Domenica 23 Novembre 2014, ore 18.30, CAOS-Museo De Felice, Terni,
(ASI) Dopo la fortunata prima esecuzione tenutasi a Perugia lo scorso Giugno, torna ad UmbriaLibri 2014 il Melologo per Trio d’Archi e Voce recitante “L’imperfezione di qualche equilibrio”, musica di Pier Giuseppe Arcangeli su testo di Fabio Stassi.
L’appuntamento con UmbriaEnsemble questa volta sarà a Terni, Domenica 23 Novembre con inizio alle ore 18.30 al CAOS (Centro per le Arti Opificio Siri). In particolare, il Concerto si terrà proprio nella Sala che ospita la famosa Pala dei Francescani di Piermatteo d’Amelia, opera tra le più sublimi del Quattrocento italiano, e meta di numerosi visitatori.
Interpretato dagli Archi di UmbriaEnsemble (Angelo Cicillini- Violino; Luca Ranieri- Viola; M. Cecilia Berioli- Violoncello) e, in via del tutto straordinaria, dalla Voce recitante dello stesso Compositore, il M° Pier Giuseppe Arcangeli “L’imperfezione di qualche equilibrio” è un’opera profondamente toccante dove la musica crea un intreccio raffinato ed estremamente elaborato con il testo de“L’ultimo ballo di Charlot” (Sellerio, 2013) il pluripremiato romanzo di Fabio Stassi, già tradotto in diciassette lingue. La formula del libro è quella di una immaginaria lettera del vecchio attore ormai ottantenne al figlio, nella quale egli racconta la storia della sua vita come non l’ha mai ascoltata nessuno prima d’ora: una narrazione biografica e, insieme, un affresco storico con un tono di confessata verità che va ad attingere all’essenza dell’essere e della vita vissuta.
Nella partitura musicale di Arcangeli una ricerca timbrica importante, spinta ai confini di un’espressività in bilico tra tragedia, ironia e nostalgia, dove le fulminee citazioni del repertorio musicale chapliniano acuiscono la percezione schizoide del tema del desiderio, elaborato anche nell’ultima lettera del vecchio Charlot al figlio adolescente. Un testamento umano che è allo stesso tempo testimonianza di un’esperienza poetica che sopravvive alla morte; una dolorosa lezione di Vita e di Arte, dove le lacrime confondono il riso nel pianto e viceversa.
La sublimazione del gesto comico, come metafora dell’esistere, resa magistralmente da una partitura musicale mai banale nei suoi apparenti ossimori espressivi: leggera e intensa, grottesca ed elegante, amabile e dolorosa. Perché, come raccomandava lo stesso Chaplin,“un giorno senza sorriso è un giorno perso”.
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