La donna fra il covid e la guerra, in occasione della festa dell’ 8 Marzo.

Il potere al femminile intersecato alle vulnerabilità della vita.

(ASI) “La Grande Verità è che le donne nella nostra società costituiscono una delle classi più privilegiate e potenti di esseri umani sulla terra”. La sfida è di far credere alle donne nel loro potere. 'Donna come vittima' è un'idea il cui tempo è passato. Il suo posto deve essere conquistato dall’ideologia di donna intesa una sopravvissuta, oltre che come una persona di successo.”

A partire da questa affermazione pronunciata da Wendy McElroy, Femminista libertaria, curatrice di "Freedom, Feminism and the State", vogliamo oggi più che mai dar voce all’eclettismo che contraddistingue questo straordinario genere umano. Passando dal Covid alla guerra, eventi così disarmanti e crudeli, il tentativo è quello di comprendere al meglio ciò che si sprigiona dalla natura mutevole e tenace della Donna. Un agglomerato di forze che si intersecano sino a divenire un tutt’uno con l’embrione di scelte che con coraggio queste ultime portano avanti. E’ pur vero che tra i tanti modi in cui la pandemia di Covid 19 ha impattato con le nostre vite inaspettatamente, in aggiunta alla guerra, uno dei più evidenti riguarda la capacità del virus di accentuare le disuguaglianze e colpire dove permangono fattori di fragilità. lo si vede soprattutto mettendo a fuoco l’universo femminile.

Sarebbe importante chiedersi con quale entità questo fattore di vulnerabilità si annidi dentro corpi femminili piuttosto che quelli maschili. Dai tempi che seguono la Prima Guerra Mondiale le donne, dopo un temporaneo addestramento, furono pronte a sostituire gli assenti delle battaglie, cosicchè la manodopera femminile crebbe considerevolmente, passando da 23 000 unità a 200 000. Scesero a protestare le lavoratrici delle fabbriche tessili, delle manifatture, delle risaie e dei tabacchi. Ecco questo incipit racchiude la risposta a ciò che questo genere umano così versatile e discusso ha affrontato di secoli in secoli. Vero è che nel momento in cui la moderazione, la pacatezza, la gentilezza ed il saper fare si uniscono alla forza, questa diventa irresistibile a tal punto che il genere femminile acquista via via sempre più padronanza delle sue ceneri, perché essa nasce dalla consapevolezza del fatto che non è stata creata per essere inferiore all'uomo, dato che Dio non gli prese un osso del piede, ma neanche per essergli superiore poiché non gli prese un osso del capo. Il suo fine è esser equiparata all’Uomo per aiutarlo.

Creata come dono, in origine si racconta di tutta una storia di dissidi che privilegiano l’idea secondo la quale il genere femminile è altro dall’Uomo e che la sua differenziazione costituisce un miracolo per l’umanità. Tornando alla disquisizione di carattere socio- cultural- politica, è doveroso far presente che molti gli indicatori mostrano come una delle categorie più penalizzate dalla pandemia sia proprio quella delle donne: hanno riscontrato maggiori problemi sul lavoro, nella vita coniugale, nelle relazioni interpersonali. Seppur queste componenti gravino pesantemente sulle spalle delle donne, destinate ad essere detentrici di scelte complesse e spesso ingiuste, queste dimostrano una migliore attitudine ad offrire le risposte giuste alla crisi, le più corrette in termini di comportamenti e di capacità di “resilienza”.

Al presentarsi delle difficoltà, continuano ad offrire uno sguardo positivo,propositivo e di speranza al mondo. Sotto questo profilo l’uguaglianza di genere potrebbe costituire l’ennesima vittima del coronavirus. L’allarme è stato lanciato ad agosto dall’Onu, secondo cui il protrarsi dell’emergenza, unito alla carenza di riforme a protezione dei diritti del lavoro femminile, avrebbero la capacità di cancellare decenni di conquiste sulla parità fra i sessi, riportando l’orologio indietro di cinquant’anni. È interessante capire come le guerre e gli accadimenti feroci ai quali stiamo assistendo rappresentino la punte dell’iceberg di uno spaccato che fa fatica a ricostituirsi e a dare un significato pieno delle cose. Il nostro contributo in qualità di cittadini attivi e responsabili si va a calibrare nelle riflessioni di carattere squisitamente storico-culturale che ancora ai giorni nostri fanno fatica a suggellarsi.

Cosa siamo pronti a raggiungere in questa società ? Semmai esiste qualcosa di indefinito che la donna è pronta a colmare? Di cosa parliamo quando affermiamo che la vulnerabilità e la fragilità tratteggiano maggiormente il genere femminile rispetto a quello maschile? La nostra società è davvero pronta a fare un salto di qualità verso la comprensione dei pari diritti, oppure è tutta una finzione? Ai posteri l’ardua sentenza.

Dott.ssa Carmen Melillo

 

 

*Fonte foto Foto di Artvision-So da Pixabay

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