbiamo incidere a monte!
Un paese come l’Italia manufatturiero per vocazione deve recuperare la sua competività, la sua dimensione, la volontà ed orgoglio di eccellere per qualità, divenire meritocratica, abbandonare gli sperperi e la dannosa ottica di utilizzare il “pubblico” solo per arricchirsi .
Mauro Norton Rosati di Monteprandone - Agenzia Stampa Italia