(ASI) Sabaudia (Lazio) - L’impatto dell’infertilità sulla coppia, il papilloma virus nell’uomo e la preservazione della fertilità nei pazienti oncologici tra i temi delle Giornate di Andrologia e Medicina della Riproduzione . Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) l’infertilità colpisce circa 1 coppia in età fertile su 5 e si stima che nei prossimi anni il problema riguarderà ben 1 coppia su 3.
La condizione di infertilità, vissuta spesso come “crisi di vita”, provoca un forte impatto psicologico sia sull'individuo sia sulla coppia, dando luogo a vissuti di frustrazione, stress, senso di inadeguatezza e perdita; inoltre, le lunghe indagini diagnostiche e l'intrusività dei trattamenti possono provocare un forte disagio psicosociale e sessuale. Una ricerca condotta dall’ISC (Istituto di Sessuologia Clinica), in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Ginecologiche dell’Università La Sapienza di Roma, sulla qualità della vita sessuale di 100 coppie infertili dopo 12 mesi dall’avvio di un percorso di PMA, ha infatti evidenziato come per il 41% delle coppie sia peggiorata a causa della diagnosi di infertilità.
L’infertilità e l’impatto sulla vita di coppia Di questo e di numerosi altri temi si discuterà giovedì 11 e venerdì 12 ottobre a Sabaudia nel corso dell’evento scientifico “Giornate Pontine di Andrologia e Medicina della Riproduzione”, organizzato dalla sede regionale della Società Italiana di Endocrinologia (SIE) e dall’Azienda Sanitaria Locale di Latina, e presieduto dal Prof. Rocco Rago, Direttore U.O. di Andrologia e Fisiopatologia della Riproduzione dell’Ospedale Santa Maria Goretti di Latina e dal Prof. Andrea Lenzi, Direttore del Dipartimento di Fisiopatologia Medica presso l’Università la Sapienza di Roma.
Il Convegno “La cura di una coppia infertile – ha affermato il Prof. Rocco Rago – non può prescindere dalla considerazione delle complicazioni psicologiche provocate dall’infertilità, che riescono addirittura ad influenzare il buon esito dei trattamenti di PMA: questi, infatti, risultano più efficaci quando si riduce l’impatto psicologico dell’infertilità sulla coppia.” Il Prof. Rago Durante i lavori del Convegno ampio spazio anche alle patologie che causano infertilità, in particolare al Papilloma Virus (HPV) nei maschi che ha recentemente catalizzato l’attenzione degli esperti poiché alcuni recenti studi hanno dimostrato un’alterazione dei parametri seminali dei campioni risultati positivi per HPV.
In presenza di HPV, si può, infatti, osservare una riduzione della qualità del liquido seminale, soprattutto della motilità degli spermatozoi, con una conseguente situazione di scarsa fertilità. Inoltre, questi spermatozoi possono trasportare il virus nell’ovocita ed alterare quindi la fertilizzazione e lo sviluppo dell’embrione fino ad indurre un aborto precoce. HPV nei maschi “Nella lotta all’infertilità – ha dichiarato il Prof. Andrea Lenzi - è molto importante la prevenzione, che si realizza attraverso i controlli periodici dallo specialista, grazie ai quali è possibile individuare e curare tempestivamente le patologie dell’apparato genitale che potrebbero compromettere la fertilità. Fondamentale è, inoltre, un corretto stile di vita, rispettando poche semplici regole: smettere di fumare, evitare rapporti promiscui o usare precauzioni, mantenere un peso corporeo adeguato, ed evitare abuso di farmaci, stupefacenti e alcolici.”
Il Prof. Lenzi Altro tema che verrà affrontato nel corso dei lavori congressuali è quello della preservazione della fertilità nei pazienti oncologici: oggi, infatti, grazie al progresso della medicina, il tasso di sopravvivenza di bambini e giovani affetti da neoplasie è in continuo aumento. Per loro, quindi, risulta fondamentale conservare la capacità riproduttiva, che potrebbe invece venir pregiudicata inesorabilmente dalle chemioterapie e dalle radioterapie cui sono costretti a sottoporsi. In particolare, nel 50% degli uomini sottoposti a trattamenti antitumorali si assiste ad una riduzione significativa della qualità del liquido seminale e nel 25-30% si registra un’assoluta assenza di spermatozoi che determina una completa sterilità; nell'arco dei successivi anni la maggior parte dei pazienti recupera la fertilità ma non vi sono test predittivi per capire chi riprenderà con certezza una normale spermatogenesi e chi invece rimarrà sterile.
Oggi una concreta possibilità di preservazione della fertilità maschile è rappresentata dal congelamento del liquido seminale, che consente di conservare gli spermatozoi per un tempo indefinito, lasciando inalterata la loro capacità fecondante. La crioconservazione rappresenta una grande speranza anche per le donne affette da neoplasie. In Italia la tecnica di congelamento degli ovociti ha fatto registrare enormi passi in avanti dopo l’entrata in vigore della legge 40/2004 ed ha prodotto risultati sempre migliori: basti pensare che la percentuale di recupero di ovociti scongelati è passata dal 50% all’80%, mentre la percentuale di successo della PMA con l’impiego di ovociti crioconservati è passata dal 12% iniziale fino a livelli che si attestano al 25-26%.
Importanti prospettive riguardano anche la più recente tecnica di crioconservazione e trapianto di tessuto ovarico che permette la preservazione della fertilità anche nelle piccole pazienti oncologiche che non hanno raggiunto la pubertà o in quelle donne che non possono sottoporsi a stimolazione ovarica perché colpite da tumori ormono-dipendenti. Preservazione fertilità in pazienti oncologici
Redazione Agenzia Stampa Italia
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Rita Cicchetti Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
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