I Longobardi e l'identità nazionale italiana
 
italongobardi(ASI) Roma - Come abbiamo visto la Nazione Italiana ha idealmente due anime, quella "Romana" e quella "Italica". Le fasi della sua formazione sono contraddistinte da due fasi, quella "romano - italica" da Augusto fino alla caduta dell'Impero Romano d'Occidente nel 476 e quella pienamente "italiana" che trova il suo compimento nel Basso Medioevo e arriva fino all'Età Contemporanea.
In mezzo c'è quel periodo storico di transizione che viene chiamato Alto Medioevo con la calata dei Goti nel V e, soprattutto dei Longobardi nel VI secolo che termina nel Basso Medioevo con la piena formazione della Nazione Italiana, come teorizzato dallo storico Gioacchino Volpe nel libro "Origini della Nazione Italiana". 

Il "buco nero" dell'Alto Medioevo nella storia d'Italia

Ma, la cultura italiana non ha ancora fatto i conti con il passato barbarico del nostro paese e in un certo senso si può dire come se in Italia l'età barbarica è come se non è mai esistita, come dimostra ad esempio la tesi espressa da Corrado Vivanti nel saggio "Lacerazioni e contrasti" in Storia d'Italia, Einaudi, 1972, in cui Vivanti, quando parla del periodo Longobardo, ci presenta l'Italia come prostrata dal "feroce vincitore" barbaro, con l'arresto totale della vita civile e la scomparsa di tutto ciò che era romano. Le opere del Vivanti sono fortemente influenzate da Gian Piero Bognetti storico milanese della prima parte del Novecento, dallo storico emiliano Vito Fumagalli e dai suoi allievi. 
La marginalizzazione del ruolo dei Longobardi nella storia d'Italia, rispetto all'eredità di Roma, ovviamente è legata al forte prestigio e al peso dell'identità romana e della storia universale di Roma. 
Le tradizioni nazionali sono state create nell'Ottocento in base alla risonanza che possono creare nel pubblico a cui sono dirette. La tradizione dei guerrieri Goti e Longobardi non creava nessuna suggestione rispetto al glorioso passato della Res Publica Romana raccontato da Tito Livio, da Virgilio e dagli altri grandi classici.
Nessuno nemmeno si è sforzato di creare storie che potessero pontificare le vicende dei guerrieri, dei Re longobardi e la loro società, anche perché legata a un periodo di decadenza per l'Italia che perdeva la sua unità politica e, tutto ciò, ovviamente non era funzionale nemmeno al neonato stato nazionale italiano del 1861. 
Semmai, l'unico Medioevo che è un po' sentito dalla cultura nazional-popolare italiana è quello dei Comuni fra cui il paradigma nazionale è rappresentato ovviamente dalla Firenze bassomedievale dell'Età di Dante e di Lorenzo De' Medici detto il Magnifico (Sull'invenzione della tradizione, vedi E. Hobsbawm, Torino, Einaudi, 1987 - I edizione 1983).
 
La "Roma Aeterna" e le tre "R"
 
 La mistica nazionalista del nuovo Stato unitario italiano si basa sul mito delle tre "R" che poi rappresenta il concetto storico universale su cui si basa l'identità nazionale italiana della "Roma Aeterna", espresso in C. Vignali, "Sull'Origine Romana - Italica della Nazione Italiana", Agenzia Stampa Italia dell'8 marzo 2021:
 
"Secondo il Mito, sul sacro Colle del Palatino, il Dio Giano, iconograficamente rappresentato con due volti raffiguranti il passato e il futuro e un terzo volto centrale invisibile (il più importante), rappresentante l'eterno presente, accolse Saturno fuggitivo in Italia che per questo fu detta "Saturnia Tellus", cioè "Terra di Saturno".
 
 In base alla leggenda la discendenza di Saturno si trasmise con Pico, Fauno e Latino e si innestò nella stirpe troiana di Enea da cui prese origine la dinastia reale di Alba Longa dalla cui progenie nacque Romolo, il fondatore della "Città Eterna" l'Urbe di Roma,  col concorso delle tre tribù dei Latini "Ramnes", degli Etruschi "Luceres" e dei Sabini "Tities", a prefigurazione della divina missione universale di Roma, di unificazione delle genti italiche e la sua missione di "Imperium sine fine" ". 
 
A tal proposito, ho scritto il 27 dicembre 2019 sull'identità nazionale, ieri, oggi e domani:
 
"Circa 3000 anni fa gli Dei hanno dato alla stirpe guerriera che abitava la Penisola Italiana le più belle montagne e le migliori coste bagnate dai mari più miti. Questa stirpe guerriera ha sempre onorato i suoi Dei che l'hanno resa pressoché invincibile e ha dominato ogni Popolo, a tal punto che con la Romanitas l'Italia si è riempita dei più grandi tesori dell'umanità. Un giorno gli Dei sono stati dimenticati e da lì è iniziata una decadenza che ha portato l'Italia a diventare terra di conquista, finché la ripresa degli antichi riti ha portato all'Italia prima il Rinascimento per la riscoperta dei tesori nascosti della Romanitas e poi il Risorgimento per la resurrezione politica della Res Publica, ma tali valori sono stati man mano traditi con compromessi e interferenze esterne e la Patria Italiana "Saturnia Tellus", la terra degli Avi e degli Dei immortali è di nuovo caduta".
 
Le "R" sono tre come i tre volti di Giano, quello del passato, quello del futuro e quello centrale dell'eterno presente che sta a rappresentare l'immortalità della "Roma Aeterna", costante nell'identità storica italiana. 
 
L'Alto Medioevo, invece, è storicamente un autentico "buco nero" in Italia e, tutto ciò rende il nostro Paese un caso atipico nell'Occidente, poiché a differenza delle altre grandi nazioni europee non fa risalire le sue radici al passato barbarico, nonostante che i "…barbari hanno segnato ampi periodi della storia, eppure sono ridotti sempre a presenze effimere, al puro e semplice scatenamento di forze che sono per definizione turbinose e negative. Una volta che essi abbiano esaurito la loro selvaggia vitalità, scompaiono dalla storia: si estinguono o migrano chi sa dove…" (S. Gasparri, "I Longobardi, i Romani e l'Identità Nazionale Italiana" pagg.3 in Anales de Historia Antigua, Medieval y Moderna, Volumen 39, 2006 Buenos Aires).  
 
- Dove sono finiti i Goti?
 
A cavallo fra il V e il VI secolo, durante il Regno romano - barbarico goto in Italia, formalmente la Penisola faceva parte ancora dell'Impero Romano che dopo la deposizione da parte del generale Odoacre di Romolo Augusto e il trasferimento delle insegne da Ravenna a Costantinopoli, era di nuovo giuridicamente unito, e la vita  sociale non si discostava molto dal periodo di Onorio o di Valentiniano III,  le magistrature dello Stato Romano funzionavano perfettamente e i soldati Goti furono pressoché totalmente assimilati nella Res Publica Romana che a cavallo fra il V e il VI secolo si reggeva in Italia sulla dicotomia di "Romano" e di "Goto". 
 
A tal proposito, Patrick Amory nella sua opera "People and Identity in the Ostrogothic Italy", Cambridge 1997 (pagg. 489-554) ha dimostrato, sia pure con qualche forzatura, come esistesse nell'Italia teodoriciana una ripartizione di funzioni fra i Romani e i Goti: i soldati erano goti, i funzionari romani.
Anche a livello religioso, c'era tolleranza nello Stato come nella più pura tradizione romana, così i Goti erano soprattutto Ariani, mentre i Romani prevalentemente Cattolici, ed era presente una numerosa comunità che adorava i culti tradizionali politeistici da ambo le parti. 
 
A teorizzare questa dicotomia su cui si basava l'ideologia ufficiale del regno romano - barbarico di Teodorico fu il Cancelliere Romano del sovrano goto, Cassiodoro, nella sua opera di scienza politica "Variae", cercando e in gran parte riuscendo ad inserire la Storia dei Goti nella Storia Universale di Roma.
 
Come ci racconta anche Procopio di Cesarea (vedi "Le guerre. Persiana, vandalica, gotica, a cura di M. Craveri, VIII, 35, pagg. 756-766, Torino 1977),  dopo la sconfitta della guerra  (535-553), i Goti andarono via dall'Italia. In buona sostanza, i Goti si comportarono come tutti i federati del Basso Impero che non avevano una vera e propria coscienza nazionale e quella poca parvenza si dissolse venuto meno il governo della casa regnante degli Amali.
 
 
- Il ruolo dei Longobardi nella storia d'Italia
 
Stessa cosa dei Goti non si può dire dei Longobardi che scesero in circa 200 mila in Italia dopo la Guerra di riconquista bizantina e dal 568 fino al 774 dominarono la maggior parte delle città e del territorio della Penisola (escluse praticamente solo Roma, Ravenna e le isole). Vennero in Italia durante uno dei periodi più neri della sua storia, di cesura traumatica fra la Tarda Antichità e l'inizio del Medioevo vero e proprio, segnato da un ventennio di guerre tra Goti e l'Impero Romano d'Oriente, dalla peste, calamità naturali e devastazioni che ridussero la popolazione romano-italica sotto i quattro milioni.
Quindi, l'arrivo dei Longobardi, segnò di fatto la fine dell’era antica in Italia, e l'inizio del Medioevo con circa due secoli di stabilità senza nuove invasioni, anche se si perse l'occasione di mantenere la Penisola sotto un'unica autorità politica, ma di certo la responsabilità non fu solo dei Longobardi che non distrussero sul nascere il potere temporale della Chiesa di Roma e che non riuscirono a cancellare la potenza bizantina in Italia. Anzi, come dice lo scienziato della politica Niccolò Macchiavelli, essi furono un elemento di unità nettamente superiore rispetto al potere della Chiesa e dell'Impero. 
Proprio in quel periodò iniziò la fusione tra gli sconfitti Romani che videro sfumare per sempre la ricostituzione dell'unità politica dell'Impero che aveva ormai capitale a Costantinopoli e i Longobardi vincitori. 
"I Romani, dunque, non sono più la totalità degli "abitanti indigeni" d'Italia, come invece si credeva un tempo: infatti, manca qualunque auto o eterodefinizione collettiva di questo tipo" (S. Gasparri, "I Longobardi, i Romani e l'Identità Nazionale Italiana" pag. 5 in Anales de Historia Antigua, Medieval y Moderna, Volumen 39, 2006 Buenos Aires).  
 
Di norma, da questo momento, "Romani" si riferisce alla città di Roma oppure ai territori soggetti all'Impero Romano d'Oriente e non più a tutta l'Italia. In generale, la distinzione fra Romani e Barbari, resta soltanto in ambito giuridico quando si parla dei differenti diritti quello "Romano" e quello "Longobardo", oppure assume un significato politico e non più etnico, in base alla legittimazione politica che un governante voleva dare al suo potere.
 
La necessità di dare un'etichetta etnica alle persone è tipica solo degli storici moderni dell'Ottocento e della prima parte del Novecento, in contrasto con le fonti originarie che utilizzano sempre distinzioni politiche. 
 
-L' Italia longobarda e l'identità nazionale
 
Pertanto, l'Italia barbarica e in particolar modo longobarda dell'Alto Medioevo è stata molto importante nella storia d'Italia quanto l'Italia Antica italico - romana, ma non ha un peso nella creazione della coscienza nazionale, poiché l'eterogenea Italia risorgimentale ottocentesca aveva bisogno per sviluppare una coscienza nazionale di un mito comune in cui potevano riconoscersi tutti gli abitanti della Penisola e solo i valori universali della Romanitas potevano svolgere il ruolo di coesione necessario. 
 
Cristiano Vignali - Agenzia Stampa Italia
 
 
N.B.: Nella foto l'Italia longobarda durante la sua massima espansione con Astolfo (749-756). 

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