Undici allunaggi possibili
a cura di Martina Cavallarin
Cà Zenobio, Venezia, 11 maggio | 26 luglio 2012
AuroraMeccanica, Alessandro Bergonzoni, Francesco Bocchini, Mauro Ghiglione, Robert Gligorov, Gianni Moretti, Ester Maria Negretti, Gino Sabatini Odoardi, Ekaterina Panikanova, Tamara Repetto, Eric Winarto
(ASI) Venezia - Undici allunaggi possibili, undici artisti che abitano undici stanze nello splendido Collegio Armeno di Cà Zenobio a Venezia. Undici passaggi per il visitatore della mostra, undici sensazioni ed equivalenze, narrazioni ed intercettazioni, undici ferite da aprire o suturare, undici possibilità per arginare o amplificare le distanze tra opera e fruitore dell’opera, tra artista e testimone, tra arte e vita. Nel 1969 l’Apollo 11 ha toccato la Luna. L’immagine in diretta della scoperta, della sua attesa, della sua rivelazione è in undici allunaggi possibili l’invito al contatto tra colui - lo spettatore - che transita distratto nel mondo e colei - l’arte - che lo accoglie tra sconcerto ed emozione, raccapriccio e fascino, timore ed aspettativa.
Se la creazione dell’artista nella sua fase germinale abita la stanza privata dell’arte, quando tale creazione è sviluppata si mette in relazione con il suo spettatore e la stanza diviene il luogo dello scambio e dell’ascolto, il luogo del possibile e dell’incantesimo reale. La stanza diviene, nell’inciampo tra sguardo a libellula dell’artista e sguardo solitamente orizzontale dell’astante, un allunaggio possibile, quindi un’epifania tra narrazione e comprensione che genera questo humus fertile, pallido, apparentemente lontano, ma appunto possibile come qualsiasi allunaggio inteso come bisogno di espansione del pensiero e del pensare, del fare arte e del nutrirsi d’arte. Ogni stanza di questa esposizione d’allunaggi possibili, è una stanza che mi piace pensare come un territorio di sospensione non silenzioso per forza, non chiassoso per forza. Uno spazio confidenziale dell’opera che convive e dialoga con i singoli luoghi afferrando per mano il visitatore che condivide un percorso che lo porta dall’atmosfera felliniana della Giostra di Francesco Bocchini, struttura di ferro ruotante di 5 metri, accompagnata dallo strascico della musica del Don Giovanni che scorre innaturale a 16 giri, allo scambio con l’interattiva "come bere un bicchiere d'acqua" degli AuroraMeccanica, installazione dalla forte connotazione politica e sociale incentrata sulla tragedia di Fukushima Daiichi. TELI DEI RESUSCITANTI PER SVENTOLAR BANDIERA BIANCA, RITROVATI SOTTOSUOLO è opera di accumulo di terra, reperto, archivio intriso di emerso, cavato impuro di Alessandro Bergonzoni che ci trasporta sul bilico dell’abbandono. "Moby Dick" (autoritratto - il peso delle cose) di Robert Gligorov è una struttura imponente che regge un golem colorato e morbido per un’opera che è simbolo, citazione, contenuto, omaggio, biografia. Mauro Ghiglione muove una stanza di pensiero e percezione in relazione tra spazio e memoria, Tamara Repetto ci fa galleggiare nella sperimentazione con un’installazione a temperatura fredda e calda, solcata da lirismo e impegno tecnologico in cui 600 bacchette di vetro e 45 cialde olfattive di erba ed edera, violette, margherite e muschi, coinvolgono udito, vista, tatto, olfatto. Il processo artistico di Gianni Moretti si spinge sul bilico del rapporto tra protezione e paura con “la seconda stanza”, un luogo in cui tessuti di plastica accolgono la persona in balia del suono frastornante di mille campanellini d’oro e una luce intensa; le mura di Eric Winarto sono un’immersione tra vuoti e pieni, bianco e nero, in cui il buio amplifica gli effetti di una pittura a parete invisibile alla luce. Ester Maria Negretti crea totem materici intrisi di pittura, suoni, luci, riflessi per un dialogo costante e profondo tra essenza dell’opera e spirito del luogo, Gino Sabatini Odoardi installa oggetti simbolici, 12 inginocchiatoi laccati bianchi che accolgono gamepad playstation in termoformatura bianca per un lavoro in equilibrio tra ludico e sacro e Ekaterina Panikanova porta disegno, forma e struttura a scambi continui tra opera di carta e lo svolgimento dinamico della loro proiezione incessante su un muro di libri.
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