(ASI) Roma– “Il credito cooperativo, a livello europeo, in Italia e soprattutto nel Lazio, in Umbria e Sardegna, si dimostra essere il modello di banca che più di ogni altro è in grado di rispondere a quelle che sono le necessità dell’economia reale”. Così Paolo Giuseppe Grignaschi, direttore generale di Federlus, Federazione delle banche di credito cooperativo di Lazio, Umbria, Sardegna, ha commentato gli esiti della ricerca “La politica monetaria unica e le banche locali” condotta dal Centro Arcelli per gli studi monetari e finanziari (Casmef) per conto della stessa Federlus.
Un’analisi, i cui risultati sono stati presentati venerdì 15 marzo, alla Libera università internazionale degli studi sociali (Luiss) “Guido Carli” di Roma, che ha avuto lo scopo di capire come, a distanza di 10 anni dall’entrata in vigore dell’Euro, lo stesso impulso di politica monetaria si trasmetta, attraverso il credito bancario, ai diversi paesi dell’eurozona, Italia, Germania e Francia. Lo studio è inoltre andato a vedere il diverso modo di reazione dei grandi istituti bancari e delle banche di credito cooperativo (bcc). Ad illustrare le evidenze della ricerca è stato Giorgio Di Giorgio, professore di economia monetaria alla Luiss Guido Carli e direttore del Casmef, affiancato da Guido Traficante, ricercatore del Casmef. Presenti al convegno, oltre al direttore generale Grignaschi, anche Francesco Liberati, presidente di Federlus. Sono intervenuti, inoltre, Marcello De Cecco, docente di economia internazionale alla Luiss Guido Carli, e Leonardo Rubattu, direttore generale di Iccrea Banca.
“Dallo studio emerge – ha spiegato Di Giorgio - una risposta eterogenea del mercato del credito in Italia rispetto a quello tedesco e francese. Lo studio ha tuttavia evidenziato una risposta simile, in termini di offerta di prestiti, da parte delle banche dei tre paesi. Ne discende che la diversa performance in termini di volumi dei prestiti bancari riflette un diverso operare del canale di trasmissione via tasso di interesse”. “Rispetto alle bcc – ha aggiunto Di Giorgio – notiamo come queste tengano meglio rispetto al sistema bancario nazionale. Questo si vede sia dall’evoluzione degli impieghi, che hanno un ritmo più sostenuto, anche nelle fasi di difficoltà dopo le crisi finanziarie e la crisi del debito sovrano, e nel livello di sofferenze che è minore rispetto al sistema nazionale. Questi risultati, peraltro, sono stati ottenuti in un contesto di continua perdita di competitività, in tutti i settori, da parte del Sistema Italia”.
Sono state inoltre presentate le performance delle 26 banche aderenti a Federlus tra dicembre 2010 e dicembre 2012. È emerso un trend evolutivo, con una raccolta diretta che è passata dai circa 10 miliardi e mezzo di euro agli oltre 11 miliardi (con un’oscillazione del 2,6 per cento) e una variazione negli impieghi economici passata dai quasi 8 miliardi di euro agli oltre 9 miliardi di euro (con una variazione positiva dell’8 per cento). Anche rispetto al rapporto impieghi-raccolta si è passati dal 78,1 per cento del 2011 all’80,8 per cento del 2012. Il total capital ratio si è, invece, spostato dal 17,37 per cento del 2011 al 16,53 per cento del 2012.
“L’Italia – ha ricordato infine De Cecco - prosegue purtroppo in un lungo e lento declino che caratteri di natura strutturale e che riguarda la struttura delle imprese, il welfare e, non ultimo, il sistema finanziario”.
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